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Reddito di cittadinanza: dichiarazione falsa è reato

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per una persona che aveva omesso di dichiarare la condanna definitiva del coniuge per ottenere il reddito di cittadinanza. La sentenza chiarisce che il reato sussiste anche se il richiedente avrebbe avuto diritto a un beneficio di importo inferiore, e che la recente abrogazione della misura non cancella i reati commessi in passato, configurandosi come una successione di leggi e non come abolitio criminis.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reddito di cittadinanza: la Dichiarazione Falsa Resta Reato

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia di reddito di cittadinanza: dichiarare il falso per ottenere il sussidio, o per ottenerne uno di importo maggiore, costituisce reato. Questa pronuncia è cruciale perché chiarisce due aspetti molto dibattuti: la rilevanza penale della condotta anche quando si avrebbe comunque diritto a una parte del beneficio e le conseguenze della recente riforma che ha sostituito il reddito di cittadinanza con l’assegno di inclusione.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato riguarda una richiedente condannata in primo e secondo grado per il reato previsto dall’art. 7 della legge n. 26/2019. La sua colpa era aver presentato una domanda per il reddito di cittadinanza omettendo un’informazione cruciale: il proprio coniuge convivente era stato condannato in via definitiva per il reato di associazione di tipo mafioso (art. 416-bis c.p.).

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su quattro motivi principali:
1. L’imputata avrebbe comunque avuto diritto a un beneficio, sebbene in misura ridotta. Pertanto, secondo la difesa, il reato non sussisterebbe.
2. La condotta avrebbe dovuto essere riqualificata come truffa (art. 640 c.p.), un reato che richiede una querela di parte, in questo caso mancante.
3. Con l’introduzione dell’assegno di inclusione e l’abrogazione delle norme sul reddito di cittadinanza, si sarebbe verificata una abolitio criminis, ovvero la cancellazione del reato.
4. La pena applicata era eccessiva e la motivazione insufficiente.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la condanna. I giudici hanno respinto tutte le argomentazioni della difesa, fornendo chiarimenti importanti sull’interpretazione della normativa.

Le motivazioni della sentenza sul reddito di cittadinanza

La Corte ha smontato punto per punto i motivi del ricorso con argomentazioni giuridiche precise.

Il Reato Sussiste Anche per un Beneficio Maggiore

Il primo motivo è stato giudicato infondato. Richiamando una precedente pronuncia delle Sezioni Unite, la Corte ha affermato che il reato di indebita percezione del reddito di cittadinanza si configura non solo quando si ottiene un beneficio non spettante, ma anche quando lo si ottiene in misura superiore a quella dovuta. L’avverbio “indebitamente” utilizzato dalla legge copre entrambe le ipotesi. La falsa dichiarazione è quindi penalmente rilevante a prescindere dal fatto che un diritto, seppur ridotto, esistesse.

Differenza tra Indebita Percezione e Truffa

Anche il secondo motivo è stato respinto. Il reato specifico previsto per il reddito di cittadinanza si differenzia dalla truffa aggravata. Mentre la truffa richiede di “indurre in errore” l’ente pubblico, il reato in questione si perfeziona con la semplice presentazione di una dichiarazione contenente informazioni false o omesse, senza necessità di dimostrare un’induzione in errore dell’ente erogatore, il quale svolge solo un’istruttoria minima sui requisiti autocertificati.

Nessuna Abolitio Criminis, ma Successione di Leggi

La Corte ha chiarito che l’abrogazione della norma sul reddito di cittadinanza non ha portato a una abolitio criminis. Si tratta, invece, di un fenomeno di “successione di leggi penali nel tempo”. La nuova normativa, che ha introdotto l’assegno di inclusione, ha previsto una fattispecie di reato del tutto analoga (art. 8 del D.L. 48/2023). Inoltre, il legislatore ha espressamente stabilito che le vecchie sanzioni continuano ad applicarsi per i fatti commessi fino al 31 dicembre 2023. Questa scelta garantisce la continuità della tutela penale, evitando vuoti normativi.

Inammissibilità del Motivo sulla Pena

Infine, il motivo relativo alla quantificazione della pena è stato dichiarato inammissibile perché generico. La difesa si era limitata a chiedere una maggiore riduzione per le attenuanti generiche, senza fornire argomentazioni specifiche né nel ricorso d’appello né in quello per cassazione.

Conclusioni

La sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso: qualsiasi omissione o falsità nella domanda per ottenere benefici economici statali è una condotta grave e penalmente sanzionata. Le conclusioni pratiche sono chiare:

1. Massima Attenzione nelle Dichiarazioni: È fondamentale compilare le autocertificazioni con la massima precisione, poiché anche l’omissione di un’informazione che porta a un beneficio solo parzialmente indebito integra il reato.
2. Continuità della Tutela Penale: Le riforme legislative che sostituiscono una misura di sostegno con un’altra non cancellano i reati commessi sotto la vigenza della vecchia legge, specialmente quando la nuova norma prevede una tutela analoga.

Commette reato chi dichiara il falso per ottenere un reddito di cittadinanza di importo maggiore, pur avendone diritto in misura ridotta?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che il reato si configura sia quando si ottiene un beneficio non spettante, sia quando lo si percepisce in misura superiore a quella effettivamente dovuta. L’omissione o la falsità della dichiarazione sono penalmente rilevanti in entrambi i casi.

L’abrogazione della legge sul reddito di cittadinanza ha cancellato i reati commessi in precedenza?
No. Secondo la sentenza, non si tratta di una cancellazione del reato (abolitio criminis), ma di una successione di leggi penali. La nuova normativa che ha introdotto l’assegno di inclusione prevede un reato analogo e ha disposto che le vecchie sanzioni continuino ad applicarsi per i fatti commessi sotto la precedente disciplina.

Perché la falsa dichiarazione per il reddito di cittadinanza non è considerata una truffa?
Perché il reato specifico previsto per il reddito di cittadinanza (art. 7, d.l. 4/2019) è una norma speciale che si differenzia dalla truffa. Non richiede l’elemento dell’induzione in errore dell’ente erogatore, ma si perfeziona con la semplice presentazione di dichiarazioni o documenti falsi o con l’omissione di informazioni dovute.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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