LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Remissione di querela: annullata condanna diffamazione

Un soggetto, condannato in primo e secondo grado per diffamazione a seguito di dichiarazioni rese in un’intervista registrata di nascosto, ha visto la sua condanna annullata dalla Corte di Cassazione. La decisione non è entrata nel merito dei motivi di ricorso, ma ha preso atto dell’avvenuta remissione di querela da parte della persona offesa, atto che ha estinto il reato e vanificato le sentenze precedenti.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Remissione di querela: come estingue il reato di diffamazione? Analisi di un caso pratico

La remissione di querela rappresenta uno strumento processuale decisivo nei reati perseguibili a querela di parte, come la diffamazione. Una recente sentenza della Corte di Cassazione dimostra come questo atto possa estinguere il reato e annullare una condanna, anche quando il processo è giunto alla sua fase finale. Analizziamo insieme i dettagli di questo interessante caso giudiziario.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un’intervista rilasciata da un uomo a una nota trasmissione televisiva. Durante la conversazione, registrata a sua insaputa tramite microfono e telecamera nascosti, l’intervistato aveva mosso accuse pesanti nei confronti di un’altra persona, affermando che fosse stata lei a “portare la droga” in paese e lasciando intendere un suo coinvolgimento in un caso di omicidio irrisolto.

Queste dichiarazioni, una volta trasmesse in televisione, hanno portato a una condanna per diffamazione nei confronti dell’intervistato, confermata sia dal Giudice di Pace che dal Tribunale in appello. La condanna prevedeva sia una pena penale sia il risarcimento dei danni civili alla parte lesa.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato, tramite il suo difensore, aveva presentato ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali:

1. Violazione della legge penale: Si sosteneva che i giornalisti fossero già a conoscenza dei presunti trascorsi della persona offesa, pertanto le dichiarazioni non avrebbero arrecato un nuovo danno alla sua reputazione.
2. Mancato riconoscimento del diritto di critica: La difesa invocava l’applicazione della scriminante del diritto di critica, sostenendo che le affermazioni fossero veritiere (la parte civile aveva precedenti penali), pertinenti al tema (la discussione su un omicidio) e non gratuitamente offensive.
3. Vizio di motivazione sul risarcimento: Si contestava la condanna al risarcimento del danno, poiché l’imputato non poteva sapere di essere registrato e che le sue parole sarebbero state diffuse pubblicamente.

La Decisione della Corte: l’impatto della remissione di querela

Nonostante i complessi motivi di ricorso presentati, la Corte di Cassazione non è entrata nel merito della questione. La vicenda ha avuto una svolta decisiva nelle more del giudizio: la persona offesa ha deciso di ritirare la querela. Il difensore dell’imputato, munito di procura speciale, ha accettato la remissione.

Di conseguenza, la Corte ha dichiarato l’estinzione del reato e ha annullato senza rinvio la sentenza di condanna impugnata. Questo significa che la condanna è stata cancellata in modo definitivo, come se non fosse mai esistita.

Le Motivazioni

La motivazione della Suprema Corte è puramente processuale e si fonda su un principio cardine del diritto penale. La diffamazione è un reato che non può essere perseguito d’ufficio dallo Stato, ma richiede un’espressa manifestazione di volontà della persona offesa, ovvero la querela. La stessa volontà può, in qualsiasi momento prima della sentenza definitiva, essere ritirata attraverso la remissione di querela.

Quando ciò accade, come nel caso di specie, il reato si estingue. L’estinzione del reato è una causa che prevale su ogni altra valutazione, compreso l’esame dei motivi di ricorso. Il giudice non può fare altro che prenderne atto e dichiarare il “non doversi procedere” o, come in questo caso, annullare la sentenza di condanna già emessa ma non ancora passata in giudicato. La Corte ha inoltre condannato l’imputato al pagamento delle spese processuali, come da dispositivo finale (P.Q.M.).

Le Conclusioni

Questa sentenza evidenzia l’importanza cruciale della volontà della persona offesa nei reati perseguibili a querela. La remissione di querela è un atto che può risolvere un contenzioso penale in qualsiasi fase e grado del procedimento, vanificando gli effetti delle sentenze di merito. Dimostra come, al di là delle complesse argomentazioni giuridiche sulla libertà di espressione e sulla diffamazione, la composizione del conflitto tra le parti private possa portare all’estinzione del reato, chiudendo definitivamente la vicenda giudiziaria.

Cosa succede se la vittima di diffamazione ritira la querela dopo una condanna?
Se la remissione della querela avviene prima che la sentenza di condanna diventi definitiva, il reato si estingue e la Corte di Cassazione annulla la sentenza, cancellandone tutti gli effetti penali e civili.

È possibile annullare una sentenza senza discutere i motivi di ricorso?
Sì, quando sopravviene una causa di estinzione del reato, come la remissione di querela. Questa causa prevale sull’analisi dei motivi di ricorso e impone al giudice di dichiarare l’estinzione del reato e annullare la sentenza.

Chi paga le spese processuali in caso di remissione di querela?
Sebbene la legge preveda generalmente che le spese siano a carico del querelante (la vittima che ritira la denuncia), in questo specifico caso la Corte, nel suo dispositivo finale (P.Q.M.), ha condannato l’imputato al pagamento delle spese processuali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati