LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Reddito di cittadinanza: ignoranza legge non scusa

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due cittadini condannati per indebita percezione del reddito di cittadinanza. La Corte ha stabilito che l’ignoranza della legge sui requisiti, come la residenza decennale, non è scusabile se non si dimostra di aver attivamente cercato di informarsi. Inoltre, l’abolizione del beneficio non cancella i reati commessi in precedenza, escludendo l’applicazione della legge più favorevole.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reddito di cittadinanza: l’ignoranza della legge non è mai una scusa

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato temi cruciali legati all’indebita percezione del reddito di cittadinanza, fornendo chiarimenti importanti sull’ignoranza della legge penale e sugli effetti della sua abolizione. La Suprema Corte ha confermato la condanna per due persone che avevano percepito il sussidio senza possedere il requisito della residenza decennale in Italia, stabilendo principi rigorosi sulla responsabilità individuale e sulla continuità della tutela penale.

I fatti del caso

Due cittadini stranieri sono stati condannati in appello per aver illecitamente percepito il reddito di cittadinanza. Il problema principale era la mancanza del requisito di residenza in Italia per almeno dieci anni, una condizione essenziale per poter accedere al beneficio. Gli imputati, che risiedevano in Italia da soli cinque o sei anni, hanno presentato ricorso in Cassazione basandosi su quattro motivi principali, nel tentativo di annullare la condanna.

I motivi del ricorso in Cassazione

I ricorrenti hanno basato la loro difesa su diversi punti:

1. Ignoranza inevitabile della legge: Sostenevano di non essere a conoscenza del requisito di residenza a causa di difficoltà linguistiche, invocando l’esimente dell’articolo 5 del codice penale.
2. Abolizione del reato: Affermavano che, con la soppressione del reddito di cittadinanza, anche la relativa fattispecie penale dovesse considerarsi abrogata.
3. Contrasto con la normativa europea: Evidenziavano che il requisito della residenza decennale era oggetto di una procedura di infrazione europea, ritenendolo quindi illegittimo.
4. Particolare tenuità del fatto: Chiedevano l’applicazione dell’articolo 131-bis del codice penale, sostenendo che il fatto fosse di lieve entità.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione sul reddito di cittadinanza

La Corte di Cassazione ha rigettato tutti i motivi, dichiarando i ricorsi inammissibili con argomentazioni molto chiare.

Sull’ignoranza della legge

La Corte ha ribadito un principio consolidato: l’ignoranza della legge penale non scusa, a meno che non sia ‘inevitabile’. Per la giurisprudenza, questa inevitabilità si verifica solo quando il cittadino ha fatto tutto il possibile per informarsi e adeguarsi alla norma, ma non vi è riuscito per cause indipendenti dalla sua volontà. Un semplice comportamento passivo o difficoltà linguistiche non sono sufficienti. I ricorrenti avrebbero dovuto dimostrare di essersi attivati per comprendere la normativa, ad esempio consultando esperti o rivolgendosi agli uffici competenti. Non avendolo fatto, non possono invocare alcuna scusante.

Sull’abolizione del reato

Questo è uno dei punti più rilevanti della decisione. La Corte ha spiegato che, sebbene il reddito di cittadinanza sia stato abrogato a partire dal 1° gennaio 2024, la legge che lo ha soppresso (L. 197/2022) ha espressamente fatto salva l’applicazione delle sanzioni penali per i fatti commessi fino a quella data. Si tratta di una deroga esplicita al principio della lex mitior (applicazione della legge più favorevole). L’intento del legislatore è stato quello di garantire la continuità della tutela penale per l’indebita erogazione del sussidio, anche in vista della sua sostituzione con nuove misure di sostegno.

Sulla particolare tenuità del fatto

Infine, la Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito di non applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La motivazione è stata ritenuta adeguata: aver percepito il sussidio per oltre un anno e per importi considerati ‘non minimali’ esclude la tenuità del fatto. Le difficoltà economiche dei ricorrenti, pur comprensibili, non sono rilevanti per questa specifica valutazione.

Conclusioni

L’ordinanza in esame rafforza diversi principi fondamentali del diritto penale. In primo luogo, sottolinea il dovere di ogni cittadino di informarsi sulle leggi, specialmente quando si richiede un beneficio statale. In secondo luogo, chiarisce che l’abolizione di una misura come il reddito di cittadinanza non comporta un’automatica ‘sanatoria’ per chi ne ha approfittato illegalmente in passato. La volontà del legislatore di mantenere in vita le sanzioni per i fatti pregressi prevale, garantendo così la certezza del diritto e la tutela delle risorse pubbliche.

L’ignoranza della legge sul reddito di cittadinanza è una scusa valida per evitare una condanna?
No. Secondo la Corte, non basta affermare di non conoscere la legge, specialmente per difficoltà linguistiche. È necessario dimostrare di aver fatto tutto il possibile per informarsi correttamente, ad esempio rivolgendosi agli uffici competenti o consultando esperti.

L’abolizione del reddito di cittadinanza ha cancellato i reati commessi da chi lo ha percepito indebitamente in passato?
No. La legge che ha abrogato il beneficio ha specificamente previsto che le sanzioni penali continuino ad applicarsi per i fatti commessi prima della sua entrata in vigore. Non si applica quindi il principio della legge più favorevole (lex mitior).

È possibile ottenere l’assoluzione per ‘particolare tenuità del fatto’ se si è percepito il reddito di cittadinanza per oltre un anno?
No, in questo caso la Corte ha ritenuto che la percezione del beneficio per un periodo superiore a un anno e per importi non minimali esclude la possibilità di applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, a prescindere dalle difficoltà economiche del percettore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati