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Remissione di querela: estinzione reato in Cassazione

Un individuo, condannato per tentato furto aggravato di un’autovettura, ha visto la sua condanna annullata dalla Corte di Cassazione. A seguito di una modifica legislativa che ha reso il reato perseguibile solo su querela, la vittima ha ritirato la denuncia. La Corte ha stabilito che la remissione di querela, intervenuta durante il processo di Cassazione e regolarmente accettata, determina l’estinzione del reato, prevalendo su altre questioni procedurali.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Remissione di Querela: Come Annulla una Condanna in Cassazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 7776 del 2024, offre un chiaro esempio di come una modifica legislativa e un atto successivo, la remissione di querela, possano portare all’annullamento di una condanna penale anche nell’ultimo grado di giudizio. Questo caso evidenzia l’importanza del principio della retroattività della legge penale più favorevole e il potere estintivo della remissione.

Il Caso: Dal Tentato Furto all’Estinzione del Reato

I fatti all’origine della vicenda riguardano una condanna per tentato furto di un’autovettura, aggravato dalla violenza sulle cose e dall’esposizione del bene alla pubblica fede. L’imputato, dopo la conferma della condanna in Corte d’Appello, ha presentato ricorso per Cassazione.

L’Impatto della Riforma Legislativa

Mentre il processo era pendente in Cassazione, è intervenuta una modifica legislativa fondamentale (D.Lgs. n. 150 del 2022). Questa riforma ha cambiato il regime di procedibilità per il reato contestato, trasformandolo da procedibile d’ufficio a procedibile a querela di parte. In virtù del principio generale sancito dall’art. 2, comma 4, del codice penale, la nuova norma, essendo più favorevole all’imputato, ha trovato applicazione retroattiva al caso in esame.

La Decisiva Remissione di Querela

Cogliendo questa opportunità, la difesa dell’imputato ha depositato un verbale di remissione di querela, redatto presso una stazione dei Carabinieri, nel quale la parte offesa dichiarava di ritirare la propria denuncia. Il verbale conteneva anche la contestuale accettazione da parte dell’imputato. Questo atto, compiuto ritualmente, è diventato il fulcro della decisione della Suprema Corte.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, basando la sua decisione su principi giuridici consolidati. I giudici hanno affermato che la remissione di querela, quando interviene in pendenza del ricorso e viene regolarmente accettata, determina l’estinzione del reato. Questo effetto estintivo prevale su eventuali altre cause di inammissibilità del ricorso, a condizione che l’impugnazione sia stata proposta tempestivamente, come avvenuto in questo caso.

Citando un’importante sentenza delle Sezioni Unite (n. 24246 del 2004), la Corte ha ribadito che il giudice di legittimità ha il dovere di rilevare e dichiarare la causa di estinzione del reato. Di conseguenza, non essendoci elementi per una pronuncia di assoluzione più favorevole (ai sensi dell’art. 129, comma 2, c.p.p.), la Corte ha dovuto dichiarare l’estinzione del reato.

L’esito è stato l’annullamento senza rinvio della sentenza di condanna. Per quanto riguarda le spese processuali, in linea con quanto previsto dall’art. 340, comma 4, c.p.p., sono state poste a carico dell’imputato (querelato).

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia conferma due aspetti cruciali del nostro ordinamento. In primo luogo, l’impatto significativo che le riforme legislative possono avere sui processi in corso, grazie al principio del favor rei. In secondo luogo, essa ribadisce la forza della remissione di querela come strumento per definire un procedimento penale in qualsiasi stato e grado, persino dinanzi alla Corte di Cassazione. Per gli operatori del diritto, ciò sottolinea la necessità di monitorare costantemente le evoluzioni normative, che possono aprire nuove strade per la difesa dei propri assistiti. Per i cittadini, è un esempio di come la volontà della vittima, espressa tramite la querela e la sua eventuale remissione, sia determinante per la sorte di alcuni procedimenti penali.

Una nuova legge più favorevole può essere applicata a un processo già in corso?
Sì, la sentenza conferma il principio dell’applicazione retroattiva della norma sostanziale più favorevole, come previsto dall’art. 2, comma quarto, del codice penale. Questo significa che se una nuova legge rende un reato meno grave o, come in questo caso, ne cambia le condizioni di procedibilità a favore dell’imputato, essa si applica anche ai fatti commessi prima della sua entrata in vigore.

La remissione di querela può estinguere il reato anche se il processo è arrivato in Cassazione?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che la remissione di querela, se intervenuta durante la pendenza del ricorso e ritualmente accettata, causa l’estinzione del reato. Il giudice di legittimità ha l’obbligo di rilevarla e dichiararla, a condizione che il ricorso iniziale sia stato presentato tempestivamente.

Chi paga le spese del procedimento se il reato si estingue per remissione di querela?
In base all’art. 340, comma 4, del codice di procedura penale, le spese del procedimento sono a carico del querelato, ovvero dell’imputato che accetta la remissione. La sentenza impugnata, infatti, ha posto le spese a carico di quest’ultimo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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