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Reddito di cittadinanza indebito: il dolo specifico

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una persona condannata per aver percepito indebitamente il reddito di cittadinanza, omettendo di dichiarare cospicue vincite al gioco. La Corte ha stabilito che il dolo specifico, ovvero l’intenzione di ottenere un ingiusto profitto, può essere provato attraverso elementi come la reiterazione delle domande per il sussidio e la gestione prolungata di un conto corrente su cui venivano accreditate le vincite, elementi che dimostrano la consapevolezza di non avere i requisiti per il beneficio.

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Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reddito di Cittadinanza Indebito: La Cassazione sulla Prova del Dolo

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di Reddito di cittadinanza indebito, fornendo chiarimenti cruciali sulla prova del dolo specifico richiesto per la configurazione del reato. La decisione sottolinea come la consapevolezza e la volontà di frodare lo Stato possano essere desunte da comportamenti concludenti, come la reiterazione delle domande e la mancata dichiarazione di entrate significative.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla condanna inflitta a una cittadina dal Tribunale e successivamente confermata, con una riduzione di pena, dalla Corte d’Appello. L’imputata era stata riconosciuta colpevole del reato previsto dall’art. 7 del d.l. n. 4/2019 per aver richiesto e ottenuto il reddito di cittadinanza pur non avendone i requisiti. Nello specifico, la signora aveva omesso di dichiarare cospicue vincite al gioco, accreditate sul suo conto corrente per un lungo arco temporale, che la escludevano dal novero dei beneficiari della misura di sostegno.

Il Ricorso in Cassazione e la questione del dolo specifico

Avverso la sentenza d’appello, l’imputata ha proposto ricorso per cassazione, lamentando un vizio di motivazione. La difesa sosteneva che i giudici di merito non avessero adeguatamente accertato la presenza del dolo specifico, ovvero l’intenzione finalizzata a conseguire un profitto ingiusto. Secondo la ricorrente, mancava la prova della sua piena consapevolezza di aver superato le soglie patrimoniali che precludevano l’accesso al beneficio.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, rigettando le argomentazioni della difesa con una motivazione chiara e articolata.

Inammissibilità del Ricorso

In primo luogo, i giudici hanno evidenziato come il ricorso si limitasse a riproporre le medesime censure già avanzate in appello, senza confrontarsi criticamente con la motivazione della sentenza impugnata. Il tentativo era quello di ottenere una nuova e diversa valutazione delle prove, un’attività preclusa in sede di legittimità. La Corte di Cassazione, infatti, non è un terzo grado di giudizio sul merito dei fatti, ma un organo che vigila sulla corretta applicazione del diritto.

La Prova del Dolo nel Reddito di Cittadinanza Indebito

Il punto centrale della decisione riguarda la prova del dolo. La Corte ha ritenuto la motivazione della Corte d’Appello del tutto logica e congrua. Il dolo specifico, infatti, era stato correttamente desunto da due elementi oggettivi e incontestati:

1. La reiterazione delle domande: La presentazione ripetuta delle istanze per ottenere il beneficio dimostra una volontà persistente e non un errore occasionale.
2. L’arco temporale pluriennale: La gestione di un conto corrente su cui, per anni, sono state accreditate le vincite al gioco, il cui ammontare escludeva il diritto al sussidio, è stata considerata una prova schiacciante della consapevolezza di agire contro la legge.

Questi elementi, nel loro insieme, costituiscono una base fattuale solida per affermare che l’imputata fosse pienamente cosciente della propria situazione economica e abbia agito con il fine specifico di ottenere un beneficio non spettante.

La Deroga al Principio della “Lex Mitior”

Infine, la Corte ha affrontato la questione dell’abrogazione del reato in esame a partire dal 1° gennaio 2024. Sebbene di norma si applichi la legge più favorevole al reo (principio della lex mitior), in questo caso la legge stessa ha previsto un’eccezione, stabilendo che le sanzioni penali continuino ad applicarsi per i fatti commessi fino al termine di efficacia della disciplina. Questa deroga, secondo la Corte, è pienamente legittima e ragionevole, in quanto garantisce la tutela penale per l’indebita erogazione del reddito di cittadinanza fino alla sua definitiva soppressione.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un principio fondamentale: nel reato di Reddito di cittadinanza indebito, l’elemento soggettivo del dolo specifico può essere provato anche attraverso elementi presuntivi e logici, basati sul comportamento complessivo dell’agente. La presentazione continua di domande e l’occultamento di entrate rilevanti per un periodo prolungato sono considerati indicatori inequivocabili della volontà di frodare lo Stato. La decisione conferma la linea dura della giurisprudenza contro gli abusi nell’accesso alle misure di sostegno al reddito, stabilendo che non è possibile invocare una presunta ignoranza o disattenzione di fronte a condotte palesemente elusive.

Come si prova l’intenzione di truffare lo Stato per ottenere il reddito di cittadinanza?
Secondo la Corte di Cassazione, l’intenzione (dolo specifico) può essere provata attraverso elementi oggettivi e comportamentali, come la reiterazione delle domande per ottenere il beneficio e l’aver tenuto per un lungo periodo un conto corrente su cui venivano accreditate vincite non dichiarate, che di per sé escludevano il diritto al sussidio.

Un ricorso in Cassazione può essere usato per chiedere una nuova valutazione dei fatti del processo?
No. Il ricorso per cassazione è inammissibile se tende a ottenere una nuova lettura delle prove già esaminate dai giudici di merito. La Corte di Cassazione valuta solo la corretta applicazione della legge (vizi di legittimità) e non può riesaminare i fatti del caso.

L’abrogazione del reato di indebita percezione del reddito di cittadinanza si applica ai fatti commessi prima del 2024?
No. La legge che ha abrogato il reato ha specificamente previsto una deroga al principio della retroattività della legge più favorevole (lex mitior). Pertanto, le sanzioni penali continuano ad applicarsi per tutti i fatti illeciti commessi fino a quando la disciplina del reddito di cittadinanza è rimasta in vigore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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