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Reingresso illegale: la Cassazione chiarisce l’arresto

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di un Tribunale che non aveva convalidato l’arresto di un cittadino straniero per reingresso illegale. Il giudice di primo grado aveva erroneamente applicato una norma destinata a chi viene fermato in uscita dal territorio nazionale, mentre l’imputato era stato arrestato in ingresso. La Suprema Corte ha chiarito che l’arresto era legittimo, in quanto il divieto di reingresso di cinque anni era pienamente in vigore, e ha annullato la decisione senza rinvio, stabilendo la correttezza dell’operato delle forze dell’ordine.

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reingresso illegale: la Cassazione stabilisce la legittimità dell’arresto

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 21612 del 2024, ha affrontato un importante caso di reingresso illegale, fornendo chiarimenti cruciali sulla corretta applicazione della normativa in materia di immigrazione e sulla legittimità dell’arresto. La pronuncia annulla un’ordinanza del Tribunale di Aosta che non aveva convalidato l’arresto di un cittadino straniero, ripristinando la correttezza dell’operato delle forze di polizia.

I Fatti del Caso: Arresto alla Frontiera

Un cittadino straniero è stato arrestato mentre tentava di entrare nel territorio italiano attraverso il Traforo del Monte Bianco. A suo carico pendeva un provvedimento di espulsione emesso dal Prefetto di Siracusa, con un divieto di reingresso valido per cinque anni a partire dal 1° settembre 2020. Nonostante il divieto fosse in piena vigenza, l’uomo rientrava in Italia senza alcuna giustificazione.

Le forze dell’ordine hanno quindi proceduto all’arresto obbligatorio in flagranza per il reato previsto dall’art. 13, comma 13, del Testo Unico sull’Immigrazione (d.lgs. 286/1998).

La Decisione del Tribunale e l’Errata Applicazione della Norma

Portato dinanzi al Giudice monocratico del Tribunale di Aosta per il giudizio direttissimo, l’arresto non è stato convalidato. Il giudice ha ritenuto di applicare una normativa più favorevole, specificamente l’art. 13, comma 2-ter del medesimo Testo Unico. Tuttavia, questa norma è applicabile esclusivamente al caso dello straniero identificato in uscita dal territorio nazionale durante i controlli alle frontiere esterne, una circostanza palesemente diversa da quella in esame.

Il Ricorso del Pubblico Ministero e la questione del reingresso illegale

Il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Aosta ha proposto ricorso per cassazione, contestando la decisione del giudice di primo grado su due fronti:

1. Erronea applicazione della legge penale: Il Procuratore ha sostenuto che il giudice della convalida avrebbe dovuto limitarsi a un controllo sulla ragionevolezza dell’operato della polizia, la quale aveva correttamente applicato la norma sull’arresto obbligatorio per reingresso illegale. L’applicazione della norma relativa ai controlli in uscita era, quindi, un errore di diritto.
2. Mancanza e illogicità della motivazione: Di conseguenza, la motivazione dell’ordinanza risultava viziata, poiché fondata su un presupposto normativo errato.

Anche il Procuratore generale presso la Corte di Cassazione ha appoggiato il ricorso, chiedendo l’annullamento dell’ordinanza e sottolineando che il divieto di reingresso ha una durata massima di cinque anni, come previsto dalla legge.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso fondato, accogliendo in toto le argomentazioni della Procura. I giudici hanno chiarito che il controllo demandato al giudice della convalida deve porsi nella stessa prospettiva delle forze di polizia al momento dell’arresto, valutando la ragionevolezza del loro operato sulla base delle norme vigenti.

Nel caso specifico, la norma applicabile era inequivocabilmente quella che sanziona il reingresso illegale in violazione di un ordine di espulsione (art. 13, comma 13, d.lgs. 286/1998), che prevede l’arresto obbligatorio. L’estensione temporale del divieto, pari a cinque anni, era ancora pienamente efficace.

La Corte ha specificato che la norma più favorevole invocata dal Tribunale (art. 13, comma 2-ter) è stata introdotta per gestire i casi di stranieri fermati mentre lasciano il Paese, una situazione del tutto distinta e non sovrapponibile a quella di chi viene fermato mentre vi entra illegalmente.

Le Conclusioni: Legittimità dell’Arresto e Annullamento Senza Rinvio

Alla luce di queste considerazioni, la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio l’ordinanza impugnata e ha dichiarato legittimo l’arresto. La scelta dell’annullamento “senza rinvio” si giustifica perché la fase della convalida era ormai conclusa e superata. La decisione della Corte, pertanto, non ha effetti concreti sulla libertà personale dell’individuo in relazione a quel procedimento, ma serve a ristabilire il corretto principio di diritto e ad affermare la legittimità dell’azione della polizia giudiziaria. La sentenza ribadisce un principio fondamentale: le norme devono essere applicate in base al loro preciso ambito, evitando interpretazioni analogiche che ne snaturino la finalità.

Quando è legittimo l’arresto per reingresso illegale di uno straniero?
L’arresto è considerato legittimo quando uno straniero, destinatario di un provvedimento di espulsione con divieto di rientro in vigore, viene trovato sul territorio nazionale senza alcuna giustificazione, in violazione di tale divieto.

Perché il Tribunale di primo grado non aveva convalidato l’arresto?
Il Tribunale aveva erroneamente applicato una norma più favorevole (art. 13, comma 2-ter, d.lgs. 286/1998) prevista per i casi di stranieri identificati durante i controlli di polizia mentre escono dal territorio nazionale, e non per quelli che vi entrano illegalmente.

Cosa significa ‘annullamento senza rinvio’ in questo specifico caso?
Significa che la Corte di Cassazione ha annullato la decisione del Tribunale, dichiarando che l’arresto era legittimo fin dall’inizio. Non si procede a un nuovo giudizio sulla convalida perché quella fase processuale è ormai terminata. La sentenza serve a correggere l’errore di diritto e a confermare la correttezza dell’operato della polizia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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