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Remissione di querela: annullamento senza rinvio

Un imputato, condannato in primo e secondo grado per appropriazione indebita aggravata, ha ottenuto l’annullamento della sentenza in Cassazione. La decisione si fonda sulla remissione di querela presentata dalla parte offesa e accettata dall’imputato durante la pendenza del ricorso. La Suprema Corte ha dichiarato il reato estinto, assorbendo ogni altra doglianza, e ha annullato la condanna senza rinvio, ponendo le spese processuali a carico dell’imputato.

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Pubblicato il 20 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Remissione di Querela: Come Annullare una Condanna in Cassazione

La remissione di querela rappresenta un istituto fondamentale del nostro ordinamento processuale penale, capace di determinare l’estinzione del reato. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito la sua efficacia risolutiva anche nelle fasi più avanzate del giudizio, persino dopo una doppia condanna di merito. Analizziamo come un accordo tra le parti possa portare all’annullamento definitivo di una sentenza di condanna.

I Fatti del Caso: dalla Condanna al Ricorso

Il caso trae origine da una condanna per il reato di appropriazione indebita aggravata, ai sensi degli artt. 646 e 61 n. 11 del codice penale. L’imputato era stato giudicato colpevole sia in primo grado che in appello. La Corte d’Appello, pur confermando la condanna, aveva parzialmente riformato la sentenza concedendo il beneficio della non menzione nel casellario giudiziale.

Contro questa decisione, la difesa proponeva ricorso per cassazione basato su due motivi principali:
1. L’improcedibilità dell’azione penale a seguito di una remissione di querela intervenuta dopo la sentenza d’appello.
2. La violazione di legge nella determinazione della pena, alla luce di una recente sentenza della Corte Costituzionale che aveva modificato i minimi edittali per il reato contestato.

La Remissione di Querela come Svolta Processuale

Mentre il ricorso era pendente dinanzi alla Suprema Corte, si verificava l’evento decisivo: la società persona offesa, con una dichiarazione formale, rimetteva la querela. Pochi giorni dopo, l’imputato, tramite il suo difensore, accettava tale remissione. Questo atto bilaterale, composto dalla volontà della parte offesa di non voler più perseguire il reato e dall’accettazione della controparte, ha cambiato radicalmente le sorti del processo.

La Decisione della Cassazione e gli Effetti della Remissione di Querela

La Corte di Cassazione ha concentrato la sua analisi sul primo motivo di ricorso, ritenendolo fondato e decisivo. I giudici hanno innanzitutto ricordato che, a seguito delle riforme legislative (in particolare il D.Lgs. n. 36/2018), anche l’appropriazione indebita aggravata dall’abuso di prestazione d’opera è divenuta perseguibile a querela di parte, e non più d’ufficio.

Avendo verificato dagli atti la ritualità della remissione e della relativa accettazione, la Corte ha dichiarato l’estinzione del reato. Di conseguenza, ha pronunciato l’annullamento senza rinvio della sentenza impugnata. Questo significa che la condanna è stata cancellata in via definitiva, senza la necessità di un nuovo giudizio.

L’Assorbimento del Secondo Motivo

L’accoglimento del primo motivo ha reso superfluo l’esame del secondo, relativo alla determinazione della pena. Questo fenomeno processuale è noto come ‘assorbimento’: una volta accertata una causa di estinzione del reato, ogni altra questione, anche se potenzialmente fondata, perde di rilevanza.

Le motivazioni

La Corte ha basato la sua decisione sull’effetto estintivo prodotto dalla remissione della querela, ritualmente formalizzata e accettata. Poiché il reato di appropriazione indebita aggravata contestato è perseguibile a querela, la volontà concorde delle parti di porre fine alla contesa penale è sufficiente per estinguere il reato stesso. Questo evento processuale, avvenuto prima della decisione definitiva, prevale su ogni altra valutazione di merito o di legittimità della sentenza impugnata. La Corte, pertanto, non ha potuto fare altro che prendere atto dell’estinzione e annullare la condanna.

Le conclusioni

Questa ordinanza conferma la centralità e l’efficacia della remissione di querela come strumento deflattivo e risolutivo dei conflitti penali. Dimostra che è possibile raggiungere un accordo estintivo del reato in qualsiasi stato e grado del procedimento, anche dopo una condanna e durante il giudizio di Cassazione. Per l’imputato, ciò rappresenta l’opportunità di veder cancellata una condanna, mentre per la parte offesa può significare il raggiungimento di un accordo risarcitorio soddisfacente. La sentenza chiarisce inoltre un aspetto importante sulle spese: in assenza di un patto contrario, le spese del procedimento sono a carico dell’imputato che ha accettato la remissione.

Cosa succede se la vittima ritira la querela mentre è in corso un ricorso in Cassazione?
Se la remissione di querela viene accettata dall’imputato, il reato si estingue. Di conseguenza, la Corte di Cassazione annulla la sentenza di condanna senza rinvio, chiudendo definitivamente il procedimento.

Chi paga le spese processuali in caso di remissione della querela?
In base all’art. 340, comma 4, del codice di procedura penale, se le parti non si accordano diversamente, le spese del procedimento sono a carico del querelato, cioè dell’imputato che ha accettato la remissione.

Perché la Corte non ha esaminato il motivo sulla scorretta applicazione della pena?
La Corte non ha esaminato il secondo motivo perché è stato ‘assorbito’. Poiché la remissione della querela ha estinto il reato, annullando alla radice la condanna, è diventato inutile e irrilevante valutare se la pena fosse stata calcolata correttamente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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