LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Remissione della querela: estinzione del reato di truffa

Un soggetto, condannato per truffa in primo e secondo grado, ha ottenuto l’annullamento della sentenza in Cassazione. La Corte ha dichiarato il reato estinto a seguito della remissione della querela da parte della persona offesa, intervenuta dopo la sentenza d’appello. La sentenza stabilisce che il ricorso per cassazione è ammissibile anche al solo fine di introdurre nel processo tale remissione, portando all’estinzione del reato.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 13 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Remissione della Querela: Come Annullare una Condanna per Truffa in Cassazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 43658/2024) ha ribadito un principio fondamentale del diritto processuale penale: la remissione della querela, se intervenuta dopo la sentenza di condanna in appello, può portare all’annullamento della stessa e all’estinzione del reato. Questo caso offre uno spaccato interessante su come un accordo tra le parti possa chiudere un procedimento penale anche nelle sue fasi più avanzate, a patto che vengano rispettate precise condizioni procedurali.

I Fatti del Caso

Il protagonista della vicenda era stato condannato sia in primo grado dal Tribunale di Lagonegro che in secondo grado dalla Corte d’appello di Potenza per il reato di truffa in concorso. La condanna era alla pena di dieci mesi di reclusione e a una multa. Tuttavia, un evento cruciale si è verificato dopo la sentenza d’appello e prima della scadenza dei termini per presentare ricorso in Cassazione: la persona offesa ha deciso di rimettere la querela, ovvero di ritirare la sua richiesta di punizione nei confronti dell’imputato. Quest’ultimo, tramite il suo difensore, ha formalmente accettato tale remissione. Di conseguenza, l’unico motivo di ricorso presentato alla Suprema Corte riguardava proprio l’avvenuta estinzione del reato per questa ragione.

La Decisione della Cassazione e la Remissione della Querela

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando la sentenza di condanna senza rinvio. Il ragionamento dei giudici si fonda su un principio consolidato: il reato di truffa semplice, ai sensi dell’art. 640, terzo comma, del codice penale, è un reato punibile a querela di parte. Ciò significa che lo Stato può procedere penalmente solo se la vittima lo richiede esplicitamente.

La Corte ha affermato che è pienamente ammissibile un ricorso per cassazione proposto al solo scopo di introdurre nel processo la remissione della querela ritualmente accettata, quando questa sia intervenuta dopo la sentenza impugnata. L’atto di remissione, depositato insieme al ricorso, dimostrava in modo inequivocabile la volontà della persona offesa di non voler più perseguire penalmente l’imputato. Di fronte a tale circostanza, la Corte non ha potuto fare altro che prenderne atto e dichiarare l’estinzione del reato, cancellando di fatto la condanna.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della sentenza si appoggia a una giurisprudenza costante e consolidata, che riconosce la possibilità di far valere cause estintive del reato anche in fase di legittimità. La remissione della querela rappresenta la rinuncia della persona offesa all’esercizio del proprio diritto di punire, un diritto che, per i reati procedibili a querela, è condizione stessa dell’azione penale. Quando questa condizione viene a mancare, il processo non può più proseguire. L’importanza di questa decisione risiede nel confermare che tale meccanismo opera fino all’ultimo grado di giudizio, purché la remissione e l’accettazione siano formalizzate prima della scadenza dei termini per l’impugnazione. La Corte, applicando l’art. 620, comma 1, lett. a), del codice di procedura penale, annulla la sentenza perché il reato è estinto. Infine, in applicazione dell’art. 340, comma 4, c.p.p., le spese processuali vengono poste a carico del querelato che ha accettato la remissione.

Conclusioni

Questa sentenza ha importanti implicazioni pratiche. Dimostra che la via della conciliazione tra imputato e persona offesa è percorribile fino alle fasi finali del processo penale. Per gli imputati, offre una concreta possibilità di evitare una condanna definitiva anche dopo due gradi di giudizio sfavorevoli. Per le vittime, conferma il potere di decidere le sorti del procedimento per i reati a querela. È fondamentale, tuttavia, che sia la remissione che la sua accettazione siano formalizzate correttamente e tempestivamente, altrimenti non potranno essere fatte valere in Cassazione. La decisione sottolinea l’importanza della volontà della persona offesa nei reati che ledono primariamente interessi privati, permettendo una risoluzione extragiudiziale del conflitto anche quando il sistema giudiziario ha già emesso il suo verdetto.

È possibile annullare una condanna se la vittima ritira la querela dopo la sentenza d’appello?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che se la remissione della querela (e la sua accettazione) avviene dopo la sentenza d’appello e prima della scadenza del termine per ricorrere in Cassazione, il ricorso è ammissibile al solo fine di far valere l’estinzione del reato, con conseguente annullamento della condanna.

In caso di remissione della querela, chi paga le spese processuali?
Secondo la sentenza, ai sensi dell’art. 340, comma 4, del codice di procedura penale, le spese del procedimento sono a carico del querelato, ovvero dell’imputato che ha accettato la remissione.

Per quale tipo di reati è applicabile questo principio?
Questo principio si applica ai reati punibili a querela della persona offesa. Il caso in esame riguarda la truffa semplice (art. 640, terzo comma, c.p.), ma il principio è estendibile a tutti i reati per i quali la legge richiede la querela come condizione di procedibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati