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Remissione di querela: annulla la condanna per furto

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 33583/2024, ha annullato una condanna per tentato furto a seguito di una remissione di querela intervenuta dopo la sentenza d’appello. Ha confermato, invece, la condanna per resistenza a pubblico ufficiale, chiarendo la differenza con la resistenza passiva. Infine, ha rinviato il caso a una nuova Corte d’Appello per la rideterminazione della pena relativa ai reati residui, censurando la motivazione contraddittoria della precedente decisione sul trattamento sanzionatorio.

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Pubblicato il 15 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Remissione di Querela: Quando Annulla la Condanna Anche Dopo la Sentenza d’Appello

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale del diritto processuale penale: la remissione di querela può estinguere un reato anche se interviene dopo la sentenza di condanna in appello. Questo caso offre spunti cruciali non solo sulla procedibilità dei reati, ma anche sulla corretta qualificazione della resistenza a pubblico ufficiale e sui doveri di motivazione del giudice nel determinare la pena.

La Suprema Corte ha annullato senza rinvio la condanna per tentato furto aggravato, proprio a causa della querela ritirata dalla persona offesa, ma ha confermato la responsabilità per altri reati, rinviando il caso per un nuovo calcolo della pena.

I Fatti del Processo

L’imputato era stato inizialmente condannato dal Tribunale di Trieste per una serie di reati commessi in continuazione tra loro: tentato furto aggravato (capo 1), resistenza a pubblico ufficiale (capo 2), ricettazione (capo 3) e porto illegale di oggetti atti a offendere (capo 4). La pena inflitta era di un anno e nove mesi di reclusione, oltre a una multa.

In secondo grado, la Corte di appello di Trieste aveva parzialmente riformato la decisione. Aveva assolto l’imputato dal reato più grave, la ricettazione (capo 3), per non aver commesso il fatto. Tuttavia, aveva confermato la colpevolezza per i restanti reati, rideterminando la pena complessiva in un anno e venticinque giorni di reclusione.

I Motivi del Ricorso e la remissione di querela

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali. Il primo, e più decisivo, riguardava l’intervenuta remissione di querela per il reato di tentato furto aggravato. Dopo la sentenza d’appello, la persona offesa aveva infatti formalmente ritirato la querela, atto che era stato accettato dall’imputato. Gli altri due motivi contestavano la condanna per resistenza a pubblico ufficiale, sostenendo si trattasse di mera resistenza passiva, e la violazione dei criteri di determinazione della pena da parte della Corte d’appello.

L’Analisi della Corte: Remissione e Resistenza Attiva

La Corte di Cassazione ha analizzato dettagliatamente i motivi del ricorso, giungendo a conclusioni distinte per ciascuna questione.

Validità della remissione di querela tardiva

Sul primo punto, la Suprema Corte ha accolto pienamente la tesi difensiva. Ha ribadito il principio consolidato secondo cui è ammissibile il ricorso per cassazione proposto al solo fine di introdurre nel processo una remissione di querela, purché ritualmente accettata, anche se intervenuta dopo la sentenza impugnata. Di conseguenza, essendo il tentato furto un reato procedibile a querela, il suo ritiro ha causato l’estinzione del reato. La Corte ha quindi annullato la sentenza su questo punto senza bisogno di un nuovo giudizio.

La Differenza tra Resistenza Passiva e Attiva

Il secondo motivo di ricorso è stato invece respinto. La difesa sosteneva che l’imputato si fosse limitato a una resistenza passiva. La Cassazione ha chiarito che la condotta dell’agente, consistita nello strattonare e tentare di divincolarsi per sottrarsi all’arresto e guadagnare la fuga, non può essere considerata una mera opposizione passiva. Al contrario, l’impiego della forza per neutralizzare l’azione del pubblico ufficiale integra pienamente il reato di resistenza attiva previsto dall’art. 337 del codice penale.

Le motivazioni

Il terzo motivo, relativo al trattamento sanzionatorio, è stato ritenuto fondato. La Corte di Cassazione ha rilevato una grave contraddittorietà nella motivazione della Corte d’appello. Dopo aver assolto l’imputato dal reato di ricettazione, che era il più grave e costituiva la base per il calcolo della pena in primo grado, la Corte territoriale aveva rideterminato la sanzione per i reati residui partendo da una pena base per la resistenza a pubblico ufficiale superiore al doppio del minimo edittale.

Questa scelta non era supportata da alcuna argomentazione logica. Anzi, la motivazione risultava eccentrica e contraddittoria, giustificando la pena con riferimento a un reato (la ricettazione) per il quale l’imputato era stato appena assolto. L’assenza di un valido riferimento ai criteri di cui all’art. 133 c.p. (gravità del reato e capacità a delinquere) ha reso la decisione illegittima. Questa carenza imponeva l’annullamento della sentenza in punto di pena.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza limitatamente al reato di tentato furto, estinto per la remissione di querela. Ha invece annullato la sentenza con rinvio alla Corte di appello di Venezia per quanto riguarda il trattamento sanzionatorio per i reati residui. La nuova Corte dovrà rideterminare la pena tenendo conto dell’estinzione del furto e fornendo una motivazione coerente e adeguata, valutando nuovamente anche le attenuanti generiche e la recidiva. La sentenza sottolinea l’importanza della volontà della persona offesa nei reati a querela e il rigoroso obbligo per i giudici di motivare in modo logico ogni aspetto della determinazione della pena.

È possibile presentare una remissione di querela dopo la sentenza di condanna in appello?
Sì, la Corte di Cassazione conferma che una remissione di querela, se ritualmente accettata, è ammissibile anche se presentata per la prima volta durante il giudizio di legittimità, e comporta l’estinzione del reato.

Divincolarsi dalla presa di un agente di polizia è considerata semplice resistenza passiva?
No, la Corte ha chiarito che la condotta di chi si divincola, strattona o impiega la forza per sottrarsi a un arresto e tentare la fuga non è mera resistenza passiva, ma integra il reato di resistenza a pubblico ufficiale (art. 337 c.p.).

Perché la Cassazione ha annullato la determinazione della pena?
La Cassazione ha annullato la parte della sentenza relativa alla pena perché la Corte d’Appello, dopo aver assolto l’imputato dal reato più grave, ha aumentato in modo significativo la pena base per i reati residui senza fornire una motivazione logica e coerente, violando così l’obbligo di motivazione imposto dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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