Remissione di Querela in Cassazione: Come Annullare una Condanna
La remissione di querela rappresenta uno strumento fondamentale nel diritto penale, capace di estinguere un reato e porre fine al procedimento. Ma cosa accade se interviene dopo una sentenza di condanna, addirittura mentre pende un ricorso in Cassazione? Una recente sentenza della Suprema Corte chiarisce che questa via è non solo percorribile ma anche decisiva, portando all’annullamento della condanna.
Il Caso in Esame: Dal Furto all’Appello in Cassazione
Il caso ha origine da una condanna per il reato di furto aggravato, pronunciata dalla Corte d’Appello di Trieste. L’imputata, ritenuta colpevole ai sensi degli articoli 624 e 625 del codice penale, ha deciso di contestare la decisione presentando ricorso per cassazione, l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento.
Tuttavia, un evento procedurale successivo ha cambiato radicalmente le sorti del processo. Dopo la presentazione del ricorso, ma prima della scadenza dei termini per l’impugnazione, è intervenuta la remissione della querela da parte della persona offesa, ritualmente accettata dall’imputata.
L’Intervento Decisivo e la Decisione della Corte sulla Remissione di Querela
La Corte di Cassazione si è trovata a dover valutare se un ricorso potesse essere considerato ammissibile al solo scopo di introdurre nel processo un atto, come la remissione della querela, avvenuto dopo la sentenza impugnata. La risposta è stata affermativa.
Rifacendosi a un suo precedente orientamento (sentenza n. 49226 del 2016), la Corte ha stabilito che il ricorso è ammissibile anche quando l’unico fine è far valere l’estinzione del reato per cause sopravvenute, come appunto la remissione di querela. Poiché la remissione e l’accettazione sono state effettuate correttamente, i giudici hanno dovuto prenderne atto.
Le Motivazioni
La motivazione della Corte si fonda sulla natura della remissione di querela come causa sostanziale di estinzione del reato. Tale evento ha l’effetto di paralizzare la pretesa punitiva dello Stato. Di conseguenza, il processo non può più proseguire verso una condanna. La Corte di Cassazione, pur essendo un giudice di legittimità e non di merito, ha il dovere di rilevare e dichiarare le cause di estinzione del reato che si verificano in ogni stato e grado del procedimento.
L’ammissibilità del ricorso, anche se presentato per questo unico scopo, è lo strumento processuale che consente di portare a conoscenza della Corte l’evento estintivo. Ignorarlo significherebbe portare a esecuzione una pena per un reato che, giuridicamente, non è più punibile. La Corte, quindi, ha annullato la sentenza di condanna senza rinvio, poiché non vi era più alcuna questione di merito da decidere.
Le Conclusioni
La sentenza analizzata rafforza un principio di grande rilevanza pratica: la volontà delle parti, attraverso la remissione di querela, può prevalere e neutralizzare l’azione penale anche nelle fasi più avanzate del processo. Questo conferma che, per i reati procedibili a querela, la composizione del conflitto tra autore e vittima è un valore che l’ordinamento tutela fino all’ultimo grado di giudizio. Infine, la decisione ribadisce la regola generale prevista dall’articolo 340 del codice di procedura penale: in assenza di un diverso accordo tra le parti, le spese processuali restano a carico del querelato, ovvero dell’imputato che beneficia dell’estinzione del reato.
È possibile presentare una remissione di querela dopo una sentenza di condanna?
Sì, la sentenza conferma che la remissione di querela può intervenire ed essere efficace anche dopo una sentenza di condanna, purché prima che questa diventi definitiva.
Un ricorso in Cassazione può essere presentato al solo fine di far valere la remissione di querela?
Sì, la Corte di Cassazione ha ribadito il principio secondo cui il ricorso è ammissibile anche se l’unico motivo è introdurre nel processo una remissione di querela, ritualmente accettata, avvenuta dopo la sentenza impugnata.
Chi paga le spese processuali in caso di remissione di querela?
Secondo la sentenza, in mancanza di un diverso accordo tra le parti, le spese processuali sono a carico del querelato, cioè dell’imputato, come previsto dalla legge.
Testo del provvedimento
Sentenza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 10580 Anno 2025
Penale Sent. Sez. 7 Num. 10580 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME COGNOME
Relatore: PILLA EGLE
Data Udienza: 12/02/2025
SENTENZA
sul ricorso proposto da: COGNOME nato a UDINE il 26/09/1994
avverso la sentenza del 08/05/2024 della CORTE APPELLO di TRIESTE
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere COGNOME
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Rilevato che NOME ricorre avverso la sentenza della Corte di Appello di Trieste che ha confermato la pronunzia di condanna per il reato di cui agli artt. 624 e 625 nn.2 e 7 cod. pen.
Rilevato che avverso detta sentenza ha proposto ricorso per cassazione l’imputata che successivamente, a mezzo del difensore, ha depositato remissione di querela, con successiva accettazione della stessa da parte dell’imputato.
Ritenuto che va fatta applicazione del principio di diritto secondo cui è ammissibile il ricorso per cassazione proposto anche al solo fine di introdurre nel processo la remissione della querela, ritualmente accettata, intervenuta dopo la sentenza impugnata e prima della scadenza del termine per la presentazione dell’impugnazione. (Sez. 4, n. 49226 del 19/10/2016, Bestente, Rv. 268625); la remissione e le accettazioni sono state ritualmente effettuate.
Rilevato che, pertanto, si deve far luogo all’annullamento della sentenza impugnata per sopravvenuta estinzione del reato e che, in mancanza di deroga pattizia, le spese processuali sono da porre a carico del querelato, come per legge (art. 340 cod. proc. pen.).
P.Q.M.
Annulla senza rinvio la sentenza impugnata perché il reato è estinto per remissione di querela. Condanna l’imputata al pagamento delle spese processuali.
Il consia#ere esten.sore Così deciso in data 12 febbraio 2025
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