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Remissione di querela: annullata condanna per truffa

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per truffa a causa di una remissione di querela presentata dalla persona offesa e ignorata dalla Corte d’Appello. La sentenza chiarisce che la remissione estingue il reato, prevalendo su altre questioni processuali e determinando l’annullamento senza rinvio della condanna.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Remissione di Querela: La Cassazione Annulla la Condanna per Truffa

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. n. 2597/2024) offre un importante chiarimento sull’effetto decisivo della remissione di querela nel processo penale. Il caso riguardava un imputato condannato per truffa in primo e secondo grado, la cui vicenda processuale ha subito una svolta radicale proprio grazie a questo istituto. La Suprema Corte ha stabilito che, quando la vittima ritira la querela, il reato si estingue, e questa circostanza deve essere immediatamente recepita dal giudice, portando all’annullamento della condanna.

I Fatti del Processo

La vicenda ha inizio con una condanna per il reato di truffa (art. 640 c.p.) emessa dal Tribunale di Palermo. La sentenza veniva confermata anche dalla Corte di Appello. Tuttavia, un elemento cruciale era stato trascurato: prima che la Corte d’Appello si pronunciasse, la persona offesa aveva formalmente rimesso la querela, e tale atto era stato regolarmente comunicato alla corte tramite posta elettronica certificata (PEC), unitamente alle conclusioni scritte della difesa.

Nonostante la comunicazione formale, la Corte di Appello aveva ignorato l’intervenuta remissione, procedendo a confermare la condanna di primo grado. L’imputato, tramite il suo difensore, ha quindi presentato ricorso per cassazione, basandosi principalmente su questa omissione.

I Motivi del Ricorso e l’Analisi sulla Remissione di Querela

Il ricorso in Cassazione si fondava su due motivi principali. Il primo, e più importante, denunciava la violazione della legge processuale per non aver dato seguito alla remissione di querela. La difesa sosteneva che la Corte d’Appello, in modo del tutto ingiustificato, avesse ignorato un fatto processuale decisivo che avrebbe dovuto portare all’immediata estinzione del reato.

Il secondo motivo contestava la logicità della motivazione della sentenza di condanna, sostenendo che i fatti costituissero al più un inadempimento contrattuale di natura civilistica e non un reato di truffa.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato e assorbente il primo motivo di ricorso. I giudici supremi hanno ribadito un principio fondamentale: la remissione della querela, intervenuta nel corso del giudizio, determina l’estinzione del reato. Questo effetto è così potente da travolgere persino eventuali cause di inammissibilità del ricorso stesso e da annullare anche le statuizioni civili collegate alla condanna.

La Corte ha specificato che i giudici d’appello, essendo a conoscenza della remissione e della relativa accettazione, avrebbero dovuto pronunciare una sentenza di non doversi procedere per estinzione del reato. Ignorare tale circostanza ha costituito un errore di diritto che ha viziato la sentenza impugnata. Di conseguenza, il secondo motivo di ricorso, relativo al merito della condanna, è stato ritenuto assorbito, ovvero non è stato neppure esaminato perché la decisione sul primo punto era sufficiente a chiudere il caso.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La sentenza in esame ha importanti implicazioni pratiche. Anzitutto, conferma l’assoluta centralità dell’istituto della remissione di querela per tutti i reati procedibili a querela di parte. Una volta che la persona offesa decide di ritirare la propria istanza punitiva e l’imputato accetta, il processo deve arrestarsi. Questa pronuncia serve da monito per i giudici di merito a prestare la massima attenzione agli atti processuali che sopraggiungono prima della decisione, specialmente quelli che possono determinare l’estinzione del reato. Per gli avvocati, sottolinea l’importanza di comunicare tempestivamente e con mezzi idonei (come la PEC) atti così rilevanti, assicurandosi che entrino a far parte del fascicolo processuale. In definitiva, la decisione riafferma che la volontà della vittima, nei reati perseguibili a querela, è sovrana nel determinare la prosecuzione o la fine dell’azione penale.

Cosa succede se la vittima di un reato ritira la querela durante il processo d’appello?
Secondo la sentenza, la remissione della querela determina l’estinzione del reato. Di conseguenza, il giudice d’appello deve pronunciare una sentenza di non doversi procedere, mettendo fine al processo penale.

Un giudice può ignorare una remissione di querela formalmente comunicata?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che ignorare una remissione della querela regolarmente trasmessa costituisce un errore di diritto che porta all’annullamento della sentenza di condanna.

La remissione della querela è efficace anche se il ricorso presenta altri problemi, come un’eventuale inammissibilità?
Sì. La sentenza chiarisce che l’effetto estintivo del reato prodotto dalla remissione di querela prevale anche su eventuali altre cause di inammissibilità del ricorso, determinando comunque la fine del procedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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