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Registrazioni come prova: la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 10197 del 2024, ha rigettato il ricorso di un imputato condannato per estorsione e altri reati. L’imputato sosteneva l’inutilizzabilità delle registrazioni effettuate dalla vittima su impulso della polizia. La Corte ha ribadito che le registrazioni come prova, eseguite da uno dei partecipanti al colloquio, costituiscono prova documentale e non intercettazione ambientale, rendendole pienamente utilizzabili in giudizio. Ha inoltre dichiarato inammissibile l’eccezione sulla mancanza di querela per il furto, poiché sollevata tardivamente.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Registrazioni come prova: la Cassazione ne conferma l’utilizzabilità

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, torna a pronunciarsi su un tema di grande attualità: l’uso di registrazioni come prova nel processo penale. La decisione chiarisce in modo definitivo la differenza tra una registrazione effettuata da un privato, anche su impulso della polizia, e un’intercettazione illegale, confermando la piena ammissibilità della prima come prova documentale. Analizziamo i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso di un uomo condannato in appello per una serie di reati, tra cui estorsione, danneggiamento, furto e violazione della legge sugli stupefacenti. La difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su diversi motivi, ma due in particolare hanno catalizzato l’attenzione dei giudici: la presunta inutilizzabilità di registrazioni audio e la mancanza di una querela valida per il reato di furto.

I Motivi del Ricorso: Procedibilità e Utilizzabilità delle Prove

La difesa ha articolato le proprie censure su due fronti principali:

1. Mancanza della condizione di procedibilità per il furto: Si sosteneva che, a seguito delle modifiche introdotte dalla Riforma Cartabia (d.lgs. 150/2022), il reato di furto contestato fosse procedibile solo a querela di parte. Secondo il ricorrente, l’atto presentato dalla vittima era una semplice ‘denuncia’ e non una ‘querela’, in quanto privo della necessaria manifestazione di volontà di punire il colpevole.
2. Inutilizzabilità delle registrazioni: L’argomento centrale del ricorso riguardava l’ammissibilità delle registrazioni di conversazioni effettuate dalla persona offesa su sollecitazione e con mezzi forniti dalla polizia giudiziaria. La difesa le qualificava come intercettazioni ambientali eseguite senza l’autorizzazione dell’autorità giudiziaria, e quindi inutilizzabili.

La Decisione della Cassazione sulle registrazioni come prova

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, ritenendo i motivi infondati o inammissibili. Per quanto riguarda le registrazioni come prova, i giudici hanno aderito all’orientamento più recente e consolidato. Hanno stabilito che la registrazione fonografica di un colloquio, eseguita per iniziativa di uno dei partecipanti, costituisce una prova documentale ai sensi dell’art. 234 c.p.p. e non un’intercettazione ambientale.

Questa qualificazione rimane valida anche quando la registrazione è effettuata su impulso della polizia giudiziaria e con strumenti da essa forniti. L’elemento discriminante non è chi suggerisce la registrazione, ma chi la esegue: finché è uno dei presenti a registrare, si tratta di una memorizzazione di un fatto storico a cui egli stesso sta partecipando.

Le Motivazioni della Corte

Nelle motivazioni, la Corte ha spiegato in modo approfondito le ragioni della sua decisione. In primo luogo, ha chiarito che l’eccezione relativa alla mancanza di querela era inammissibile. Essendo stata sollevata per la prima volta in Cassazione, avrebbe richiesto un accertamento di fatto sul contenuto dell’atto (per verificare se, al di là del nome, contenesse una volontà punitiva) che è precluso al giudice di legittimità. Tali questioni devono essere tempestivamente sollevate nei gradi di merito.

Sul punto cruciale delle registrazioni, la Corte ha ribadito che non si può parlare di intercettazione quando a captare il colloquio è uno dei suoi stessi protagonisti. L’intercettazione, disciplinata dagli artt. 266 e ss. c.p.p., presuppone la captazione occulta di una conversazione tra terzi da parte di un soggetto estraneo ad essa. La registrazione da parte di un partecipante, invece, è semplicemente una forma di documentazione di un evento, pienamente utilizzabile in dibattimento. La Corte ha inoltre sottolineato che l’imputato non ha operato come ‘agente provocatore’, ma si è limitato a ‘svelare un’intenzione criminosa’ già esistente, permettendo la raccolta delle prove.

Conclusioni

La sentenza consolida un principio di fondamentale importanza pratica: un cittadino che registra una conversazione a cui partecipa per precostituirsi una prova non compie un atto illecito. Tale registrazione è pienamente valida come prova documentale in un processo penale, anche se l’idea o gli strumenti sono stati forniti dalle forze dell’ordine. Questa pronuncia offre quindi un importante strumento di tutela per le vittime di reato, come l’estorsione, e traccia una linea netta tra la legittima raccolta di prove e le attività di intercettazione che richiedono il rigoroso controllo giurisdizionale. Infine, ribadisce un principio cardine del processo: le eccezioni procedurali devono essere sollevate nei tempi e nei modi corretti, altrimenti si rischia di perderle per sempre.

Una registrazione audio fatta da un privato su suggerimento della polizia è una prova valida?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la registrazione di un colloquio eseguita da uno dei partecipanti è una prova documentale utilizzabile in giudizio, anche se effettuata su impulso o con strumenti della polizia giudiziaria. Non si tratta di un’intercettazione ambientale.

Perché l’eccezione sulla mancanza di querela è stata respinta?
L’eccezione è stata dichiarata inammissibile perché è stata sollevata per la prima volta in Cassazione. Stabilire se un atto, pur chiamato ‘denuncia’, contenga la volontà di punire tipica della ‘querela’ richiede un accertamento di fatto riservato ai giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello), che non può essere compiuto in sede di legittimità.

Qual è la differenza fondamentale tra registrazione di un partecipante e intercettazione?
La differenza risiede nel soggetto che effettua la captazione. Se a registrare è uno dei partecipanti al colloquio, si tratta di una memorizzazione di un fatto storico e quindi di una prova documentale. Se, invece, un soggetto terzo ed estraneo al colloquio lo capta di nascosto (tipicamente, la polizia), si tratta di un’intercettazione, che richiede una specifica autorizzazione del giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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