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Reformatio in peius: la confisca non può peggiorare

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Corte di Appello che aveva aumentato l’importo di una confisca in un giudizio di rinvio. La Suprema Corte ha stabilito che tale aumento viola il divieto di reformatio in peius, poiché solo l’imputato aveva impugnato la precedente decisione. Inoltre, ha chiarito che non può esserci confisca per il reato di usura se la somma restituita dalla vittima è inferiore al capitale prestato, poiché in tal caso non si realizza alcun profitto.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reformatio in Peius e Confisca: la Cassazione Annulla la Decisione Peggiorativa

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha riaffermato un principio cardine del nostro sistema processuale: il divieto di reformatio in peius. Questo principio tutela l’imputato che decide di impugnare una sentenza, garantendogli che la sua posizione non possa essere peggiorata dal giudice dell’appello. Il caso in esame offre un’analisi dettagliata di come questa regola si applichi anche a misure patrimoniali come la confisca e chiarisce un aspetto fondamentale sulla nozione di ‘profitto del reato’ in contesti di usura.

I Fatti del Caso: un Appello e una Confisca Aumentata

La vicenda processuale trae origine da una condanna per usura. Inizialmente, la Corte di Cassazione aveva annullato una sentenza della Corte di Appello di Milano, limitatamente alla statuizione sulla confisca per equivalente, fissata in 50.000 euro. La Corte aveva rilevato un errore concettuale: i giudici di merito avevano confuso il ‘profitto’ del reato (soggetto a confisca) con il ‘danno’ subito dalla parte civile (soggetto a risarcimento).

La causa è stata quindi rinviata alla Corte di Appello per una nuova valutazione. In questa nuova sede, i giudici, pur dovendo ricalcolare il profitto, hanno emesso una decisione sorprendente: hanno disposto la confisca per un importo superiore, pari a 79.000 euro. Contro questa nuova sentenza, la difesa dell’imputato ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando proprio la violazione del divieto di peggioramento della sua posizione.

Il Principio del Divieto di Reformatio in Peius e la Confisca

Il cuore della decisione della Suprema Corte ruota attorno all’articolo 597, comma 3, del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce che, quando a impugnare una sentenza è solo l’imputato, il giudice del gravame non può applicare una pena più grave, né una misura di sicurezza più sfavorevole.

Applicazione alla Misura della Confisca

La Cassazione ribadisce che il divieto di reformatio in peius si estende a tutti gli aspetti del trattamento sanzionatorio, comprese le misure patrimoniali come la confisca. Aumentare l’importo dei beni assoggettati a confisca, in assenza di un appello da parte della pubblica accusa, costituisce un trattamento deteriore per l’imputato e, pertanto, una palese violazione di legge. Nel caso specifico, passare da una confisca di 50.000 euro (disposta nella sentenza annullata) a una di 79.000 euro ha chiaramente peggiorato la situazione dell’imputato, rendendo la sentenza illegittima.

La Nozione di Profitto del Reato secondo la Cassazione

Oltre alla violazione procedurale, la Corte ha colto l’occasione per fare chiarezza su un punto sostanziale: la definizione di ‘profitto’ confiscabile. Secondo la giurisprudenza consolidata, il profitto del reato è il vantaggio economico di diretta e immediata derivazione causale dall’illecito. È un arricchimento patrimoniale effettivo, non un mero credito ‘virtuale’ non ancora riscosso.

Quando si Realizza un Vantaggio Economico?

Nel caso di specie, a fronte di un prestito di 100.000 euro, la persona offesa aveva restituito all’imputato la somma di 79.000 euro. La Corte di Cassazione ha evidenziato che, per determinare l’effettivo arricchimento, è necessario considerare sia la somma erogata che quella restituita. Poiché l’importo restituito era inferiore al capitale prestato, è evidente che l’imputato non solo non aveva realizzato alcun profitto, ma aveva subito una perdita.

Le Motivazioni e le Conclusioni della Corte

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha fondato la sua decisione su due pilastri. In primo luogo, ha accertato la violazione del divieto di reformatio in peius. La Corte di Appello, decidendo in fase di rinvio su esclusiva impugnazione dell’imputato, non avrebbe potuto in nessun caso determinare una confisca di importo superiore a quella della sentenza annullata. In secondo luogo, e in modo ancora più radicale, ha stabilito che mancava il presupposto stesso della confisca: il profitto. Il calcolo matematico tra capitale prestato e somma restituita dimostrava l’assenza di qualsiasi vantaggio economico per l’imputato. L’arricchimento patrimoniale deve essere concreto e realizzato, non potendosi confiscare somme che rappresentano una parziale restituzione del capitale.

Le Conclusioni

Sulla base di queste motivazioni, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata senza rinvio, eliminando completamente la statuizione sulla confisca. La decisione ha importanti implicazioni pratiche: da un lato, rafforza la garanzia per l’imputato di non vedere peggiorata la propria condizione a seguito di un proprio atto di impugnazione; dall’altro, definisce con rigore i contorni del ‘profitto’ confiscabile, esigendo la prova di un effettivo e concreto arricchimento patrimoniale derivante dal reato.

Che cosa significa il principio del ‘divieto di reformatio in peius’?
È un principio fondamentale del processo penale secondo cui, se solo l’imputato impugna una sentenza, il giudice del grado successivo non può emettere una decisione che peggiori la sua situazione (ad esempio, aumentando la pena o l’importo di una confisca).

Una confisca può essere aumentata in un giudizio di rinvio se l’unico a ricorrere è stato l’imputato?
No. La sentenza stabilisce chiaramente che aumentare l’importo della confisca in un giudizio di rinvio, a seguito della sola impugnazione dell’imputato, viola il divieto di ‘reformatio in peius’. La nuova decisione non può essere più sfavorevole di quella precedentemente annullata.

Come si calcola il profitto del reato di usura ai fini della confisca?
Il profitto si identifica con il vantaggio economico effettivo e concreto ottenuto dal reo. Si calcola tenendo conto non solo degli interessi usurari percepiti, ma anche del capitale prestato e di quello restituito. Se la somma restituita dalla vittima è inferiore al capitale iniziale, non vi è alcun profitto confiscabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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