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Reddito di cittadinanza: immobile non dichiarato

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un cittadino condannato per non aver comunicato l’acquisto di un immobile nella richiesta del reddito di cittadinanza. La Corte ha ritenuto che la consapevolezza dell’incremento patrimoniale, che superava le soglie di legge, escludesse la buona fede, rendendo irrilevante l’affidamento a professionisti per la compilazione della domanda.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reddito di Cittadinanza e Immobili non Dichiarati: La Cassazione non Ammette Scuse

Omettere informazioni cruciali nella richiesta del reddito di cittadinanza può avere gravi conseguenze penali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale: la responsabilità della correttezza delle dichiarazioni ricade sempre sul richiedente, anche quando ci si affida a professionisti per la compilazione delle pratiche. Analizziamo insieme questo caso emblematico che chiarisce i confini tra errore in buona fede e omissione consapevole.

I Fatti del Caso: Un Acquisto Immobiliare Fatale

Un cittadino ha presentato ricorso in Cassazione contro una sentenza di condanna per il reato previsto dalla legge sul reddito di cittadinanza. L’accusa era quella di aver omesso di comunicare, nella domanda per ottenere il beneficio, la proprietà di un immobile.

La particolarità del caso risiede nella tempistica: il richiedente aveva acquistato la piena proprietà dell’immobile lo stesso giorno in cui aveva presentato la domanda per il sussidio, allegando una Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU) e un ISEE compilati mesi prima. Questo nuovo acquisto immobiliare comportava il superamento della soglia patrimoniale massima (fissata in 30.000 euro, esclusa la prima casa) per poter accedere al beneficio.

La Difesa dell’Imputato: Errore o Consapevole Omissione?

L’imputato ha basato la sua difesa su due punti principali. In primo luogo, ha sostenuto l’assenza di dolo, ovvero dell’intenzione di commettere il reato. In secondo luogo, ha affermato di essersi semplicemente affidato alle indicazioni di un CAF (Centro di Assistenza Fiscale) per la compilazione dei moduli, ritenendo di aver agito correttamente. Sostanzialmente, ha cercato di attribuire la responsabilità dell’errore a terzi professionisti.

La Decisione della Corte sul Reddito di Cittadinanza

La Corte di Cassazione ha rigettato completamente la linea difensiva, dichiarando il ricorso inammissibile. Secondo i giudici, le argomentazioni presentate non rientravano tra le censure che possono essere esaminate in sede di legittimità, poiché investivano valutazioni di fatto e di prova riservate ai giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello).

La Corte ha stabilito che la condanna era ben motivata e che non vi era spazio per dubbi sulla responsabilità penale del richiedente. Di conseguenza, ha confermato la condanna e ha aggiunto il pagamento delle spese processuali e di una sanzione di 3.000 euro a favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: Perché il Ricorso è Inammissibile

La motivazione della Cassazione è chiara e diretta. I giudici hanno sottolineato che il richiedente non poteva non essere consapevole della situazione. Aver presentato la domanda di reddito di cittadinanza lo stesso giorno dell’acquisto dell’immobile rendeva la DSU, compilata in precedenza, palesemente incompleta e non veritiera rispetto alla sua situazione patrimoniale effettiva in quel momento.

La Corte ha specificato che i controlli successivi avevano appunto accertato il superamento delle soglie patrimoniali. L’imputato era quindi pienamente cosciente del contenuto lacunoso della sua dichiarazione. Non è stata fornita, inoltre, alcuna prova che, anche con il nuovo patrimonio, avrebbe avuto diritto a un beneficio, seppur ridotto. L’affidamento al CAF non è stato considerato una scusante valida, poiché la conoscenza di un fatto così rilevante come l’acquisto di una casa è un’informazione personale e diretta del dichiarante, che ha l’obbligo di garantirne la veridicità.

Le Conclusioni: Responsabilità Personale e Sanzioni

Questa ordinanza rafforza un principio cardine: la responsabilità per le dichiarazioni rese per ottenere benefici pubblici è personale. Delegare la compilazione a un intermediario non esonera il cittadino dal dovere di controllare e assicurare la correttezza e completezza dei dati forniti. L’acquisto di un immobile è un evento patrimoniale così significativo che la sua omissione non può essere considerata una semplice svista. La decisione della Cassazione serve da monito: la massima diligenza è richiesta e le omissioni consapevoli vengono sanzionate penalmente, con l’ulteriore aggravio di spese e sanzioni pecuniarie in caso di ricorsi infondati.

È possibile giustificare l’omessa dichiarazione di un immobile nella domanda per il reddito di cittadinanza sostenendo di essersi affidati a un professionista (CAF)?
No, la Corte ha ritenuto che il richiedente fosse consapevole della lacunosità della sua dichiarazione, avendola presentata lo stesso giorno dell’acquisto dell’immobile. L’affidamento a terzi non esclude la responsabilità penale quando i fatti, come l’acquisto di una casa, sono direttamente conosciuti dal richiedente.

Cosa succede se si acquista un immobile dopo aver compilato la DSU ma prima di presentare la domanda per il beneficio?
È necessario dichiarare l’immobile. La sentenza chiarisce che il richiedente era consapevole che la DSU, compilata mesi prima, non rispecchiava più la sua reale situazione patrimoniale al momento della presentazione della domanda e avrebbe dovuto aggiornarla. L’omissione ha comportato il superamento della soglia patrimoniale consentita.

Quali sono le conseguenze se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile in un caso simile?
Oltre alla conferma della condanna, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria (in questo caso, 3.000 euro) a favore della Cassa delle ammende, in quanto non è stata ravvisata un’assenza di colpa nella proposizione del ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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