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Remissione di querela: estingue il reato di truffa

Un imputato, condannato per truffa nei primi due gradi di giudizio, ha ottenuto l’annullamento della sentenza dalla Corte di Cassazione. La decisione si fonda sulla remissione di querela presentata dalla persona offesa e accettata dall’imputato durante il processo. La Corte ha dichiarato l’estinzione del reato, annullando la condanna senza rinvio e condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Remissione di Querela: Quando Annulla la Condanna per Truffa

La remissione di querela rappresenta un istituto fondamentale del nostro ordinamento processuale penale, capace di incidere profondamente sull’esito di un giudizio. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 46873/2024) ha ribadito con chiarezza come questo atto, se accettato dall’imputato, possa portare all’estinzione del reato di truffa e, di conseguenza, all’annullamento di una condanna già pronunciata. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

Il Caso in Esame: Dalla Condanna per Truffa all’Annullamento in Cassazione

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un uomo per il reato di truffa, ai sensi dell’art. 640 del codice penale, emessa dal Tribunale di Fermo e successivamente confermata dalla Corte di Appello di Ancona. L’imputato, non rassegnandosi alla decisione, ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando vizi nella sentenza di secondo grado.

Tuttavia, l’elemento decisivo che ha cambiato le sorti del processo è intervenuto durante il giudizio di legittimità. La difesa ha prodotto documentazione attestante che, in data 5 novembre 2024, la persona offesa aveva formalmente rimesso la querela precedentemente sporta. Nello stesso giorno, l’imputato aveva accettato tale remissione.

L’Impatto Decisivo della Remissione di Querela

Il reato di truffa, nella sua forma base, è procedibile a querela di parte. Ciò significa che l’azione penale non può essere avviata d’ufficio dallo Stato, ma necessita dell’impulso della vittima. La querela, una volta presentata, può essere ritirata attraverso l’atto di remissione di querela. Affinché questa produca l’effetto di estinguere il reato, è necessario che l’imputato (il querelato) la accetti. L’accettazione è richiesta perché l’imputato potrebbe avere interesse a proseguire il processo per dimostrare la propria piena innocenza nel merito.

In questo caso, l’accordo tra le parti ha soddisfatto tutti i requisiti di legge: la persona offesa ha ritirato la sua istanza punitiva e l’imputato ha acconsentito. Questa convergenza di volontà è stata sufficiente per determinare l’estinzione del reato.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, presa visione della documentazione prodotta, ha agito di conseguenza. I giudici hanno constatato che la remissione e la relativa accettazione erano atti validi e formalmente corretti. Di fronte a una causa di estinzione del reato, il processo non può proseguire.

La Corte ha specificato di non aver riscontrato elementi per un proscioglimento nel merito ai sensi dell’art. 129, comma 2, del codice di procedura penale. Questa norma prevede che il giudice debba assolvere l’imputato se emerge con evidenza la sua innocenza, anche in presenza di una causa estintiva. Non essendo questo il caso, la Corte ha dovuto applicare la regola generale.

La pronuncia è stata quindi di annullamento senza rinvio della sentenza impugnata. L’annullamento è “senza rinvio” perché non vi è più nulla da giudicare: il reato è legalmente estinto e il processo si chiude definitivamente. In conformità con l’art. 340 c.p.p., la Corte ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali, una conseguenza tipica in caso di estinzione del reato per cause sopravvenute che dipendono dalla volontà delle parti.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa decisione conferma un principio cardine del diritto penale: per i reati procedibili a querela, la volontà della persona offesa gioca un ruolo centrale non solo nell’avvio, ma anche nella conclusione del procedimento. La remissione di querela si dimostra uno strumento efficace per la risoluzione conciliativa delle controversie, permettendo di definire il procedimento penale prima che si arrivi a una sentenza definitiva di condanna o assoluzione. Per gli imputati, rappresenta una via d’uscita dal processo, sebbene comporti l’onere delle spese processuali. La sentenza sottolinea l’importanza di valutare sempre la possibilità di una definizione extra-processuale del conflitto, anche a processo in corso, con benefici per le parti coinvolte e per l’efficienza del sistema giudiziario.

Cosa succede se la persona offesa ritira la querela per il reato di truffa e l’imputato accetta?
Il reato si estingue. Di conseguenza, se è già stata emessa una sentenza di condanna, questa viene annullata perché il presupposto stesso dell’azione penale è venuto meno.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza senza riesaminare il caso nel merito?
La Corte ha annullato la sentenza perché la remissione della querela, accettata dall’imputato, costituisce una causa di estinzione del reato che prevale su un giudizio di merito, a meno che non emerga con evidenza l’innocenza dell’imputato, circostanza non verificatasi nel caso di specie.

Chi deve pagare le spese del processo in caso di estinzione del reato per remissione di querela?
Secondo la legge, le spese processuali sono a carico dell’imputato (querelato) che ha accettato la remissione della querela.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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