Remissione di Querela: Quando un Accordo Può Annullare una Condanna
La remissione di querela rappresenta uno strumento fondamentale nel nostro ordinamento giuridico, capace di estinguere un reato e porre fine a un procedimento penale anche dopo una sentenza di condanna. Una recente pronuncia della Corte di Cassazione (sentenza n. 4435/2024) offre un chiaro esempio di come questo istituto operi nella pratica, annullando una condanna per truffa a seguito di un accordo intervenuto tra le parti.
Il Caso: Dalla Condanna per Truffa all’Estinzione del Reato
La vicenda giudiziaria ha origine da una condanna per il delitto di truffa emessa dal Tribunale di Viterbo e successivamente confermata dalla Corte di Appello di Roma. L’imputata, ritenuta colpevole nei primi due gradi di giudizio, aveva presentato ricorso in Cassazione.
Tuttavia, prima che la Suprema Corte si pronunciasse sul merito del ricorso, è intervenuto un fatto nuovo e decisivo: la persona che aveva originariamente sporto la querela nel 2016 ha deciso di ritirarla formalmente. Il giorno seguente, l’imputata ha formalizzato la propria accettazione di tale remissione.
L’Efficacia della Remissione di Querela nel Processo Penale
La remissione di querela è un atto giuridico, definito ‘negozio abdicativo’, con cui la parte offesa rinuncia al proprio diritto di ottenere la punizione del colpevole. Affinché produca l’effetto di estinguere il reato, è necessario che la persona querelata accetti la remissione. In questo caso, sia la remissione che l’accettazione sono state formalizzate secondo le regole procedurali, rendendo l’accordo pienamente valido ed efficace.
Di fronte a questa nuova situazione, la Corte di Cassazione non ha potuto fare altro che prenderne atto. Il percorso giudiziario, che aveva portato a una doppia condanna, si è interrotto bruscamente a causa della volontà conciliativa delle parti coinvolte.
La Decisione della Cassazione: Annullamento senza Rinvio
La Corte Suprema ha stabilito che, data la ritualità e la validità dell’accordo tra le parti, il reato contestato doveva considerarsi estinto. Di conseguenza, la sentenza di condanna impugnata è stata annullata senza rinvio, il che significa che la decisione è definitiva e il processo si è concluso.
Le motivazioni
La motivazione della Corte è diretta e lineare: il processo non poteva più proseguire perché il suo presupposto, ovvero la volontà della persona offesa di perseguire penalmente l’autore del fatto, era venuto meno. La remissione di querela, una volta accettata, ha l’effetto perentorio di estinguere il reato, privando di fondamento giuridico qualsiasi precedente pronuncia di condanna. La Corte ha inoltre specificato che, in assenza di accordi diversi tra le parti, le spese processuali accumulate fino a quel momento dovevano essere poste a carico della persona querelata, come previsto dall’articolo 340 del codice di procedura penale.
Le conclusioni
Questa sentenza ribadisce la centralità della volontà della persona offesa per i reati perseguibili a querela. Dimostra che la possibilità di una conciliazione tra le parti rimane aperta durante tutto l’arco del procedimento penale, persino fino al giudizio di Cassazione. Per gli operatori del diritto e per i cittadini, ciò conferma che le vie deflattive del processo, come la remissione di querela, sono strumenti efficaci per risolvere le controversie, estinguere il reato e chiudere definitivamente un contenzioso, sebbene con l’onere delle spese processuali a carico di chi beneficia dell’estinzione del reato.
 
Cosa succede a una condanna penale se la persona offesa ritira la querela?
Se la persona offesa ritira la querela (remissione) e l’imputato accetta, il reato si estingue. Di conseguenza, la Corte di Cassazione annulla la sentenza di condanna precedente in modo definitivo, come avvenuto nel caso di specie.
Chi paga le spese del processo in caso di remissione di querela?
Secondo l’articolo 340 del codice di procedura penale, in assenza di un accordo diverso tra le parti, le spese del procedimento sono a carico della persona querelata (l’imputato che accetta la remissione).
È sufficiente che la vittima ritiri la querela per estinguere il reato?
No, non è sufficiente. Oltre alla remissione da parte della persona offesa, è necessaria anche l’accettazione da parte del querelato. Solo quando entrambe le volontà sono formalizzate, il reato può essere dichiarato estinto.
 
Testo del provvedimento
Sentenza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 4435 Anno 2024
Penale Sent. Sez. 7   Num. 4435  Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 09/01/2024
SENTENZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME NOME a VENAFRO il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 29/03/2023 RAGIONE_SOCIALE CORTE APPELLO di ROMA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
Ritenuto in fatto e considerato in diritto
Con l’impugnata sentenza la Corte di Appello di Roma confermava la decisione del Tribunale di Viterbo che, in data 25/2/2021 aveva dichiarato COGNOME NOME colpevole del delitto di truffa, condannandola alla pena ritenuta di giustizia;
-rilevato che in data 3 gennaio 2024 COGNOME NOME rimetteva la querela sporta in data 26/6/2016 con dichiarazione resa al RAGIONE_SOCIALE che il giorno seguente COGNOME NOME formalizzava la propria accettazione.
 stante la ritualità del negozio abdicativo, deve emettersi sentenza d’annullamento senza rinvio, risultando il reato a giudizio estinto per intervenuta remissione di querela; in a di contrarie pattuizioni le spese, a norma dell’art. 340 cod.proc.pen., fanno carico querelata.
P.Q.N11.
Annulla senza rinvio la sentenza impugnata perché il reato è estinto per remissione di querela Condanna l’imputata al pagamento delle spese processuali.
Così deciso in Roma il 9 gennaio 2024
La Consigliera estensore
Il Presidente