LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Reddito di cittadinanza: la Cassazione fa chiarezza

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di quattro individui condannati per aver ottenuto illecitamente il reddito di cittadinanza. La Corte ha stabilito che la norma penale non è stata abrogata per i fatti commessi fino al 31 dicembre 2023, in virtù di una specifica disposizione transitoria che ne ha garantito l’ultrattività. È stato inoltre confermato il diniego della conversione della pena detentiva in pecuniaria, ritenendo la decisione del giudice di merito correttamente motivata.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 27 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reddito di Cittadinanza: Ultrattività della Norma e Potere del Giudice

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su un tema di grande attualità: le conseguenze penali per chi ha illecitamente percepito il reddito di cittadinanza. La decisione chiarisce in modo definitivo la questione della successione delle leggi nel tempo e i limiti del potere discrezionale del giudice nel concedere sanzioni sostitutive alla detenzione.

Il Caso: Dichiarazioni False per il Beneficio

Quattro persone sono state condannate in primo e secondo grado alla pena di un anno di reclusione ciascuna. L’accusa era di aver reso dichiarazioni false e omesso informazioni cruciali per ottenere indebitamente il reddito di cittadinanza, violando così l’articolo 7 del D.L. n. 4/2019. Contro la sentenza della Corte d’Appello, gli imputati hanno proposto ricorso per Cassazione, basandolo su due motivi principali.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa degli imputati ha sollevato due questioni fondamentali:

1. L’abrogazione della norma incriminatrice: Secondo i ricorrenti, la legge n. 197/2022 avrebbe abrogato la norma che puniva la condotta illecita a partire dal 1° gennaio 2024. Tale abrogazione, anche se con efficacia differita, costituirebbe una lex mitior (legge più favorevole) applicabile anche ai fatti precedenti.
2. La mancata conversione della pena: I ricorrenti lamentavano la mancata sostituzione della pena detentiva con una pena pecuniaria. La motivazione della Corte d’Appello era stata definita illogica e frutto di una “visione ermetico securitaria”.

La Decisione della Corte: il reddito di cittadinanza e la successione di leggi

La Corte di Cassazione ha dichiarato entrambi i motivi manifestamente infondati, rendendo il ricorso inammissibile. Vediamo nel dettaglio il ragionamento seguito dai giudici.

L’abrogazione “differita” e la norma transitoria

Sul primo punto, la Corte ha ricostruito con precisione l’evoluzione normativa. Sebbene la legge n. 197/2022 avesse effettivamente previsto l’abrogazione dell’art. 7 a decorrere dal 1° gennaio 2024, un intervento successivo (D.L. n. 48/2023) ha introdotto una disciplina transitoria fondamentale.

Questo decreto ha stabilito espressamente che, per i fatti commessi fino al 31 dicembre 2023, le vecchie disposizioni penali relative al reddito di cittadinanza sarebbero rimaste in vigore. La Corte ha qualificato questa norma come una “legge temporanea”, che per sua natura è sottratta al principio generale della successione di leggi di cui all’art. 2 del codice penale. In sostanza, il legislatore ha voluto assicurare una continuità nella tutela penale fino al completo esaurimento del vecchio beneficio, senza creare vuoti normativi.

Il diniego della conversione della pena

Anche il secondo motivo è stato respinto. La Corte ha ritenuto la motivazione dei giudici di merito completa e congrua. La decisione di non convertire la pena detentiva in pecuniaria era basata su una valutazione complessiva ancorata ai criteri dell’art. 133 c.p., che includevano:

* L’intensità del dolo: la piena consapevolezza degli imputati di occultare informazioni.
* La condotta post-reato: la mancata attivazione per risarcire il danno all’ente previdenziale.
* La natura pianificata della condotta: un’azione lesiva di interessi generali di solidarietà sociale.
* Il rischio di inefficacia della pena pecuniaria: la possibilità che una semplice multa vanificasse la funzione preventiva e rieducativa della sanzione.

Secondo la Cassazione, la scelta di concedere o negare le sanzioni sostitutive è espressione del potere discrezionale del giudice di merito e non è sindacabile in sede di legittimità se, come in questo caso, è sorretta da una motivazione logica e priva di errori di diritto.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si fondano su due pilastri. Il primo è il principio di continuità normativa, supportato da una specifica disposizione transitoria che deroga al principio del favor rei. Il legislatore, nel sostituire il reddito di cittadinanza con l'”assegno di inclusione”, ha chiaramente voluto che le condotte fraudolente commesse sotto l’imperio della vecchia legge continuassero ad essere punite secondo quella legge, fino alla sua naturale estinzione. Questa scelta è stata ritenuta ragionevole e non in contrasto con i principi costituzionali o convenzionali. Il secondo pilastro è il rispetto della discrezionalità del giudice di merito nella valutazione della pena più adeguata. La Cassazione ribadisce che il suo ruolo non è quello di sostituire la propria valutazione a quella del giudice che ha esaminato i fatti, ma solo di controllarne la logicità e la correttezza giuridica.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida l’orientamento giurisprudenziale in materia di illecita percezione del reddito di cittadinanza. Conferma che non esiste alcun vuoto normativo per i reati commessi fino al 31 dicembre 2023. Inoltre, sottolinea come la decisione sulla tipologia di sanzione da applicare spetti al giudice di merito, che deve bilanciare le finalità della pena basandosi su una valutazione concreta del fatto e della personalità dell’imputato. La critica a una presunta “visione securitaria” non è sufficiente a scalfire una motivazione che si dimostri logica e ben ancorata ai criteri di legge.

La legge che puniva le false dichiarazioni per il Reddito di Cittadinanza è stata abrogata?
Sì, la norma è stata abrogata a partire dal 1° gennaio 2024. Tuttavia, una disposizione transitoria ha stabilito che per tutti i fatti commessi fino al 31 dicembre 2023, la vecchia legge penale continua ad applicarsi.

Perché la Corte di Cassazione ha considerato ancora applicabile la vecchia norma?
La Corte ha qualificato la norma che estende l’efficacia della vecchia legge (art. 13, comma 3, D.L. 48/2023) come una disposizione transitoria o una legge temporanea. Queste leggi, per espressa previsione del codice penale, costituiscono un’eccezione al principio della retroattività della legge più favorevole (lex mitior).

È possibile ottenere sempre la conversione della pena detentiva in pena pecuniaria?
No, la concessione di sanzioni sostitutive è una decisione discrezionale del giudice di merito. Egli deve valutare, sulla base di criteri specifici (come la gravità del fatto, l’intensità del dolo e la personalità del reo), se una pena non detentiva sia idonea a realizzare le finalità preventive e rieducative della sanzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati