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Remissione di querela: furto estinto, sentenza annullata

Un soggetto, condannato in primo e secondo grado per furto aggravato di energia elettrica, ha ottenuto l’annullamento della sentenza dalla Corte di Cassazione. Il motivo risiede nella remissione di querela presentata dalla persona offesa prima della sentenza di primo grado. La Suprema Corte ha stabilito che, in assenza di un rifiuto da parte dell’imputato, la remissione si intende tacitamente accettata, estinguendo così il reato e rendendo nulle le precedenti condanne.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Remissione di querela: quando un atto della vittima cancella il reato

La remissione di querela rappresenta un istituto fondamentale del nostro ordinamento processuale penale, capace di estinguere un reato e annullare le sentenze di condanna. Una recente pronuncia della Corte di Cassazione (Sent. n. 13376/2024) ha ribadito la sua centralità, annullando una condanna per furto aggravato proprio perché la persona offesa aveva ritirato la sua denuncia prima della conclusione del primo grado di giudizio. Questo caso evidenzia l’importanza delle condizioni di procedibilità e come la volontà della vittima possa, in determinati casi, porre fine al processo penale.

I Fatti: il furto di energia elettrica

La vicenda giudiziaria ha origine da un’accusa di furto aggravato. Un uomo, proprietario di un appartamento adiacente a una pizzeria da lui data in gestione, era stato accusato di aver prelevato illecitamente corrente elettrica. In particolare, attraverso un allaccio artigianale, deviava l’energia dall’impianto del locale commerciale al proprio appartamento, addebitando così i consumi alla conduttrice della pizzeria.

Il Percorso Giudiziario e i motivi del ricorso

Dopo essersi opposto a un decreto penale di condanna, l’imputato era stato dichiarato responsabile del reato di furto aggravato sia dal Tribunale di primo grado che, successivamente, dalla Corte d’Appello.
Contro la sentenza di secondo grado, la difesa ha proposto ricorso in Cassazione, sollevando diverse questioni. Tra queste, spiccava la violazione di legge per la mancata declaratoria di improcedibilità. La difesa sosteneva che il processo non avrebbe dovuto proseguire, poiché la persona offesa aveva formalizzato la remissione di querela prima ancora che venisse emessa la sentenza di primo grado. Nonostante ciò, i giudici di merito avevano rigettato la richiesta, proseguendo con il processo e arrivando alla condanna.

La Remissione di Querela e la Decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato il primo motivo di ricorso. I giudici supremi hanno accertato che, effettivamente, la persona offesa si era recata presso i Carabinieri per ritirare la querela in una data antecedente alla pronuncia di primo grado.
Il punto cruciale della decisione risiede nell’interpretazione dell’accettazione della remissione. La Corte ha chiarito che, non avendo l’imputato manifestato alcuna volontà contraria, né in modo esplicito né tramite comportamenti incompatibili, la sua accettazione doveva considerarsi tacita. La legge, infatti, non richiede una dichiarazione formale di accettazione, bastando la mancata ricusa da parte del querelato.

Le Motivazioni

La Corte Suprema ha motivato la sua decisione sottolineando che la remissione di querela, una volta accettata anche tacitamente, costituisce una causa di estinzione del reato. Poiché questa causa estintiva era intervenuta prima della sentenza di condanna di primo grado, il giudice avrebbe dovuto prenderne atto e dichiarare immediatamente l’improcedibilità dell’azione penale ai sensi dell’art. 129 c.p.p. Proseguire con il giudizio e pronunciare una condanna è stata, pertanto, una violazione di legge. Di conseguenza, la sentenza impugnata è stata annullata senza rinvio, poiché il reato contestato doveva considerarsi estinto.

Le Conclusioni

Questa sentenza riafferma un principio cardine del diritto processuale penale: le condizioni di procedibilità devono sussistere per tutta la durata del processo. La remissione di querela, per i reati che la consentono, ha un effetto risolutivo che il giudice non può ignorare. La decisione chiarisce inoltre che il silenzio dell’imputato di fronte alla remissione equivale a un’accettazione tacita, sufficiente a perfezionare l’istituto e a determinare l’estinzione del reato. Per gli operatori del diritto e per i cittadini, questo caso serve a ricordare che la volontà della vittima, espressa tramite la remissione, è un elemento decisivo che può chiudere definitivamente una vicenda giudiziaria.

Cosa succede se la vittima ritira la querela prima della sentenza?
Se la legge lo prevede per quel tipo di reato, la remissione della querela, accettata dall’imputato anche tacitamente, estingue il reato. Di conseguenza, il giudice deve pronunciare una sentenza di non doversi procedere, e ogni eventuale condanna precedente viene annullata.

L’accettazione della remissione di querela deve essere esplicita?
No. Come chiarito dalla Corte di Cassazione in questa sentenza, l’accettazione può essere anche tacita. Si considera tale quando l’imputato (querelato), venuto a conoscenza della remissione, non manifesta una volontà esplicita o implicita di rifiutarla.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza senza rinvio?
La Corte ha annullato la sentenza senza rinvio perché la causa di estinzione del reato (la remissione della querela) era già pienamente operante e documentata. Non era necessario un nuovo giudizio di merito per accertare altri fatti, ma solo prendere atto di una situazione giuridica che imponeva la fine del processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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