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Reiterazione del reato: Cassazione su arresti

Un individuo agli arresti domiciliari per coltivazione di stupefacenti in un contesto associativo si è visto rigettare il ricorso dalla Corte di Cassazione. La Corte ha confermato la misura, stabilendo che il pericolo di reiterazione del reato persiste a causa della dimostrata professionalità criminale, anche a fronte di un’assoluzione parziale e della cessazione dell’attività del gruppo criminale di appartenenza. La capacità a delinquere è stata ritenuta un fattore preponderante.

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Pubblicato il 14 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rischio di Reiterazione del Reato: Quando Restano gli Arresti Domiciliari?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 32055 del 2024, offre un importante chiarimento sui presupposti per il mantenimento delle misure cautelari. Il caso analizzato riguarda la valutazione del pericolo di reiterazione del reato, un concetto fondamentale nel nostro ordinamento processuale penale. La Suprema Corte ha stabilito che una spiccata professionalità criminale può giustificare il mantenimento degli arresti domiciliari, anche quando il contesto associativo originario è venuto meno e l’imputato è stato parzialmente assolto.

I Fatti del Caso

Il procedimento nasce dal ricorso di un individuo sottoposto alla misura degli arresti domiciliari. In precedenza, il Tribunale di Reggio Calabria, in sede di appello cautelare, aveva confermato il rigetto della sua richiesta di revoca o sostituzione della misura. L’indagato era coinvolto in un’attività di coltivazione estensiva e commercializzazione di sostanze stupefacenti, svolta nell’ambito di un sodalizio criminale che esercitava un ruolo egemone sul territorio.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa ha contestato la decisione del Tribunale, lamentando un vizio di motivazione e una violazione di legge. Secondo il ricorrente, il Tribunale si sarebbe limitato a fornire una motivazione stereotipata, senza analizzare nel dettaglio gli elementi a suo favore, tra cui:

1. L’assoluzione per una delle imputazioni contestate.
2. La circostanza che l’associazione criminale di riferimento avesse cessato la propria attività già da diversi anni (dal 2017).
3. Il considerevole periodo di tempo già trascorso in stato custodiale.
4. L’avvenuta rescissione dei legami con gli altri associati.

Questi elementi, secondo la tesi difensiva, avrebbero dovuto portare alla conclusione che il pericolo concreto di reiterazione del reato fosse ormai cessato.

La Valutazione della Reiterazione del Reato da Parte della Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. Gli Ermellini hanno validato l’impianto motivazionale dell’ordinanza del Tribunale, considerandolo logico, coerente e privo di vizi. Il fulcro della decisione risiede nella valutazione della personalità dell’indagato e della sua propensione a delinquere, che trascende il singolo episodio o il contesto associativo specifico.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha evidenziato come il Tribunale abbia correttamente basato la propria decisione su plurime ragioni. La professionalità dimostrata nell’attività illecita — che includeva l’individuazione e preparazione dei terreni e la gestione dell’irrigazione per coltivazioni estensive di marijuana — e la successiva commercializzazione organizzata, sono state considerate indici di una spiccata e radicata capacità criminale.

In quest’ottica, l’assoluzione per un reato-fine è stata giudicata non influente sulla valutazione complessiva della pericolosità sociale. Analogamente, la cessazione dell’attività del sodalizio è stata ritenuta irrilevante. La Corte ha sottolineato che la dimostrata capacità delinquenziale è tale da far ritenere concreto il rischio di reiterazione del reato, anche in contesti diversi da quelli in cui si era manifestata in precedenza. La personalità ‘dedita al crimine’ è l’elemento chiave che giustifica il permanere delle esigenze cautelari. Infine, la Corte ha ricordato l’operatività, nel caso di specie, della doppia presunzione prevista dall’art. 275, comma 3, cod. proc. pen., che rafforza ulteriormente la legittimità della misura.

Le Conclusioni

Con questa sentenza, la Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia di misure cautelari: la valutazione del pericolo di reiterazione del reato deve essere condotta in concreto, analizzando la personalità dell’indagato e la sua capacità criminale complessiva. Elementi come un’assoluzione parziale o la fine di un’associazione criminale non sono di per sé sufficienti a escludere tale pericolo, se emerge una professionalità nel delinquere tale da rendere probabile la commissione di nuovi reati, anche con modalità e in contesti differenti. La decisione conferma quindi il rigetto del ricorso e la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali.

Un’assoluzione parziale è sufficiente a far decadere una misura cautelare come gli arresti domiciliari?
No, secondo la sentenza, l’assoluzione per uno dei reati contestati non è sufficiente se non incide sulla valutazione complessiva della capacità e propensione criminale della persona, che giustifica il mantenimento della misura.

Se l’associazione criminale di cui si faceva parte ha cessato di esistere, viene meno il pericolo di reiterazione del reato?
Non necessariamente. La Corte ha stabilito che una dimostrata capacità delinquenziale e professionalità nel commettere reati (in questo caso, coltivazione di stupefacenti) può far ritenere concreto il rischio di reiterazione, anche in contesti diversi da quello associativo originario.

Cosa significa che la motivazione del Tribunale è ‘immune da censure’?
Significa che la Corte di Cassazione ha ritenuto la motivazione del Tribunale logicamente coerente, non contraddittoria e legalmente corretta. Pertanto, non ha riscontrato vizi che potessero portare all’annullamento della decisione, confermando la valutazione sul merito fatta dal giudice precedente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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