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Remissione di querela: Cassazione annulla condanna

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per furto aggravato a seguito di una remissione di querela intervenuta dopo la sentenza della Corte d’Appello. La Suprema Corte ha confermato che il ricorso è ammissibile anche se proposto al solo fine di introdurre nel processo la remissione, portando all’estinzione del reato. Le spese processuali sono state poste a carico dell’imputato, come previsto dalla legge in assenza di accordo diverso.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Remissione di Querela: Quando Annulla la Condanna Anche Dopo l’Appello

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 9097/2024) ha ribadito un principio fondamentale della procedura penale: la remissione di querela può estinguere il reato e annullare una condanna anche se interviene dopo la sentenza di secondo grado. Questa decisione offre un importante chiarimento sulla possibilità per le parti di porre fine a un contenzioso penale anche in una fase avanzata del processo, persino ricorrendo in Cassazione al solo scopo di formalizzare l’accordo raggiunto.

I Fatti del Caso: Dal Furto all’Accordo tra le Parti

Il caso ha origine da una condanna per furto aggravato dall’uso di un mezzo fraudolento, confermata in secondo grado dalla Corte d’Appello di Trieste. L’imputato, tuttavia, decideva di presentare ricorso per Cassazione. La svolta avveniva dopo la pronuncia della sentenza d’appello: la persona offesa decideva di rimettere la querela e l’imputato, contestualmente, accettava tale remissione. Questo accordo veniva formalizzato in un verbale redatto dai Carabinieri. A questo punto, il ricorso in Cassazione veniva proposto con l’unico motivo di far valere l’avvenuta estinzione del reato.

La Decisione della Corte sulla remissione di querela

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso ammissibile e ha annullato senza rinvio la sentenza di condanna. Il punto centrale della decisione è che un ricorso per cassazione è valido anche se il suo unico obiettivo è quello di introdurre nel processo una causa di estinzione del reato, come la remissione di querela, che si è verificata dopo la sentenza impugnata. Gli Ermellini hanno ritenuto che la remissione e la relativa accettazione fossero state eseguite ritualmente e, di conseguenza, il reato dovesse considerarsi estinto.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha fondato la sua decisione su un consolidato principio giurisprudenziale (richiamando, tra le altre, la sentenza n. 49226/2016). Il ragionamento è chiaro: consentire di far valere la remissione di querela anche in sede di legittimità risponde a principi di economia processuale e di favor rei. Una volta che la volontà punitiva della persona offesa è venuta meno e l’imputato ha accettato, insistere con il procedimento penale sarebbe contrario alla logica del sistema. Di conseguenza, il processo deve arrestarsi e il reato deve essere dichiarato estinto.
Un aspetto rilevante riguarda le spese processuali. In mancanza di un accordo specifico tra le parti che disponga diversamente, la legge (art. 340 del codice di procedura penale) stabilisce che le spese del procedimento sono a carico del querelato. La Corte ha quindi applicato questa norma, ponendo le spese a carico dell’imputato il cui reato era stato estinto.

Le Conclusioni

Questa sentenza conferma un’importante via d’uscita dai procedimenti penali per i reati procedibili a querela. Le implicazioni pratiche sono notevoli:
1. Valore dell’Accordo: L’accordo tra le parti, formalizzato tramite la remissione e l’accettazione della querela, ha la forza di estinguere il reato anche dopo una condanna in appello.
2. Accesso alla Cassazione: L’imputato ha il diritto di adire la Corte di Cassazione anche solo per far registrare questa causa estintiva, garantendo così la chiusura definitiva del caso.
3. Gestione delle Spese: È fondamentale che le parti, nel raggiungere un accordo, regolamentino anche l’aspetto delle spese processuali. In assenza di un patto esplicito, la legge le addebita di default al querelato.
In sintesi, la pronuncia rafforza gli strumenti deflattivi del contenzioso penale, valorizzando la volontà delle parti e garantendo che il sistema giudiziario non prosegua inutilmente quando il conflitto alla base del reato è stato risolto.

È possibile presentare ricorso in Cassazione solo per far valere una remissione di querela avvenuta dopo la sentenza d’appello?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che il ricorso è ammissibile anche se proposto al solo fine di introdurre nel processo la remissione della querela, ritualmente accettata, intervenuta dopo la sentenza impugnata.

Cosa succede al reato se la querela viene rimessa e l’imputato accetta?
Il reato si estingue. La Corte, una volta accertata la regolarità della remissione e dell’accettazione, deve annullare la sentenza di condanna e dichiarare l’estinzione del reato.

Chi paga le spese processuali in caso di estinzione del reato per remissione di querela?
Secondo la legge (art. 340 c.p.p.), in mancanza di un accordo diverso tra le parti, le spese del procedimento sono a carico del querelato (la persona contro cui era stata presentata la querela).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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