Reformatio in peius: la Cassazione ribadisce il divieto di pena peggiorativa in Appello
Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 38795/2024, ha riaffermato un principio cardine del nostro sistema processuale penale: il divieto di reformatio in peius. Questo principio fondamentale tutela l’imputato che decide di impugnare una sentenza, garantendogli che la sua posizione non possa essere aggravata dal giudice del grado successivo se è l’unico a contestare la decisione. Il caso in esame offre un chiaro esempio di come tale divieto operi concretamente, anche quando la modifica della pena appare ambigua.
I Fatti di Causa: Un Complesso Percorso Giudiziario
La vicenda processuale ha origine da una condanna di primo grado per reati legati agli stupefacenti, resistenza a pubblico ufficiale e lesioni personali. A seguito di un primo appello, la Corte territoriale aveva condannato l’imputato a una pena di un anno e cinque mesi di reclusione e 3.500 euro di multa. Questa sentenza veniva però annullata dalla Corte di Cassazione con rinvio ad un’altra sezione della Corte d’appello per un nuovo giudizio.
Nel successivo giudizio di rinvio, la Corte d’appello ha riformato parzialmente la condanna, rideterminando la pena in un anno e nove mesi di reclusione, eliminando però la pena pecuniaria. L’imputato, ritenendo questa nuova pena peggiorativa, ha presentato un nuovo ricorso per cassazione, lamentando proprio la violazione del divieto di reformatio in peius.
La Violazione del Divieto di Reformatio in Peius
Il cuore della questione sottoposta alla Suprema Corte era stabilire se una pena di un anno e nove mesi di reclusione (senza multa) fosse peggiore di una pena di un anno e cinque mesi di reclusione accompagnata da una multa di 3.500 euro. Secondo la difesa, l’aumento di quattro mesi della pena detentiva costituiva un chiaro peggioramento, a prescindere dall’eliminazione della sanzione pecuniaria.
La Decisione della Corte di Cassazione
La Corte di Cassazione ha accolto pienamente il ricorso dell’imputato, riconoscendo la fondatezza della doglianza. I giudici di legittimità hanno chiarito che, in presenza di un’impugnazione proposta dal solo imputato, il giudice del rinvio non può irrogare una pena detentiva complessivamente superiore a quella inflitta con la prima sentenza d’appello, poi annullata. Nel caso di specie, l’aumento della pena detentiva, la sanzione più afflittiva per la libertà personale, costituisce un inequivocabile peggioramento della condizione dell’imputato, rendendo irrilevante la contestuale cancellazione della multa.
le motivazioni
La Corte ha motivato la sua decisione richiamando il consolidato orientamento giurisprudenziale sul divieto di reformatio in peius. Si è sottolineato che il confronto tra le due sentenze d’appello deve essere globale, ma con un’attenzione particolare alla natura delle pene. La pena detentiva ha un’incidenza diretta sulla libertà personale, che la rende qualitativamente più grave di una pena pecuniaria. Pertanto, un suo aumento non può essere compensato dall’eliminazione di una multa.
La Corte ha inoltre rilevato che l’errore commesso dalla Corte d’appello era emendabile direttamente in sede di legittimità, ai sensi dell’art. 620, comma 1, lettera l), del codice di procedura penale. Non essendo necessari ulteriori accertamenti di fatto, la Cassazione ha potuto annullare la sentenza impugnata senza rinvio, limitatamente al punto della pena, e rideterminarla direttamente.
le conclusioni
Con questa sentenza, la Corte di Cassazione ha annullato la decisione della Corte d’appello e ha rideterminato la pena finale in un anno e cinque mesi di reclusione, eliminando anche la multa. Di fatto, ha concesso all’imputato il trattamento più favorevole derivante dalla combinazione delle due sentenze d’appello: la pena detentiva più bassa (quella della prima sentenza) e l’assenza della pena pecuniaria (disposta dalla seconda). Questa pronuncia rafforza la garanzia per l’imputato di non vedere la propria situazione aggravata per il solo fatto di aver esercitato il proprio diritto di difesa tramite l’impugnazione, confermando la centralità del principio del favor rei nel processo penale.
Cos’è il divieto di reformatio in peius?
È il principio secondo cui, se solo l’imputato impugna una sentenza, il giudice del grado successivo non può emettere una decisione che peggiori la sua situazione, ad esempio aumentando la pena detentiva.
Una pena può essere considerata peggiorativa anche se la multa viene eliminata?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che se la pena detentiva viene aumentata (in questo caso da 1 anno e 5 mesi a 1 anno e 9 mesi), la pena complessiva è considerata peggiorativa, anche se contestualmente viene eliminata la pena pecuniaria.
Cosa succede quando la Corte di Cassazione rileva un errore di questo tipo?
In questo caso, trattandosi di un errore di diritto che non richiedeva ulteriori accertamenti di fatto, la Corte di Cassazione ha potuto annullare la sentenza impugnata senza rinvio, correggendo direttamente la pena e rideterminandola in quella corretta (un anno e cinque mesi di reclusione, senza multa).
Testo del provvedimento
Sentenza di Cassazione Penale Sez. 3 Num. 38795 Anno 2024
Penale Sent. Sez. 3 Num. 38795 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: NOME
Data Udienza: 07/06/2024
Oggi,
2 2 OTT, 2024
SENTENZA
sul ricorso proposto da COGNOME NOME, nato a Ariano Iripino il DATA_NASCITA avverso la sentenza del 20/12/2023 della Corte di appello di Napoli; visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso; udita la relazione svolta dal consigliere NOME COGNOME; letta la requisitoria del Pubblico Ministero, in persona del AVV_NOTAIO NOME AVV_NOTAIO, che ha concluso chiedendo che la sentenza impugnata sia annullata con rinvio.
RITENUTO IN FATTO
Con sentenza del 20 dicembre 2023, pronunciata nel giudizio di rinvio scaturito dalla sentenza Sez. 4, n. 55178 del 10/11/2016, la Corte d’appello di Napoli ha parzialmente riformato la sentenza di condanna di primo grado, rideterminando la pena inflitta all’imputato, con la continuazione, in anni uno e mesi nove di reclusione, in relazione al reati di cui agli artt. 73, comma 5, del
d.P.R. n. 309 del 1990, 337 e 582 cod. pen., confermando nel resto la decisi di primo grado.
Avverso la sentenza l’imputato ha proposto, tramite il difensore, ricorso per cassazione, lamentando, con unico motivo di doglianza, che con la precedente decisione di appello l’imputato era stato condannato alla pena di un anno e cinque mesi di reclusione ed euro 3500,00 di multa; cosicché la sentenza impugnata recherebbe una reformatio in peius in punto di pena.
La difesa ha presentato conclusioni scritte, con cui insiste in quanto già dedotto.
CONSIDERATO IN DIRITTO
3. Il ricorso è fondato.
Come rilevato dalla difesa, nel caso di specie la Corte di appello, nel giudizio di rinvio, ha violato il divieto di reformatio in peius, perché, in presenza di impugnazione del solo imputato, ha irrogato una pena detentiva complessiva superiore a quella inflitta con la prima sentenza d’appello, poi annullata dalla Corte di cassazione. Si è considerato, quale reato-base, quello di lesioni applicando aumenti per la continuazione in relazione ai reati satelliti, nonché facendo venire meno la pena pecuniaria, non prevista per il reato-base.
Ai sensi dell’art. 620, comma 1, lettera l), cod. proc. pen., l’errore può essere emendato da questa Corte, sulla base del confronto fra le due sentenze di appello; con la conseguenza che la sentenza impugnata deve essere annullata senza rinvio limitatamente alla pena, da rideterminarsi in anni uno e mesi cinque di reclusione, senza alcuna multa.
P.Q.M.
Annulla senza rinvio la sentenza impugnata, limitatamente alla pena, che ridetermina in anni uno e mesi cinque di reclusione.
Così deciso il 07/06/2024.