Remissione di Querela in Cassazione: Quando l’Accordo Estingue il Reato
La remissione di querela rappresenta un istituto fondamentale del nostro ordinamento penale, capace di porre fine a un procedimento giudiziario anche nelle sue fasi più avanzate. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 6031 del 2025, offre un chiaro esempio di come questo strumento possa essere utilizzato efficacemente anche dopo una condanna in appello, portando all’estinzione del reato e all’annullamento della sentenza. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.
I Fatti del Processo
Il caso ha origine da una condanna per il reato di furto aggravato dalla partecipazione di più persone, confermata dalla Corte di Appello. L’imputata, ritenendo ingiusta la condanna, proponeva ricorso per Cassazione. Tuttavia, prima ancora che il ricorso venisse discusso, si verificava un evento decisivo: la persona offesa dal reato decideva di ritirare la propria querela. La remissione veniva formalizzata presso una Stazione dei Carabinieri e contestualmente accettata dall’imputata tramite il suo difensore di fiducia.
Il Principio Giuridico sulla Remissione di Querela Post-Sentenza
Il nodo cruciale della questione era stabilire se un ricorso per Cassazione potesse essere considerato ammissibile quando il suo unico scopo è quello di far valere una remissione di querela avvenuta dopo la sentenza di condanna. La Corte, richiamando un suo precedente orientamento (sentenza n. 49226/2016), ha risposto affermativamente. Secondo i giudici supremi, è pienamente legittimo presentare ricorso anche al solo fine di introdurre nel processo questo atto, purché sia ritualmente formalizzato e accettato. La volontà delle parti di porre fine alla controversia penale deve prevalere, anche se manifestata dopo la pronuncia della sentenza d’appello.
Le Motivazioni
La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione sulla base della natura stessa della remissione di querela, che costituisce una causa di estinzione del reato. Una volta accertato che la remissione e la relativa accettazione sono state effettuate correttamente e validamente, il giudice non può fare altro che prenderne atto e dichiarare l’estinzione del reato. Di conseguenza, la sentenza di condanna impugnata perde ogni fondamento giuridico e deve essere annullata. La Corte ha specificato che l’annullamento deve avvenire ‘senza rinvio’, chiudendo definitivamente la vicenda processuale. Inoltre, in assenza di un diverso accordo tra le parti, le spese processuali sono state poste a carico della querelata, come previsto dalla legge (art. 340 c.p.p.).
Conclusioni
Questa sentenza riafferma un principio di grande rilevanza pratica: la giustizia penale, per i reati procedibili a querela, lascia spazio alla volontà conciliativa delle parti fino alle fasi finali del giudizio. La possibilità di presentare una remissione di querela anche dopo la condanna d’appello e di farla valere in Cassazione offre una via d’uscita dal processo, favorendo la ricomposizione dei conflitti. Per l’imputato, significa la possibilità di vedere annullata una condanna; per la persona offesa, la chiusura definitiva di una vicenda giudiziaria. La decisione chiarisce che la sopravvenuta estinzione del reato è un fatto giuridico così rilevante da giustificare da solo l’ammissibilità del ricorso in sede di legittimità.
È possibile presentare una remissione di querela dopo una sentenza di condanna in appello?
Sì, la sentenza conferma che la remissione di querela, ritualmente accettata, è valida ed efficace anche se interviene dopo la sentenza di condanna di secondo grado e prima della scadenza del termine per l’impugnazione.
Un ricorso in Cassazione può essere basato unicamente sulla sopravvenuta remissione della querela?
Sì, la Corte di Cassazione, richiamando un proprio precedente, ha stabilito che il ricorso è ammissibile anche se proposto al solo fine di introdurre nel processo la remissione della querela avvenuta dopo la sentenza impugnata.
In caso di estinzione del reato per remissione di querela in Cassazione, chi paga le spese processuali?
La sentenza stabilisce che, in mancanza di un diverso accordo tra le parti (deroga pattizia), le spese del procedimento sono poste a carico della persona querelata, ovvero di colui che ha accettato la remissione, come previsto dalla legge.
Testo del provvedimento
Sentenza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 6031 Anno 2025
Penale Sent. Sez. 7 Num. 6031 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: PILLA EGLE
Data Udienza: 15/01/2025
SENTENZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME nato a MILAZZO il 05/09/1992
avverso la sentenza del 29/03/2023 della CORTE APPELLO di MESSINA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere COGNOME
Ritenuto che NOME ricorre avverso la sentenza della Corte di Appello di Messina che ha confermato la pronunzia di condanna per il reato di furto con l’aggravante delle più persone riunite (artt. 110, 624 e 625 n. 5 cod. pen.).
Considerato che in data 23 dicembre 2024 a mezzo del difensore di fiducia, avv. NOME COGNOME è pervenuta remissione di querela contestualmente accettata presso la Stazione dei Carabinieri di Pace del Mela.
Ritenuto che va fatta applicazione del principio di diritto secondo cui è ammissibile il ricorso per cassazione proposto anche al solo fine di introdurre nel processo la remissione della querela, ritualmente accettata, intervenuta dopo la sentenza impugnata e prima della scadenza del termine per la presentazione dell’impugnazione. (Sez. 4, n. 49226 del 19/10/2016, Bestente, Rv. 268625); la remissione e le accettazioni sono state ritualmente effettuate.
Rilevato che, pertanto, si deve far luogo all’annullamento della sentenza impugnata per sopravvenuta estinzione del reato e che, in mancanza di deroga pattizia, le spese processuali sono da porre a carico del querelato, come per legge (art. 340 cod. proc. pen.).
P.Q.M.
Annulla senza rinvio la sentenza impugnata perché il reato è estinto per remissione di querela. Pone le spese del procedimento a carico della querelata.
Il consigliere estensore
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Così deciso il 15 gennaio 2025