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Reddito di cittadinanza: la condanna resta valida

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna di un individuo per false dichiarazioni finalizzate a ottenere il reddito di cittadinanza. Nonostante l’abrogazione della legge, i giudici hanno stabilito che le sanzioni penali restano valide per i reati commessi prima del 2024, respingendo il ricorso dell’imputato e dichiarandolo inammissibile.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reddito di Cittadinanza: Condanna Confermata Nonostante l’Abrogazione

Con una recente sentenza, la Corte di Cassazione ha affrontato un caso cruciale riguardante le false dichiarazioni per l’ottenimento del Reddito di cittadinanza. Anche se la misura è stata abolita, la Suprema Corte ha stabilito che chi ha commesso il reato in passato non può sfuggire alla condanna, confermando un importante principio di continuità della tutela penale.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla condanna di un uomo da parte del Tribunale e della Corte di Appello di Caltanissetta. L’imputato era stato ritenuto colpevole del reato continuato previsto dall’art. 7, comma 1, del d.l. n. 4 del 2019, per aver fornito dichiarazioni false al fine di percepire il Reddito di cittadinanza. Nello specifico, aveva attestato falsamente di essere l’unico componente del proprio nucleo familiare e di non svolgere alcuna attività lavorativa.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due argomenti principali:

1. Violazione di legge per abrogazione del reato: Si sosteneva che la condanna dovesse essere annullata poiché la norma incriminatrice era stata abrogata dalla legge n. 197 del 2022, che ha soppresso il Reddito di cittadinanza a partire dal 1° gennaio 2024.
2. Vizio di motivazione: Si contestava la valutazione delle prove da parte della Corte d’Appello, ritenuta priva di reale valenza probatoria sia riguardo alla convivenza con un’altra persona sia allo svolgimento di un’attività lavorativa. Veniva inoltre lamentata l’assenza del dolo specifico.

L’impatto dell’abrogazione sul reato di indebita percezione del Reddito di cittadinanza

Il punto centrale della decisione riguarda la successione delle leggi nel tempo. In linea di principio, secondo l’art. 2 del codice penale, si dovrebbe applicare la legge più favorevole all’imputato (lex mitior), che in questo caso sarebbe l’abrogazione del reato. Tuttavia, la Cassazione ha chiarito che il legislatore ha introdotto una deroga specifica.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo entrambe le argomentazioni della difesa.

Per quanto riguarda il primo motivo, i giudici hanno confermato un orientamento già consolidato. Hanno spiegato che la legge che ha abrogato il Reddito di cittadinanza (l. n. 197/2022) ha esplicitamente fatto salve le sanzioni penali per i fatti commessi fino al termine di efficacia della disciplina. Questa deroga al principio della lex mitior è stata considerata non irragionevole, poiché mira a garantire la tutela penale per l’indebita erogazione del beneficio per tutto il periodo in cui è stato in vigore. La soppressione della vecchia misura, infatti, si coordina con l’introduzione di nuovi benefici, a loro volta protetti da nuove norme incriminatrici.

In merito al secondo motivo, la Corte lo ha ritenuto generico e manifestamente infondato. I giudici di merito avevano basato la loro decisione su una serie di “convergenti risultanze” che dimostravano la falsità della dichiarazione sulla composizione del nucleo familiare. Il ricorso in Cassazione si limitava a criticare la valutazione delle prove, senza evidenziare un vizio logico o giuridico nella motivazione della sentenza d’appello, trasformandosi in una richiesta di riesame dei fatti non consentita in sede di legittimità.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: l’abrogazione del Reddito di cittadinanza non comporta un’automatica assoluzione per chi ha reso dichiarazioni false per ottenerlo. La volontà del legislatore di mantenere l’efficacia delle sanzioni penali per i fatti pregressi è stata ritenuta legittima. Inoltre, la decisione sottolinea ancora una volta che il ricorso in Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono rivalutare le prove, ma un controllo sulla corretta applicazione della legge.

Chi ha dichiarato il falso per ottenere il Reddito di cittadinanza prima della sua abrogazione è ancora punibile?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la legge che ha abrogato il beneficio ha specificamente previsto che le sanzioni penali continuino ad applicarsi per i reati commessi fino al termine di efficacia della disciplina.

Perché l’abrogazione della legge sul Reddito di cittadinanza non cancella i reati commessi in precedenza?
Perché il legislatore ha introdotto una deroga esplicita al principio di retroattività della legge più favorevole (lex mitior). La Corte ha ritenuto questa scelta giustificata per assicurare la tutela penale contro le frodi per tutto il periodo in cui il beneficio è stato erogato.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione delle prove fatta dai giudici nei gradi precedenti?
No, non è possibile chiedere alla Corte di Cassazione un nuovo esame delle prove. Il ricorso è ammissibile solo se si denunciano vizi di legittimità, come una violazione di legge o una motivazione manifestamente illogica o contraddittoria, e non se ci si limita a proporre una diversa interpretazione dei fatti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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