LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Remissione di querela: Cassazione annulla condanna

Un imputato, condannato in appello per diversi reati, ricorre in Cassazione. Nelle more del giudizio, le parti offese per due dei reati rimettono la querela. La Suprema Corte, applicando una recente normativa, dichiara l’estinzione di questi reati per remissione di querela, annullando la relativa condanna. Tale causa estintiva, infatti, prevale sulla potenziale inammissibilità del ricorso. Per il reato residuo, il ricorso viene dichiarato inammissibile e la causa rinviata in appello per la rideterminazione della pena.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Remissione di Querela: Quando Estingue il Reato Anche con Ricorso Inammissibile

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 26909/2025, offre un importante chiarimento sull’efficacia della remissione di querela intervenuta durante il giudizio di legittimità. Il caso analizzato dimostra come, alla luce delle recenti riforme legislative, la volontà della persona offesa di porre fine al contenzioso prevalga su eventuali vizi formali del ricorso, portando all’estinzione del reato. Questa decisione consolida un principio di economia processuale e di valorizzazione della volontà delle parti.

Il Contesto del Ricorso in Cassazione

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte di Appello di Milano. La condanna riguardava diversi capi di imputazione (identificati come A1, A2 e B1). L’imputato, tramite il suo difensore, sollevava tre principali motivi di ricorso:

1. Un vizio di motivazione per non aver considerato una memoria difensiva che lamentava la genericità delle imputazioni, nonostante fosse intervenuta la remissione di querela per i reati A1 e A2.
2. Una violazione di legge e una motivazione solo apparente riguardo a un’accusa di appropriazione indebita.
3. Una questione di legittimità costituzionale dell’art. 649 c.p.p. (principio del ne bis in idem), sostenendo che il divieto di un secondo giudizio dovesse applicarsi anche in presenza di una precedente sanzione disciplinare per gli stessi fatti.

L’Impatto della Remissione di Querela nel Processo

L’elemento decisivo della vicenda è rappresentato dalla remissione di querela formalizzata dai querelanti per i reati di cui ai capi A1 e A2. Questo atto, ritualmente accettato dall’imputato, si è perfezionato nel marzo 2025, prima della scadenza del termine per proporre l’impugnazione. La remissione rappresenta la volontà della persona offesa di non voler più perseguire penalmente l’autore del reato, una circostanza che, per i reati procedibili a querela, determina l’estinzione del reato stesso.

La Prevalenza della Causa Estintiva sull’Inammissibilità

La Corte ha affrontato la questione se questa causa estintiva potesse operare anche a fronte di un ricorso che, per altri versi, presentava profili di inammissibilità. I giudici hanno ritenuto inammissibili tutti i motivi di ricorso presentati dalla difesa: il primo per genericità, poiché non specificava in che modo la mancata valutazione della memoria fosse stata decisiva; il secondo per evidente deficit di specificità; il terzo perché manifestamente infondato, in linea con la consolidata giurisprudenza che esclude l’applicazione del bis in idem penale rispetto a sanzioni di natura disciplinare.

le motivazioni

Nonostante l’inammissibilità dei motivi, la Suprema Corte ha applicato un principio fondamentale, rafforzato da una recente modifica legislativa (d.lgs. n. 31/2024). La norma stabilisce che la causa di estinzione del reato, come la remissione di querela, intervenuta prima che la sentenza diventi irrevocabile, prevale su eventuali cause di inammissibilità del ricorso. Di conseguenza, i giudici hanno dovuto prendere atto dell’avvenuta estinzione dei reati di cui ai capi A1 e A2. Mancando una prova evidente dell’innocenza dell’imputato (che avrebbe portato a un proscioglimento nel merito), la Corte ha proceduto a dichiarare l’estinzione del reato. Pertanto, la sentenza di condanna per tali capi è stata annullata senza rinvio.

le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza impugnata limitatamente ai reati estinti per remissione di querela. Ha dichiarato inammissibile il ricorso per il restante capo d’imputazione (B1), rendendo irrevocabile l’affermazione di responsabilità per tale reato. Tuttavia, poiché la pena originaria era stata calcolata tenendo conto anche dei reati ormai estinti, la Corte ha rinviato il caso a un’altra sezione della Corte di Appello di Milano per la sola rideterminazione del trattamento sanzionatorio. La sentenza ribadisce l’importanza della remissione di querela come strumento deflattivo del contenzioso penale, la cui efficacia non può essere vanificata da questioni meramente procedurali relative all’ammissibilità dell’impugnazione.

Una remissione di querela può estinguere un reato se il ricorso in Cassazione è potenzialmente inammissibile?
Sì. Secondo la sentenza, in base a una recente normativa (d.lgs. n. 31/2024), la remissione della querela avvenuta in pendenza del ricorso prevale su eventuali cause di inammissibilità dell’impugnazione stessa, portando alla declaratoria di estinzione del reato.

Una precedente sanzione disciplinare per gli stessi fatti impedisce un processo penale secondo il principio del ‘bis in idem’?
No. La Corte ha ribadito la sua giurisprudenza costante, ritenendo manifestamente infondata la tesi secondo cui il divieto di ‘bis in idem’ previsto dall’art. 649 c.p.p. si estenda a precludere il giudizio penale a seguito di una sanzione amministrativa o disciplinare.

Cosa accade se un ricorso si lamenta della mancata valutazione di una memoria difensiva da parte del giudice?
La Corte chiarisce che tale omissione può integrare un vizio di motivazione, ma non una nullità processuale. Affinché il motivo di ricorso sia ammissibile, il ricorrente deve indicare in modo specifico in che modo e in quale misura tale omissione abbia avuto un’incidenza decisiva sul percorso argomentativo della sentenza impugnata. Una doglianza generica è inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati