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Remissione di querela: annulla la condanna per truffa

Due soggetti, condannati in primo e secondo grado per truffa aggravata nella vendita di un’autovettura difettosa, hanno ottenuto l’annullamento della sentenza dalla Corte di Cassazione. La decisione si fonda sulla remissione di querela presentata dalla parte offesa dopo la sentenza d’appello. La Corte ha ribadito che tale atto, se ritualmente accettato, estingue il reato e prevale su ogni altra valutazione, portando all’annullamento senza rinvio della condanna.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Remissione di Querela: Come Annulla una Condanna per Truffa

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale del diritto processuale penale: la remissione di querela, se accettata, estingue il reato e può portare all’annullamento di una condanna anche dopo due gradi di giudizio conformi. Questo caso offre uno spunto cruciale per comprendere la forza della volontà della persona offesa nel determinare le sorti di un procedimento penale per reati perseguibili, appunto, a querela di parte.

I fatti del caso: la vendita di un veicolo con vizi occulti

La vicenda trae origine dalla vendita di un’autovettura usata. Due venditori, un padre e un figlio, venivano accusati e successivamente condannati per concorso in truffa. Avevano venduto a un acquirente un veicolo per 4.800,00 euro, dichiarandolo in buone condizioni strutturali. In realtà, l’auto presentava vizi gravissimi e occulti: intere parti del fondale erano mancanti, la base portante era completamente arrugginita e il telaio era irrecuperabile.
Per ingannare la vittima, i venditori avevano fornito fotografie che mostravano solo la carrozzeria e gli interni, sviando l’attenzione dai difetti strutturali nascosti, che rendevano il veicolo insicuro e inutilizzabile.

Il percorso giudiziario e il ricorso in Cassazione

Sia il Tribunale in primo grado che la Corte di Appello avevano confermato la responsabilità penale degli imputati, condannandoli anche al risarcimento del danno quantificato in 5.000,00 euro a favore della parte civile.
La difesa proponeva quindi ricorso per Cassazione, basandolo su due motivi principali:
1. La richiesta di declaratoria di estinzione del reato a seguito della remissione di querela formalizzata dalla persona offesa e accettata da entrambi gli imputati.
2. In subordine, la richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, ai sensi dell’art. 131-bis c.p.

La remissione di querela e l’esito del giudizio

Il primo motivo di ricorso si è rivelato decisivo e assorbente rispetto al secondo. La difesa ha infatti documentato che, dopo la sentenza della Corte di Appello ma prima della scadenza dei termini per l’impugnazione, la persona offesa aveva formalmente rimesso la querela presentata anni prima. Questo atto, fondamentale per i reati non procedibili d’ufficio come la truffa semplice, è stato ritualmente accettato dagli imputati.
La Corte di Cassazione, citando un proprio precedente consolidato (Sez. 4, n. 38156 del 05/07/2022), ha confermato che il ricorso è ammissibile anche al solo fine di introdurre nel processo la remissione della querela intervenuta dopo la sentenza di secondo grado.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto il primo motivo di ricorso fondato. La remissione e la contestuale accettazione, essendo state formalizzate ritualmente, hanno prodotto il loro effetto estintivo sul reato. Di conseguenza, non era più necessario esaminare il secondo motivo relativo alla tenuità del fatto.
La decisione si basa sulla constatazione che l’effetto estintivo del reato prevale su qualsiasi altra valutazione di merito o di procedura. L’unica conseguenza possibile, in una situazione del genere, è l’annullamento senza rinvio della sentenza impugnata, perché il reato per cui era stata emessa la condanna non esiste più dal punto di vista della procedibilità.
La Corte ha inoltre stabilito che, in assenza di un diverso accordo tra le parti, le spese processuali fossero a carico dei querelati, come previsto dal codice di procedura penale.

Conclusioni

Questa sentenza dimostra in modo inequivocabile la centralità della volontà della persona offesa nei reati perseguibili a querela. Anche di fronte a una doppia condanna che accerta la colpevolezza degli imputati, la remissione di querela ha il potere di neutralizzare l’azione penale e cancellare gli effetti della condanna. Ciò sottolinea come, per determinati reati, l’interesse dello Stato alla punizione del colpevole sia subordinato all’interesse del singolo a ottenere una forma di riparazione o pacificazione privata, che si manifesta proprio attraverso l’atto della remissione.

È possibile estinguere un reato tramite remissione di querela dopo una sentenza di condanna?
Sì, la sentenza conferma che è ammissibile introdurre la remissione di querela, intervenuta dopo la sentenza di condanna in appello e prima della sua irrevocabilità, nel giudizio di Cassazione, con l’effetto di estinguere il reato.

Cosa succede a una condanna per truffa se la vittima ritira la querela?
Se la vittima ritira la querela e gli imputati accettano la remissione, il reato di truffa si estingue. Di conseguenza, la Corte di Cassazione annulla la sentenza di condanna senza rinvio, chiudendo definitivamente il procedimento.

Chi paga le spese processuali in caso di estinzione del reato per remissione di querela?
Salvo diverso accordo tra le parti, l’art. 340, comma 4, c.p.p. stabilisce che le spese del procedimento sono a carico dei querelati, ovvero dei soggetti a cui favore opera la remissione accettata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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