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Reddito di cittadinanza: false dichiarazioni e reato

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per il reato di false dichiarazioni finalizzate all’ottenimento del reddito di cittadinanza. Il ricorso dell’imputata, basato sulla presunta abrogazione della norma incriminatrice e su un’errata valutazione dei fatti, è stato respinto. La Corte ha chiarito che le disposizioni penali restano applicabili per i fatti commessi fino al 31 dicembre 2023 e che il giudizio di legittimità non consente un riesame del merito delle prove, come la natura della residenza dichiarata.

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Pubblicato il 16 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reddito di Cittadinanza: la Cassazione sulla Continuità del Reato

La recente abolizione del Reddito di cittadinanza ha sollevato numerosi interrogativi sulla sorte dei procedimenti penali per false dichiarazioni. Con la sentenza n. 19927/2024, la Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento cruciale: le modifiche legislative non cancellano la responsabilità penale per i fatti commessi in passato. Analizziamo insieme la decisione e le sue implicazioni.

I Fatti del Caso: La Dichiarazione Sospetta e la Residenza Virtuale

Il caso riguarda una donna condannata dalla Corte d’Appello di Brescia per il reato previsto dall’art. 7 del D.L. n. 4/2019, per aver fornito dichiarazioni false al fine di ottenere il Reddito di cittadinanza. Secondo l’accusa, la donna aveva falsamente attestato la composizione del proprio nucleo familiare.

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione sostenendo principalmente due punti:
1. L’imminente abrogazione della norma: Il reato contestato sarebbe stato abrogato a partire dal 1° gennaio 2024, data di superamento del Reddito di cittadinanza. Di conseguenza, l’imputata avrebbe dovuto essere prosciolta.
2. Il travisamento dei fatti: La difesa ha argomentato che la residenza indicata nella domanda era una ‘residenza virtuale’ assegnata dal Comune a persone senza fissa dimora. Era quindi errato e presuntivo ritenere che il suo nucleo familiare fosse composto da dieci persone, ovvero tutti gli altri nomadi a cui era stato assegnato lo stesso indirizzo fittizio.

Le Motivazioni della Sentenza: Continuità Normativa e Limiti del Giudizio di Legittimità

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato su tutta la linea. Le motivazioni della Corte si concentrano su due aspetti fondamentali che meritano di essere approfonditi.

La Falsa Speranza dell’Abrogazione del Reddito di Cittadinanza

Il punto centrale della decisione riguarda la presunta abolizione del reato. La Corte ha smontato questa tesi, spiegando che, sebbene l’istituto del Reddito di cittadinanza sia stato sostituito dall'”assegno di inclusione”, il legislatore ha previsto specifiche norme transitorie. In particolare, sia la Legge di Bilancio 2023 (L. 197/2022) sia il successivo Decreto Lavoro (D.L. 48/2023) hanno espressamente stabilito che le disposizioni penali dell’art. 7 del D.L. 4/2019 continuano ad applicarsi per tutti i fatti commessi fino al 31 dicembre 2023.

In altre parole, non vi è stata alcuna abolitio criminis. Il legislatore ha garantito la continuità normativa, assicurando che chi ha agito illecitamente in passato non possa beneficiare di un’impunità derivante dalla riforma delle misure di sostegno alla povertà. Il reato di truffa aggravata, inoltre, è stato correttamente ritenuto assorbito dalla fattispecie speciale e più grave, la quale è rimasta penalmente rilevante per i fatti pregressi.

L’Insindacabilità dei Fatti nel Giudizio di Cassazione

Per quanto riguarda il secondo motivo di ricorso, relativo al travisamento dei fatti sulla residenza, la Corte ha ribadito un principio cardine del nostro sistema processuale: il giudizio di Cassazione è un giudizio di legittimità, non di merito.

Questo significa che la Suprema Corte non può riesaminare le prove o sostituire la propria valutazione a quella dei giudici dei gradi precedenti. L’analisi della veridicità delle dichiarazioni dell’imputata, della natura della sua residenza o degli accertamenti effettuati sono questioni di fatto, la cui valutazione spetta esclusivamente al tribunale e alla Corte d’Appello. A meno che non emerga un vizio logico palese e manifesto nella motivazione della sentenza impugnata, la Corte di Cassazione non può intervenire.

Le Conclusioni: La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte ha quindi rigettato il ricorso e condannato la ricorrente al pagamento delle spese processuali. La sentenza stabilisce due principi di notevole importanza pratica:

1. La fine del Reddito di cittadinanza non comporta un’amnistia per le condotte illecite passate. La volontà del legislatore è stata quella di mantenere la rilevanza penale delle false dichiarazioni.
2. Non è possibile utilizzare il ricorso per cassazione come un ‘terzo grado’ di giudizio per tentare di ottenere una nuova valutazione delle prove. I limiti del sindacato di legittimità sono netti e invalicabili.

L’abrogazione del Reddito di Cittadinanza ha cancellato il reato per chi ha fatto false dichiarazioni in passato?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che le disposizioni penali previste dall’art. 7 del D.L. n. 4/2019 restano pienamente applicabili per tutti i fatti commessi fino al 31 dicembre 2023, come espressamente previsto dalle norme transitorie.

La Corte di Cassazione può riesaminare i fatti, come la veridicità di una dichiarazione di residenza?
No. Il giudizio della Corte di Cassazione è di sola legittimità, non di merito. Non può quindi rivalutare le prove o gli elementi di fatto, come la dichiarazione dell’imputata o la natura della sua residenza, poiché tale compito spetta esclusivamente ai giudici dei primi due gradi di giudizio.

Cosa succede al reato di truffa aggravata se viene contestato insieme a quello per le false dichiarazioni sul Reddito di Cittadinanza?
In questo caso, il reato specifico di false dichiarazioni per ottenere il Reddito di Cittadinanza (art. 7 D.L. 4/2019) è stato considerato prevalente e ha assorbito il reato più generico di truffa aggravata ai danni dello Stato. Poiché il reato specifico è rimasto penalmente rilevante, la condanna è stata confermata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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