LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Remissione di querela: estinzione reato in Cassazione

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per tentato furto. Nonostante la querela iniziale, sporta da una dipendente, fosse valida, la successiva remissione di querela, accettata dall’imputata dopo la sentenza d’appello, ha determinato l’estinzione del reato. La Corte ha quindi annullato la sentenza impugnata senza rinvio per il venir meno della condizione di procedibilità.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Remissione di Querela: Come Annullare una Condanna in Cassazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 44995/2024) offre un importante chiarimento su un istituto fondamentale del diritto processuale penale: la remissione di querela. Il caso dimostra come questo atto, intervenuto dopo una condanna in Appello, possa portare all’estinzione del reato e all’annullamento della sentenza, anche nell’ultimo grado di giudizio. Vediamo nel dettaglio come si è giunti a questa conclusione.

I Fatti del Processo: Dal Tentato Furto alla Cassazione

Il procedimento nasceva da un’accusa di tentato furto aggravato dalla destrezza ai danni di un esercizio commerciale. In primo grado, l’imputata veniva condannata dal Tribunale. La Corte d’Appello, successivamente, riformava parzialmente la sentenza, escludendo l’aggravante ma confermando la condanna per il reato di tentato furto semplice. A seguito della decisione di secondo grado, accadeva un fatto nuovo e decisivo: la commessa del negozio, che aveva originariamente sporto la querela, decideva di rimetterla, e l’imputata accettava formalmente tale remissione. Forte di questo sviluppo, la difesa ricorreva in Cassazione, sostenendo che fosse venuta meno la condizione di procedibilità del reato.

La validità della querela del dipendente

Prima di analizzare l’effetto della remissione, la Corte si sofferma su un punto sollevato dalla difesa: la legittimità della querela sporta dalla dipendente del negozio. La difesa sosteneva che la commessa non avesse il potere di rappresentanza per agire in nome del titolare. La Cassazione, tuttavia, respinge questa argomentazione richiamando un principio consolidato, anche delle Sezioni Unite. Secondo tale orientamento, chiunque abbia la ‘detenzione qualificata’ della cosa (come il responsabile della sicurezza o un dipendente di un supermercato) è legittimato a sporgere querela per un furto. Questo perché tale soggetto ha un dovere di custodia e protezione dei beni, che rientra nel bene giuridico tutelato dalla norma sul furto.

La Remissione di Querela come fattore decisivo

Il fulcro della decisione risiede però nell’efficacia della remissione di querela intervenuta dopo la sentenza di secondo grado. La Suprema Corte ribadisce un principio giurisprudenziale pacifico: è ammissibile il ricorso per cassazione proposto anche al solo fine di far valere l’estinzione del reato per remissione della querela, purché questa sia intervenuta dopo la sentenza impugnata e prima della scadenza del termine per presentare l’appello stesso. Nel caso di specie, la remissione e la relativa accettazione erano state ritualmente documentate e allegate al ricorso.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso fondato. Verificata l’effettiva remissione della querela e la sua contestuale accettazione, e constatato che non ricorrevano ipotesi ostative (come previsto dall’art. 129, comma 2, c.p.p.), i giudici hanno dovuto dichiarare l’estinzione del reato ai sensi dell’art. 152 del codice penale. L’effetto è stato l’annullamento senza rinvio della sentenza impugnata. La remissione, infatti, fa venir meno la condizione stessa che permette allo Stato di procedere penalmente per quel determinato fatto.

Le Conclusioni

Questa sentenza conferma l’importanza strategica della remissione di querela come strumento difensivo che può risultare risolutivo anche nelle fasi più avanzate del processo penale. Dimostra che, per i reati procedibili a querela, un accordo tra le parti può portare all’estinzione del reato e all’azzeramento del procedimento, persino dopo due gradi di giudizio con sentenze di condanna. È un chiaro esempio di come la volontà della persona offesa possa, in determinate circostanze, prevalere sulla pretesa punitiva dello Stato, chiudendo definitivamente la vicenda giudiziaria.

È possibile presentare la remissione di querela dopo la sentenza di condanna in appello?
Sì, la Corte di Cassazione conferma che è ammissibile presentare la remissione della querela, ritualmente accettata, anche dopo la sentenza d’appello, purché ciò avvenga prima della scadenza del termine per la presentazione del ricorso. Tale remissione può essere fatta valere come motivo di ricorso in Cassazione.

Un dipendente di un negozio può validamente sporgere querela per un furto?
Sì. Secondo la giurisprudenza consolidata richiamata dalla Corte, anche un soggetto privo di poteri di rappresentanza formale del proprietario, ma che ha la ‘detenzione qualificata’ dei beni (come un dipendente o un addetto alla sicurezza), è legittimato a proporre querela.

Qual è l’effetto della remissione di querela accettata dall’imputato?
L’effetto principale, come stabilito dall’art. 152 del codice penale, è l’estinzione del reato. Di conseguenza, il giudice deve dichiarare l’improcedibilità dell’azione penale e annullare la sentenza di condanna, come avvenuto nel caso di specie con un annullamento senza rinvio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati