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Regime 41-bis: no a CD e lettori musicali in cella

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza che consentiva a un detenuto in regime 41-bis di acquistare e detenere un lettore CD e dischi musicali. La Suprema Corte ha stabilito che la sicurezza prevale, poiché i controlli necessari per escludere rischi di comunicazione con l’esterno (come l’ascolto preventivo di ogni CD) rappresentano un onere sproporzionato e inesigibile per l’amministrazione penitenziaria. Il diritto alla fruizione della musica, secondo la Corte, è già garantito da altri canali più sicuri all’interno dell’istituto.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Regime 41-bis: la Sicurezza Prevale sul Lettore CD in Cella

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 1306 del 2024, è tornata a pronunciarsi sul delicato equilibrio tra i diritti dei detenuti e le esigenze di sicurezza all’interno del regime 41-bis. La decisione è netta: il diniego all’acquisto e alla detenzione di lettori CD e supporti musicali è legittimo se i controlli necessari per prevenire contatti con l’esterno impongono un onere eccessivo all’amministrazione penitenziaria. Vediamo i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso: La Richiesta del Detenuto

Il caso ha origine dal reclamo di un detenuto sottoposto al regime speciale del 41-bis, il quale chiedeva di poter acquistare un lettore di compact disk e relativi CD musicali, nonché di poterli tenere nella propria camera di pernottamento senza vincoli di orario. Inizialmente, il Magistrato di sorveglianza e, successivamente, il Tribunale di sorveglianza avevano parzialmente accolto la richiesta. Avevano infatti autorizzato l’acquisto del lettore e dei CD, pur con alcune limitazioni: i dischi dovevano essere di artisti di fama nazionale o internazionale, sigillati e acquistati tramite i canali ufficiali del carcere. Il Tribunale aveva ritenuto che queste cautele, unite alla sigillatura del lettore da parte del personale di polizia, fossero sufficienti a scongiurare pericoli di manipolazione o di comunicazione illecita.

Il Ricorso in Cassazione e le Esigenze del Regime 41-bis

L’Amministrazione penitenziaria ha impugnato tale decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendo che il provvedimento violasse le finalità del regime 41-bis. Il punto centrale del ricorso era che consentire l’introduzione di tali dispositivi, anche con le limitazioni imposte, ignorava le stringenti esigenze di sicurezza volte a recidere ogni legame tra i detenuti e le loro organizzazioni criminali di appartenenza. Secondo l’amministrazione, il controllo su tali oggetti non poteva essere superficiale e imponeva un carico di lavoro insostenibile per il personale, distogliendolo da altri compiti essenziali.

La Contraddittorietà delle Misure Proposte

Un altro motivo di ricorso evidenziava la manifesta illogicità della soluzione individuata dal Tribunale di sorveglianza. La distinzione tra artisti “di nicchia” e artisti “di fama nazionale e internazionale” è stata definita arbitraria e inefficace. Non si può escludere a priori che anche autori noti possano avere legami con ambienti criminali o che i loro supporti musicali possano essere stati manomessi in un momento antecedente all’ingresso in carcere per veicolare messaggi.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando senza rinvio l’ordinanza impugnata. La motivazione si fonda su un principio consolidato: nel bilanciamento degli interessi, le esigenze di sicurezza connesse al regime 41-bis assumono un peso preponderante. La Corte ha chiarito che il problema non risiede nel diritto del detenuto ad ascoltare musica, che è ampiamente garantito da altri canali sicuri all’interno dell’istituto (come la filodiffusione), ma nelle modalità con cui tale diritto viene esercitato.

Secondo gli Ermellini, le misure come l’acquisto tramite sopravvitto o la sigillatura del dispositivo non sono sufficienti a eliminare il rischio. L’unico controllo veramente efficace per escludere la presenza di messaggi nascosti o contenuti pericolosi sarebbe “l’apertura, l’esame e l’ascolto di tutto il materiale acquistato”. Questa operazione, da compiersi per ogni singolo CD, è stata definita un “adempimento inesigibile” e un’attività talmente onerosa da determinare un “ingiustificato sviamento delle risorse umane dell’amministrazione”.

Conclusioni

La sentenza riafferma con forza che la legittimità di un provvedimento restrittivo nel contesto del regime 41-bis deve essere valutata in base alla sua funzionalità nel prevenire contatti illeciti e al suo impatto sull’organizzazione penitenziaria. Quando l’esercizio di un diritto, pur non essendo assoluto, richiede adempimenti di controllo sproporzionati e non sostenibili per garantire la sicurezza, l’amministrazione ha il potere di negarlo. In questo caso, il divieto di possedere lettori CD non è stato considerato una misura meramente afflittiva, ma una scelta necessaria e proporzionata per tutelare le finalità primarie del regime detentivo speciale.

Un detenuto in regime 41-bis ha diritto ad avere un lettore CD in cella?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’amministrazione penitenziaria può legittimamente negare l’autorizzazione all’acquisto e alla detenzione di tali dispositivi se i controlli necessari a garantire la sicurezza rappresentano un onere eccessivo e inesigibile per il personale.

Perché l’acquisto di CD sigillati e di artisti famosi non è una garanzia sufficiente?
Perché queste misure non possono escludere con certezza che il supporto sia stato manomesso prima del suo ingresso in carcere per veicolare messaggi. La Corte ha ritenuto la distinzione tra artisti famosi e di nicchia arbitraria e inefficace ai fini della sicurezza.

Qual è l’unico controllo che la Corte ritiene veramente efficace per questi dispositivi?
L’unico controllo considerato realmente risolutivo sarebbe l’apertura, l’esame e l’ascolto preventivo e integrale di ogni singolo CD da parte del personale di polizia penitenziaria. Tuttavia, tale operazione è stata giudicata un onere sproporzionato e insostenibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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