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Regime 41-bis: Legittima la competenza di Roma

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un detenuto contro la proroga del regime 41-bis. I giudici hanno confermato la piena legittimità costituzionale sia della normativa che istituisce il regime di carcere duro, sia della competenza territoriale esclusiva del Tribunale di Sorveglianza di Roma a decidere su tali materie. Il ricorso è stato ritenuto manifestamente infondato, ribadendo che il regime 41-bis è uno strumento necessario per impedire i collegamenti tra detenuti pericolosi e le organizzazioni criminali esterne.

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Pubblicato il 3 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Regime 41-bis: la Cassazione ribadisce la sua legittimità costituzionale

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi sulla compatibilità costituzionale del regime 41-bis dell’ordinamento penitenziario, noto anche come ‘carcere duro’. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso di un detenuto, confermando non solo la legittimità del regime speciale, ma anche la competenza esclusiva del Tribunale di Sorveglianza di Roma a decidere sui reclami in materia. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale ormai stabile.

I fatti del caso

Il caso nasce dal reclamo presentato da un detenuto avverso un decreto del Ministro della Giustizia che prorogava la sua sottoposizione al regime 41-bis. Il Tribunale di Sorveglianza di Roma aveva respinto il reclamo. Di conseguenza, il detenuto, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per Cassazione, sollevando due principali questioni di legittimità costituzionale:

1. La presunta incostituzionalità della norma che accentra la competenza territoriale per tutti i reclami sul 41-bis presso il solo Tribunale di Sorveglianza di Roma.
2. La presunta incostituzionalità del regime 41-bis in sé, per contrasto con i principi fondamentali della Carta Costituzionale.

La decisione della Corte di Cassazione sul regime 41-bis

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo inammissibile perché manifestamente infondato. I giudici hanno esaminato entrambi i profili di presunta incostituzionalità sollevati dalla difesa, concludendo per la loro totale infondatezza sulla base di una consolidata giurisprudenza, sia della stessa Corte di Cassazione che della Corte Costituzionale.

Le motivazioni della Corte

Le motivazioni della Corte si articolano su due punti fondamentali, corrispondenti alle eccezioni sollevate dal ricorrente.

Sulla competenza del Tribunale di Sorveglianza di Roma

La Corte ha chiarito che l’attribuzione della competenza esclusiva al Tribunale di Sorveglianza di Roma è una scelta precisa del legislatore, prevista dall’art. 41-bis, comma 2-quinquies, dell’ordinamento penitenziario. Questa scelta rientra nell’ampia discrezionalità del legislatore e non viola alcun principio costituzionale. In particolare:

* Non viola il principio del giudice naturale (art. 25 Cost.): Il giudice competente è predeterminato per legge in base a un criterio oggettivo e certo (la materia trattata), quindi non viene designato arbitrariamente dopo il fatto.
* Non lede l’imparzialità del giudice né il diritto di accesso alla giustizia: L’istituzione di una giurisdizione unica a livello nazionale per una materia specifica non pregiudica né la terzietà del giudice né la possibilità per l’interessato di impugnare il provvedimento.

Sulla legittimità costituzionale del regime 41-bis

La Cassazione ha ribadito, richiamando numerose sentenze della Corte Costituzionale, che il regime 41-bis è pienamente conforme ai principi costituzionali. Lo scopo di questo regime non è un’ulteriore afflizione punitiva, ma una misura di prevenzione finalizzata a contenere la pericolosità di specifici detenuti. L’obiettivo primario è impedire che questi mantengano i collegamenti con le organizzazioni criminali di appartenenza all’esterno del carcere, contatti che potrebbero essere facilitati dalle normali attività trattamentali e di reinserimento sociale previste dall’ordinamento penitenziario.

Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma con fermezza la validità dell’impianto normativo che regola il regime 41-bis. La decisione della Cassazione non solo respinge le critiche sulla costituzionalità del ‘carcere duro’, ma ne riafferma la funzione essenziale come strumento di contrasto alla criminalità organizzata. Viene inoltre consolidato il principio secondo cui la scelta di centralizzare la competenza giurisdizionale in una materia così delicata è una prerogativa legittima del legislatore, finalizzata a garantire uniformità e specializzazione. Il ricorso è stato quindi dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Perché solo il Tribunale di Sorveglianza di Roma è competente per i reclami sul regime 41-bis?
Perché una specifica norma di legge (art. 41-bis, comma 2-quinquies, ord. pen.) lo prevede espressamente. Secondo la Corte di Cassazione, questa è una scelta legittima del legislatore, che non viola il principio del giudice naturale, in quanto la competenza è predeterminata in base a un criterio oggettivo (la materia) e non arbitrario.

Il regime 41-bis è considerato costituzionale dalla giurisprudenza?
Sì. La Corte di Cassazione, richiamando numerose pronunce della Corte Costituzionale, ha ribadito che il regime differenziato è compatibile con la Costituzione. Il suo scopo è quello di contenere la pericolosità di certi detenuti, impedendo i collegamenti con le organizzazioni criminali all’esterno del carcere.

Cosa succede quando un ricorso contro il 41-bis viene dichiarato inammissibile?
Quando la Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile, come in questo caso, il provvedimento impugnato (in questo caso, l’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza che confermava il 41-bis) diventa definitivo. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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