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Reddito di cittadinanza: inammissibile ricorso generico

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso riguardante una condanna per l’indebita percezione del reddito di cittadinanza. La Corte ha ritenuto l’appello generico, poiché si limitava a proporre una rilettura alternativa dei fatti, non consentita in sede di legittimità. Ha inoltre chiarito che l’errore sulla necessità di fornire determinate informazioni non esime da responsabilità, essendo l’obbligo informativo previsto dalla legge.

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Pubblicato il 2 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reddito di Cittadinanza: Ricorso Inammissibile se Generico

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato un caso relativo all’indebita percezione del reddito di cittadinanza, stabilendo principi importanti sull’ammissibilità dei ricorsi e sull’elemento psicologico del reato. La decisione sottolinea come un ricorso basato su una generica rilettura dei fatti sia destinato all’inammissibilità, ribadendo i limiti del giudizio di legittimità.

Il Caso: Dichiarazioni Omesse e la Condanna

Il procedimento nasce dalla condanna di un individuo per la violazione delle norme sul reddito di cittadinanza. In particolare, la Corte d’Appello di Messina aveva riformato una precedente sentenza, assolvendo l’imputato per un capo d’accusa ma confermando la sua responsabilità per un altro, rideterminando la pena in un anno e sei mesi di reclusione. L’imputato ha quindi presentato ricorso in Cassazione, lamentando una presunta violazione di legge e un vizio di motivazione. La difesa sosteneva la mancanza di consapevolezza dell’evento lesivo, ovvero l’assenza dell’elemento soggettivo del reato.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della colpevolezza o innocenza dell’imputato, ma si ferma a un livello procedurale, constatando che il ricorso non possedeva i requisiti tecnici per essere esaminato. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000 euro alla Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: il ricorso sul reddito di cittadinanza e i limiti del giudizio di legittimità

Il cuore della decisione risiede nella motivazione dell’inammissibilità. La Corte ha evidenziato che il ricorso era totalmente aspecifico, limitandosi a reiterare in modo generico le stesse doglianze già presentate in appello. L’imputato, secondo i giudici, proponeva una ‘chiave di lettura alternativa’ e una ‘interpretazione nettamente diversa’ dei fatti. Questo approccio è inammissibile in Cassazione.
Il giudizio di legittimità, infatti, non consente di rileggere gli elementi di fatto o di adottare nuovi parametri di valutazione. La Cassazione non è un ‘terzo grado’ di giudizio dove si possono riesaminare le prove, come le intercettazioni o le immagini. Il suo compito è solo verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata. Un vizio di motivazione può essere denunciato solo se è ‘evidente’ e percepibile immediatamente, cosa che non è avvenuta nel caso di specie.

L’Elemento Soggettivo nel Reato sul reddito di cittadinanza

La Corte ha affrontato anche la questione dell’elemento soggettivo del reato. Le argomentazioni della difesa sulla mancanza di dolo sono state considerate meramente rivalutative e fattuali. La Cassazione ha richiamato il suo consolidato orientamento, secondo cui l’erronea opinione dell’agente sulla necessità di fornire determinate informazioni è irrilevante quando l’obbligo informativo è previsto da norme che integrano il precetto penale. In altre parole, non ci si può scusare sostenendo di non sapere che una certa informazione andava dichiarata, se la legge lo impone chiaramente per ottenere un beneficio come il reddito di cittadinanza. L’omissione di informazioni dovute, strumentale al conseguimento indebito del beneficio, costituisce di per sé una condotta penalmente rilevante.

Conclusioni: Le Conseguenze di un Ricorso Inammissibile

Questa ordinanza offre due importanti lezioni pratiche. In primo luogo, ribadisce che un ricorso per cassazione deve essere tecnico e specifico, attaccando la logica giuridica della sentenza impugnata e non tentando di ottenere una nuova valutazione del materiale probatorio. In secondo luogo, conferma la rigidità della legge in materia di reddito di cittadinanza: l’onere di informarsi e fornire tutte le dichiarazioni veritiere e complete ricade interamente sul richiedente, e l’errore sulla portata degli obblighi di legge non è, di norma, una scusante valida.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare i fatti di un processo?
No, la Corte di Cassazione si pronuncia solo sulla corretta applicazione della legge (giudizio di legittimità). Non può riesaminare le prove o proporre una ‘lettura alternativa’ dei fatti già accertati dai giudici di merito.

Affermare di non conoscere l’obbligo di fornire certe informazioni può escludere la responsabilità penale per il reato legato al reddito di cittadinanza?
No. Secondo la Corte, l’erronea opinione sulla necessità di fornire informazioni, quando tale obbligo è previsto da norme di legge, è irrilevante ai fini dell’esclusione della responsabilità penale. L’omissione di informazioni dovute per ottenere indebitamente il beneficio è una condotta penalmente rilevante.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro (in questo caso, 3.000 euro) a favore della Cassa delle ammende, a meno che non dimostri di aver proposto il ricorso senza colpa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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