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Remissione di querela: estingue il reato di truffa

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per truffa. Nonostante la condanna in appello, la remissione di querela, intervenuta successivamente e accettata dall’imputata, ha estinto il reato. Decisivo il fatto che il giudice di primo grado avesse già escluso le aggravanti, qualificando il fatto come truffa semplice, procedibile a querela di parte.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Remissione di Querela: Quando Annulla una Condanna per Truffa

La remissione di querela rappresenta un istituto fondamentale del nostro ordinamento processuale penale, capace di estinguere un reato e, di conseguenza, di annullare una condanna già pronunciata. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 9948 del 2024, offre un chiaro esempio di come questo meccanismo possa operare anche nelle fasi più avanzate del giudizio, portando alla cancellazione di una sentenza di condanna per truffa. Il caso evidenzia l’importanza della corretta qualificazione giuridica del fatto e degli effetti di un atto, quale la remissione, intervenuto dopo la decisione di appello ma prima del giudizio di legittimità.

Il Percorso Giudiziario: dalla Condanna all’Annullamento

La vicenda processuale ha origine da una condanna per truffa emessa dal Tribunale e successivamente confermata dalla Corte d’Appello. All’imputata erano state inizialmente contestate diverse circostanze aggravanti, che rendevano il reato procedibile d’ufficio, cioè perseguibile dallo Stato indipendentemente dalla volontà della persona offesa.

L’imputata, tramite il proprio difensore, ha presentato ricorso per cassazione. L’elemento decisivo introdotto in questa fase non era un errore di diritto commesso dai giudici di merito, ma un fatto nuovo: l’intervenuta remissione di querela da parte della persona offesa, con relativa accettazione da parte dell’imputata stessa. Questo evento, sebbene accaduto dopo la sentenza di appello, ha completamente ribaltato le sorti del processo.

La Remissione di Querela e la Qualificazione del Reato

Il Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione aveva inizialmente chiesto di dichiarare il ricorso inammissibile, proprio in virtù delle aggravanti contestate in origine, che avrebbero reso irrilevante la remissione.

Tuttavia, la difesa ha depositato una memoria cruciale, dimostrando che già il giudice di primo grado aveva escluso tutte le aggravanti, riqualificando il fatto come ‘truffa semplice’ ai sensi dell’art. 640 del codice penale. A differenza della truffa aggravata, la truffa semplice è un reato procedibile solo a querela di parte. Questa precisazione è stata il perno attorno al quale ha ruotato la decisione della Suprema Corte.

le motivazioni

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso fondato. Il ragionamento dei giudici è stato lineare e si è basato su un presupposto fattuale e giuridico ormai consolidato nel processo: il reato per cui era intervenuta condanna era quello di truffa semplice.

Di conseguenza, la querela della persona offesa costituiva una condizione di procedibilità indispensabile per l’azione penale. La remissione di querela, validamente formalizzata e accettata, ha fatto venir meno tale condizione. Poiché la legge consente che la remissione possa intervenire in ogni stato e grado del procedimento, il suo verificarsi prima della sentenza definitiva della Cassazione ha prodotto il suo effetto estintivo sul reato. Pertanto, la Corte non ha potuto fare altro che prenderne atto e annullare senza rinvio la sentenza di condanna, proprio perché il reato stesso si era estinto.

le conclusioni

La sentenza n. 9948/2024 ribadisce un principio cardine del diritto processuale penale: gli istituti che determinano l’estinzione del reato, come la remissione di querela, operano fino al passaggio in giudicato della sentenza. L’implicazione pratica è di notevole importanza: anche dopo una doppia condanna di merito, la volontà della persona offesa di non voler più perseguire penalmente l’autore del reato (per i delitti procedibili a querela) è sufficiente a chiudere definitivamente la vicenda penale. La pronuncia sottolinea inoltre l’importanza di verificare sempre la qualificazione giuridica del fatto operata dai giudici di merito, poiché da essa dipende la procedibilità stessa dell’azione penale e, come in questo caso, la sopravvivenza di una condanna. L’imputata, pur vedendo cancellata la condanna, è stata comunque tenuta al pagamento delle spese processuali, come previsto dalla legge in caso di estinzione del reato per cause sopravvenute.

In che modo la remissione di querela ha influenzato la condanna per truffa in questo caso?
La remissione di querela, accettata dall’imputata, ha causato l’estinzione del reato. Poiché il reato era stato qualificato come truffa semplice (procedibile a querela) fin dal primo grado, la successiva remissione ha fatto venir meno la condizione di procedibilità, obbligando la Cassazione ad annullare la condanna.

Perché le aggravanti contestate inizialmente non hanno impedito l’estinzione del reato?
Perché il giudice di primo grado aveva già escluso tali aggravanti, derubricando il fatto a truffa semplice. La decisione della Cassazione si è basata su questa qualificazione giuridica, che rende il reato procedibile solo a querela di parte.

Cosa ha deciso la Corte di Cassazione e con quali conseguenze per l’imputata?
La Corte ha annullato la sentenza di condanna senza rinvio, dichiarando il reato estinto. Di conseguenza, la condanna penale è stata cancellata, ma l’imputata è stata comunque condannata al pagamento delle spese processuali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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