Reformatio in Peius: Quando la Pena Può Cambiare in Appello?
Il principio del divieto di reformatio in peius, sancito dall’art. 597 del codice di procedura penale, rappresenta una garanzia fondamentale per l’imputato che decide di impugnare una sentenza di condanna. Esso stabilisce che la sua posizione non può essere peggiorata dal giudice del grado successivo. Tuttavia, l’applicazione di questo principio può diventare complessa, specialmente in casi di reato continuato. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 9598/2024) offre un importante chiarimento su come questo divieto si coordina con le modifiche nella struttura del reato in fase di appello.
I Fatti del Caso
Il caso trae origine da una condanna per reati legati a violazioni delle norme edilizie. L’imputata, dopo una prima condanna, aveva visto la sua pena rideterminata dalla Corte d’Appello a seguito di un rinvio da parte della Corte di Cassazione. La sentenza di rinvio aveva dichiarato prescritto il reato originariamente considerato più grave. La Corte d’Appello aveva quindi ricalcolato la pena partendo da uno dei reati residui, giungendo a una condanna finale di due mesi di arresto e 16.000 euro di ammenda. La condanna precedente, invece, era di otto mesi e dieci giorni di reclusione. L’imputata ha proposto un nuovo ricorso in Cassazione, lamentando proprio la violazione del divieto di reformatio in peius, sostenendo che il giudice del rinvio avesse applicato un trattamento sanzionatorio internamente più severo rispetto alla prima condanna.
L’applicazione del Divieto di Reformatio in Peius
La questione centrale sollevata dalla ricorrente riguardava la modalità di calcolo della pena. Mentre nella prima condanna era stato applicato un aumento unitario per la continuazione, nella seconda il giudice aveva operato singoli aumenti sulla nuova pena base. Secondo la difesa, questa diversa modalità di calcolo costituiva un peggioramento illegittimo della sua posizione.
La Corte di Cassazione ha respinto questa tesi, dichiarando il ricorso manifestamente infondato e quindi inammissibile.
Le Motivazioni della Cassazione
I giudici di legittimità hanno basato la loro decisione su un consolidato orientamento delle Sezioni Unite. La Corte ha ribadito che il divieto di reformatio in peius non viene violato quando il giudice dell’impugnazione, a fronte di una modifica della struttura del reato continuato (come avviene quando il reato satellite diventa quello più grave a causa della prescrizione dell’originario reato principale), modifica il calcolo degli aumenti di pena, a condizione che la pena complessiva finale non risulti superiore a quella precedentemente inflitta.
Nel caso specifico, la Corte ha sottolineato che la pena finale di due mesi di arresto e 16.000 euro di ammenda è ‘sensibilmente inferiore’ a quella precedente di otto mesi e dieci giorni di reclusione. Il confronto, ai fini del rispetto del divieto, deve essere fatto sul risultato finale del trattamento sanzionatorio, non sulle singole componenti del calcolo. Pertanto, anche se il metodo di calcolo degli aumenti per la continuazione è cambiato, ciò che conta è che l’esito complessivo sia più favorevole, o al massimo uguale, per l’imputato.
Conclusioni
L’ordinanza in esame conferma un principio cruciale: la valutazione della violazione del divieto di reformatio in peius deve essere condotta in termini globali e sostanziali, non meramente formali. La garanzia per l’imputato si concentra sulla pena totale che dovrà scontare. Questa interpretazione offre al giudice dell’impugnazione la necessaria flessibilità per ricalibrare la sanzione quando la struttura del quadro accusatorio muta, ad esempio per effetto della prescrizione, assicurando al contempo che l’imputato non subisca un pregiudizio dalla sua scelta di impugnare la sentenza.
Cosa significa divieto di reformatio in peius?
Significa che se solo l’imputato impugna una sentenza, il giudice del grado successivo non può emettere una condanna più grave di quella precedente. La valutazione del ‘peggioramento’ deve essere fatta confrontando la pena complessiva finale.
La modifica del calcolo della pena in appello viola sempre questo divieto?
No. Secondo la Corte di Cassazione, se la struttura del reato continuato cambia (ad esempio, per la prescrizione del reato più grave), il giudice può modificare il metodo di calcolo della pena, a patto che la pena finale complessivamente irrogata non sia superiore a quella originaria.
Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, come in questo caso, non viene esaminato nel merito. La legge (art. 616 c.p.p.) prevede che il ricorrente sia condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle Ammende.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 9598 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 9598 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 21/02/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME nato a FORIO il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 26/05/2023 della CORTE APPELLO di NAPOLI
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
Motivi della decisione
COGNOME NOME ha proposto ricorso per cassazione avverso la sentenza Corte di Appello di Napoli indicata in epigrafe con la quale, a seguìto di rinvio della di questa Corte di Cassazione, è stata rideterminata la pena a seguito di confermata per reati commessi in violazione di norme edilizie.
L’esponente lamenta vizio di violazione del divieto di reformatio in peius.
Il ricorso è manifestamente infondato, in quanto prospettazione di e ermeneutici palesemente in contrasto con la consolidata giurisprudenza di legittimità della sentenza di rinvio, che aveva dichiarato il reato più grave estinto per prescr è stata infatti determinata, rispetto a quella precedentemente inflitta che era di me D COGNOME, dieci di reclusione, alla pena di mesi due di arresto ed €.16.000 di ammenda. ricorrente che il giudice del rinvio si era discostato dal minimo della pena per il re più grave ed aveva operato singoli aumenti per la continuazione sulla pena base, men prima condanna, era stato effettuato un aumento unitario per la continuazione.
Ebbene, le Sezioni Unite di questa Corte di legittimità hanno statuito che n divieto di “reformatìo in peius” previsto dall’art. 597 cod. proc. pen. il giudice dell’impugnazione che, quando muta la struttura del reato continuato (come avviene se la regiudican diventa quella più grave o cambia la qualificazione giuridica di quest’ultima), ap dei fatti unificati dall’identità del disegno criminoso un aumento maggiore risp ritenuto dal primo giudice, pur non irrogando una pena complessivamente mag Sez. U, n. 16208 del 27/03/2014,Rv. 258653 – 01 Sez. 4 n. 13806 del 07/03/2023, Rv. 284601 – 01). All’evidenza, la pena finale irrogata, peraltro per reati contra sensibilmente inferiore a quella precedentemente comminata.
Essendo il ricorso inammissibile e, a norma dell’art. 616 cod. proc. pen, non assenza di colpa nella determinazione della causa di inammissibilità (Corte Cost. del 13.6.2000), alla condanna del ricorrente al pagamento delle spese del pro consegue quella al pagamento della sanzione pecuniaria nella misura indicata in disp
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento d processuali e al versamento della somma di euro tremila in favore della Cassa delle
Così deciso in Roma, il 21 febbraio 2024