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Regalo di modico valore: quando non è corruzione

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per corruzione nei confronti di due dirigenti di una società fornitrice di dispositivi medici. Il caso riguardava un regalo di modico valore (gioielli per circa 300 euro) fatto a un membro della commissione che aveva aggiudicato alla società una gara d’appalto da oltre 800.000 euro. La Corte ha stabilito che, per configurare il reato, è necessaria la prova di un patto corruttivo (rapporto sinallagmatico). La sproporzione tra il valore del regalo e quello dell’appalto ha reso l’omaggio una semplice manifestazione di gratitudine, penalmente irrilevante sebbene potenzialmente un illecito disciplinare per il pubblico ufficiale.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Regalo di Modico Valore: La Cassazione Chiarisce i Confini della Corruzione

Un regalo di modico valore a un pubblico ufficiale è sempre sinonimo di corruzione? La Corte di Cassazione, con la sentenza in esame, fornisce una risposta chiara, tracciando una linea di demarcazione fondamentale tra un gesto di cortesia, pur professionalmente inopportuno, e una condotta penalmente rilevante. Questa pronuncia offre spunti essenziali per comprendere quando un omaggio si trasforma in una tangente, sottolineando l’importanza del cosiddetto ‘patto corruttivo’.

I Fatti del Caso

La vicenda giudiziaria ha origine da un’indagine su una gara d’appalto per la fornitura di dispositivi medici a diverse aziende sanitarie locali. Una società, risultata vincitrice di due lotti per un valore complessivo di oltre 800.000 euro, finisce sotto i riflettori. Il vicepresidente del consiglio di amministrazione e una consulente esterna della società vengono accusati di corruzione per aver consegnato dei gioielli, del valore di circa 300 euro, a un membro della commissione aggiudicatrice.

Nei primi due gradi di giudizio, gli imputati vengono condannati, sebbene con una pena ridotta in appello. La tesi accusatoria si basa sull’idea che il dono fosse il prezzo per l’esercizio della funzione svolta dal pubblico ufficiale nell’ambito della gara. Gli imputati, invece, si difendono sostenendo che si trattasse di un semplice omaggio natalizio, privo di qualsiasi intento corruttivo.

La Decisione della Corte: il Regalo di Modico Valore non Basta

La Corte di Cassazione ribalta completamente il verdetto, annullando la sentenza di condanna ‘perché il fatto non sussiste’. Il fulcro della decisione risiede nella distinzione tra illecito disciplinare e reato. Secondo i giudici supremi, non è sufficiente una semplice correlazione temporale tra il regalo e l’esercizio di una funzione pubblica per configurare il delitto di corruzione.

Perché si possa parlare di reato, è indispensabile provare l’esistenza di un ‘rapporto sinallagmatico’, ovvero di un vero e proprio accordo illecito in cui il dono rappresenta la controprestazione per l’atto compiuto (o da compiere) dal pubblico ufficiale. In assenza di tale patto, il fatto perde la sua rilevanza penale.

Le Motivazioni: L’Assenza del Patto Corruttivo e la Sproporzione

La Corte argomenta la sua decisione evidenziando due elementi cruciali:

1. Mancanza di Prova del ‘Pactum Sceleris’: Nel caso di specie, non è emersa alcuna prova di un accordo preventivo o contestuale tra i dirigenti della società e il membro della commissione. Non si è potuto dimostrare che il regalo fosse stato promesso o consegnato in cambio di un trattamento di favore nella gara. La dazione è apparsa, piuttosto, come un gesto postumo.

2. L’Irrisorietà del Vantaggio: I giudici sottolineano l’enorme sproporzione tra il valore del regalo (circa 300 euro) e l’entità economica dell’appalto (oltre 800.000 euro). Questa ‘irrisorietà dell’utilità’, sebbene non sia un elemento costitutivo del reato, assume un’importanza decisiva sul piano probatorio. È altamente improbabile, secondo la Corte, che un pubblico ufficiale ‘venda’ la propria funzione in una procedura così rilevante per un vantaggio così esiguo. Il regalo di modico valore, in questo contesto, viene interpretato come una ‘manifestazione di gratitudine e di apprezzamento per l’attività già compiuta’ in modo conforme ai doveri d’ufficio, e non come il prezzo della corruzione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza stabilisce un principio di diritto di notevole importanza pratica. La Cassazione chiarisce che, per affermare la responsabilità penale per corruzione, l’accusa deve andare oltre la mera constatazione di un dono e provare in modo rigoroso l’esistenza di un nesso di reciprocità funzionale tra il vantaggio offerto al pubblico ufficiale e l’esercizio delle sue funzioni. Il modesto valore di un regalo, rapportato al contesto economico di riferimento, diventa un potente indizio a favore dell’imputato, capace di minare alla base la configurabilità del reato. Resta fermo, tuttavia, che l’accettazione di regali da parte di un dipendente pubblico, anche se di valore esiguo, può comunque costituire un illecito disciplinare, come previsto dal Codice di comportamento dei dipendenti pubblici.

Un regalo a un pubblico ufficiale è sempre reato di corruzione?
No. Secondo la Corte di Cassazione, un regalo costituisce corruzione solo se si inserisce in un ‘rapporto sinallagmatico’, ovvero un patto illecito in cui il dono è la controprestazione per l’esercizio della funzione pubblica. In assenza di tale patto, il fatto non è penalmente rilevante.

Cosa distingue un gesto di gratitudine da una tangente?
L’elemento distintivo è la prova dell’esistenza di un accordo corruttivo. Se il dono è una mera manifestazione di apprezzamento per un’attività già svolta correttamente dal pubblico ufficiale, senza che vi fosse un accordo preventivo, non si configura il reato di corruzione, ma al massimo un illecito disciplinare per chi lo riceve.

Il valore del regalo è importante per decidere se c’è corruzione?
Sì, ha un’elevata importanza probatoria. Un regalo di modico valore, specialmente se palesemente sproporzionato rispetto all’importanza dell’atto amministrativo in questione, è un forte indizio contro l’esistenza di un patto corruttivo e a favore della tesi di un semplice gesto di gratitudine.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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