LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Reddito di cittadinanza: condanna e reato specifico

La Corte di Cassazione ha analizzato il caso di tre individui condannati per aver ottenuto il reddito di cittadinanza omettendo di dichiarare precedenti penali ostativi. La Corte ha riqualificato il reato, escludendo la truffa aggravata (art. 640-bis c.p.) e l’indebita percezione (art. 316-ter c.p.), e affermando la configurabilità del delitto specifico previsto dall’art. 7 del D.L. n. 4/2019. Pur confermando la responsabilità penale, la sentenza è stata annullata limitatamente alla pena, con rinvio alla Corte d’Appello per la rideterminazione della sanzione in base alla corretta fattispecie di reato.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reddito di cittadinanza: la Cassazione definisce il reato per false dichiarazioni

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fatto luce sulla corretta qualificazione giuridica del reato commesso da chi ottiene il reddito di cittadinanza omettendo informazioni cruciali, come l’esistenza di precedenti penali ostativi. La pronuncia chiarisce che tale condotta non integra la truffa aggravata ai danni dello Stato, ma una specifica fattispecie di reato introdotta dalla stessa legge istitutiva del sussidio. Analizziamo i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Tre individui sono stati condannati in primo grado e in appello per il reato di truffa aggravata (art. 640-bis c.p.) per aver percepito il reddito di cittadinanza dopo aver presentato domande in cui avevano omesso di dichiarare l’esistenza di sentenze di condanna a loro carico per reati gravi, tra cui quello di associazione di tipo mafioso (art. 416-bis c.p.). La legge sul reddito di cittadinanza (D.L. n. 4/2019) prevede, infatti, specifici requisiti di onorabilità, escludendo dal beneficio chi abbia riportato determinate condanne penali.

I ricorrenti, attraverso i loro difensori, hanno impugnato la sentenza della Corte d’Appello, sostenendo, tra i vari motivi, che il fatto dovesse essere qualificato in modo diverso e meno grave, come indebita percezione di erogazioni pubbliche (art. 316-ter c.p.), e che mancasse l’elemento soggettivo del reato, ossia il dolo, a causa della presunta scarsa chiarezza della modulistica.

La Decisione della Corte di Cassazione e la riqualificazione del reato sul reddito di cittadinanza

La Suprema Corte ha accolto in parte i ricorsi, operando una fondamentale precisazione sulla natura del reato. Ha stabilito che la condotta degli imputati non rientra né nella truffa aggravata né nell’indebita percezione di erogazioni pubbliche, bensì nella fattispecie penale specifica delineata dall’art. 7 del D.L. n. 4 del 2019.

La Distinzione tra Truffa Aggravata, Indebita Percezione e il Reato Specifico

La Corte ha spiegato che il reddito di cittadinanza è una misura di sostegno economico con finalità assistenziali e di reinserimento lavorativo. Non rientra tra i ‘contributi, finanziamenti, mutui agevolati’ a cui fa riferimento l’art. 640-bis c.p., che sono tipicamente funzionali a dare impulso ad attività economiche.

Allo stesso modo, non è applicabile l’art. 316-ter c.p., che ha un carattere sussidiario e residuale, cioè si applica solo quando il fatto non costituisca un reato più grave. In questo caso, esiste una norma speciale, l’art. 7 del D.L. n. 4/2019, che punisce proprio chiunque, al fine di ottenere indebitamente il beneficio, renda o utilizzi dichiarazioni o documenti falsi o attesti cose non vere, ovvero ometta informazioni dovute. Per il principio di specialità, la norma specifica prevale su quella generale.

La Questione del Dolo e l’Irrilevanza della Modulistica

La Cassazione ha respinto la tesi difensiva secondo cui la mancata indicazione esplicita dell’obbligo di dichiarare i precedenti penali sui moduli prestampati potesse giustificare l’omissione. Secondo i giudici, l’errore sulla conoscenza dei requisiti di legge costituisce un errore sulla legge penale, che, ai sensi dell’art. 5 c.p., non scusa e non esclude il dolo. La modulistica ha una funzione meramente esemplificativa e non può derogare agli obblighi imposti da una norma di legge.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che il legislatore, con l’art. 7 del D.L. 4/2019, ha voluto creare una fattispecie penale autonoma e più severa rispetto all’art. 316-ter c.p. per proteggere le risorse pubbliche destinate al reddito di cittadinanza. Questa scelta è giustificata dalla facilità di accesso al beneficio e dalla necessità di una sanzione con un’adeguata efficacia dissuasiva. La norma intende anticipare la tutela penale al momento della domanda, punendo il pericolo concreto di dispersione di risorse a favore di chi non ne ha diritto. Di conseguenza, pur confermando la responsabilità penale degli imputati, la Corte ha annullato la sentenza limitatamente alla quantificazione della pena (trattamento sanzionatorio). Il reato di cui all’art. 7, infatti, prevede una cornice edittale (reclusione da due a sei anni) diversa e, nel minimo, potenzialmente più favorevole rispetto a quella della truffa aggravata (reclusione da due a sette anni). Il caso è stato quindi rinviato alla Corte d’Appello per rideterminare la pena applicando la norma corretta.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza stabilisce in modo inequivocabile che le false o omesse dichiarazioni finalizzate a ottenere il reddito di cittadinanza integrano il reato specifico previsto dall’art. 7 del D.L. n. 4/2019. Questa pronuncia consolida l’orientamento giurisprudenziale sulla materia, affermando l’irrevocabilità della responsabilità penale per chi viola gli obblighi dichiarativi, ma impone ai giudici di merito di applicare la corretta cornice sanzionatoria prevista dalla legge speciale, garantendo così una corretta qualificazione giuridica del fatto e un trattamento sanzionatorio proporzionato.

Chi omette di dichiarare precedenti penali ostativi per ottenere il reddito di cittadinanza, quale reato commette?
Commmette il reato specifico previsto dall’art. 7 del d.l. n. 4 del 2019, e non la truffa aggravata (art. 640-bis c.p.) né l’indebita percezione di erogazioni pubbliche (art. 316-ter c.p.), in virtù del principio di specialità.

L’ignoranza o un errore sulla necessità di dichiarare i precedenti penali può escludere la colpevolezza?
No, la Corte ha stabilito che l’ignoranza o l’errore sui requisiti richiesti dalla legge costituisce un errore sulla legge penale che non esclude la sussistenza del dolo (la volontà di commettere il reato), ai sensi dell’art. 5 del codice penale.

L’abrogazione della legge sul reddito di cittadinanza ha cancellato il reato per chi lo ha percepito indebitamente in passato?
No, la legge ha espressamente previsto che le sanzioni penali continuino ad applicarsi per i fatti commessi fino al 31 dicembre 2023, data in cui il beneficio era ancora in vigore. La successiva normativa ha garantito la continuità della tutela penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati