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Reddito gratuito patrocinio: vale il lordo o il netto?

La Corte di Cassazione, con ordinanza del 22/01/2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per false dichiarazioni reddituali ai fini del gratuito patrocinio. La Corte ha ribadito che il calcolo del reddito per gratuito patrocinio deve basarsi sul reddito lordo, senza considerare detrazioni e deduzioni, in quanto indicativo della reale capacità economica del richiedente.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reddito per Gratuito Patrocinio: La Cassazione Conferma il Criterio del Reddito Lordo

L’accesso alla giustizia è un diritto fondamentale, garantito anche a chi non dispone delle risorse economiche per sostenere le spese legali. L’istituto del patrocinio a spese dello Stato, o gratuito patrocinio, si basa su precisi limiti di reddito. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto cruciale: quale reddito per gratuito patrocinio bisogna considerare? Quello lordo o quello netto? La risposta della Suprema Corte è netta e conferma un orientamento consolidato.

Il Fatto e la Questione Giuridica

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un cittadino condannato dalla Corte d’Appello di Lecce per il reato previsto dall’art. 95 del D.P.R. 115/2002. L’imputato aveva attestato falsamente le proprie condizioni reddituali per essere ammesso al patrocinio a spese dello Stato.

Nel suo ricorso per Cassazione, il difensore sosteneva che la Corte d’Appello avesse errato nell’interpretare la legge. Secondo la tesi difensiva, per determinare il diritto al beneficio, si sarebbe dovuto considerare il reddito netto, ovvero quello risultante dopo aver sottratto le detrazioni e le deduzioni fiscali previste dalla legge, e non il reddito lordo. La questione centrale, quindi, era stabilire se ai fini dell’ammissione al gratuito patrocinio rilevi il reddito al lordo o al netto delle ritenute e degli oneri deducibili.

Il Calcolo del Reddito per Gratuito Patrocinio: la Decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, rigettando completamente la tesi difensiva. Gli Ermellini hanno affermato che la Corte d’Appello ha correttamente applicato i principi di diritto consolidati in materia. La decisione si fonda su una distinzione fondamentale tra la nozione di reddito ai fini fiscali e quella rilevante per l’ammissione al patrocinio statale.

Per la Corte, il concetto di reddito a cui fa riferimento l’art. 76 del D.P.R. 115/2002 è più ampio di quello puramente fiscale. Deve essere inteso come l’insieme di tutte le entrate economiche che indicano la reale capacità finanziaria e il tenore di vita di una persona, compresi i redditi che non sono soggetti a imposta.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte ha spiegato che la finalità della norma sul gratuito patrocinio è quella di valutare l’effettiva condizione economica del richiedente. Per questo motivo, non si può tener conto delle detrazioni e delle deduzioni, che sono strumenti con finalità puramente fiscali, volti a determinare l’imposta da pagare. Il reddito che conta è quello lordo, in quanto rappresentativo della reale disponibilità economica dell’individuo e del suo nucleo familiare.

A sostegno della propria posizione, la Corte ha richiamato una sua precedente e recente sentenza (Sez. 4, n. 28810 del 2023) e una storica pronuncia della Corte Costituzionale (n. 144 del 1992). Entrambe le decisioni confermano che la valutazione per il gratuito patrocinio è diversa da quella finalizzata al calcolo dell’imposta sul reddito. La Corte ha anche affrontato un precedente contrario citato dal ricorrente, specificando che si riferiva a un caso particolare e isolato (oneri deducibili come assegni di mantenimento mai effettivamente percepiti dal richiedente) e non scalfiva l’orientamento maggioritario.

Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un principio fondamentale: per accedere al patrocinio a spese dello Stato, il reddito da considerare è quello lordo complessivo, senza alcuna detrazione o deduzione. Chi presenta la domanda deve dichiarare tutte le entrate economiche di cui dispone, anche se esenti da imposte. Una dichiarazione falsa o incompleta non solo comporta la revoca del beneficio, ma integra anche una fattispecie di reato. La decisione della Cassazione, dichiarando l’inammissibilità del ricorso e condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, serve da monito sulla serietà e sulle conseguenze di tali dichiarazioni.

Per calcolare il reddito per gratuito patrocinio si considera il reddito lordo o quello netto?
Si deve considerare il reddito lordo. La Corte di Cassazione ha stabilito che non si tiene conto delle detrazioni e delle deduzioni fiscali, poiché la valutazione è finalizzata a comprendere la reale capacità economica del richiedente.

Perché la legge considera il reddito lordo e non quello al netto di deduzioni e detrazioni?
Perché il reddito rilevante per il patrocinio a spese dello Stato è un indicatore delle condizioni personali, familiari e del tenore di vita dell’istante. Questa valutazione è diversa da quella finalizzata al calcolo dell’imposta da pagare, che invece tiene conto di deduzioni e detrazioni.

Cosa succede se si dichiara falsamente il proprio reddito per ottenere il patrocinio a spese dello Stato?
Si commette il reato previsto dall’art. 95 del d.P.R. 115/2002. Oltre alla responsabilità penale, la conseguenza è la revoca del beneficio e, come nel caso di specie, la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria in caso di ricorso inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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