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Reddito di cittadinanza: condanna anche dopo l’abrogazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un cittadino condannato per false dichiarazioni al fine di ottenere il reddito di cittadinanza. La Corte ha stabilito che la successiva abrogazione della norma incriminatrice non ha effetto retroattivo per i fatti commessi fino al 31 dicembre 2023, confermando la condanna. Inoltre, ha ribadito che la scelta del rito abbreviato sana le nullità procedurali precedenti, come la mancata traduzione degli atti.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reddito di Cittadinanza e False Dichiarazioni: Analisi della Sentenza 23265/2024

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 23265 del 2024, è tornata a pronunciarsi su un caso di false dichiarazioni per l’ottenimento del reddito di cittadinanza. La pronuncia offre importanti chiarimenti sulla successione delle leggi penali nel tempo e su alcuni aspetti procedurali, confermando la condanna dell’imputato nonostante la recente abrogazione della misura di sostegno.

I Fatti del Caso: Dalla Condanna al Ricorso in Cassazione

Un cittadino era stato condannato sia in primo grado che in appello per il reato previsto dall’art. 7, comma 1, del D.L. n. 4/2019, per aver fornito false dichiarazioni al fine di percepire indebitamente il reddito di cittadinanza. In particolare, l’informazione non veritiera riguardava il requisito della permanenza sul territorio nazionale.

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione basato su diversi motivi, tra cui:
1. La violazione del diritto di difesa per la mancata traduzione degli atti processuali in una lingua a lui nota.
2. La mancata sospensione del processo in attesa di pronunce della Corte Costituzionale e della Corte di Giustizia dell’Unione Europea sulla legittimità dei requisiti di accesso al beneficio.
3. L’avvenuta abrogazione del reato (cd. abolitio criminis) a seguito della soppressione del reddito di cittadinanza dal 1° gennaio 2024.
4. La presunta assenza di dolo, sostenendo che l’errore fosse attribuibile alla compilazione del modulo da parte di un operatore di un CAF.

Le Questioni Giuridiche Affrontate

La Corte ha dovuto esaminare diverse questioni complesse. In primo luogo, ha valutato se la scelta del rito abbreviato potesse sanare la nullità derivante dalla mancata traduzione degli atti. In secondo luogo, ha analizzato la portata dell’abrogazione della norma sul reddito di cittadinanza, per stabilire se questa dovesse applicarsi retroattivamente in virtù del principio della lex mitior.

La Sanatoria Processuale e il Rito Abbreviato

Uno dei punti centrali del ricorso riguardava la procedura. La difesa sosteneva che la mancata traduzione degli atti avesse leso il diritto di difesa. Tuttavia, la Corte ha rigettato questa argomentazione, richiamando un orientamento consolidato secondo cui la richiesta di accesso al giudizio abbreviato comporta una rinuncia a far valere le nullità a regime intermedio verificatesi in fasi precedenti.

L’Abrogazione del Reato di indebita percezione del reddito di cittadinanza

Il motivo più rilevante era legato alla soppressione del reddito di cittadinanza. La difesa sosteneva che, essendo il reato stato abrogato, l’imputato dovesse essere prosciolto. La Cassazione ha ritenuto il motivo manifestamente infondato, spiegando che il legislatore ha previsto una specifica deroga al principio di retroattività della legge più favorevole.

le motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutti i motivi presentati. Sul tema della traduzione, i giudici hanno affermato che la richiesta di rito abbreviato preclude la possibilità di sollevare questioni relative a nullità non assolute, come quella della mancata assistenza di un interprete. Tale scelta, infatti, implica l’accettazione dello stato degli atti.

Per quanto riguarda l’abrogazione del reato, la Corte ha spiegato che la legge n. 197/2022, pur abrogando il reddito di cittadinanza dal 1° gennaio 2024, ha espressamente fatto salva l’applicazione delle sanzioni penali per i fatti commessi fino al 31 dicembre 2023. Questa deroga, supportata da una plausibile giustificazione (assicurare la tutela penale fino alla completa transizione verso le nuove misure di sostegno), non è stata ritenuta irragionevole. La Corte ha inoltre citato le Sezioni Unite (sent. n. 49686/2023), che hanno confermato questa interpretazione, garantendo la continuità della tutela penale per le condotte fraudolente.

Infine, è stata respinta anche la tesi della mancanza di dolo. I giudici hanno chiarito che l’errore sui requisiti di legge per ottenere il beneficio non costituisce una scusante, ma si risolve in un’ignoranza della legge penale, che non è ammessa se non in casi di inevitabilità, non riscontrati nel caso di specie. L’informazione falsa, relativa alla permanenza sul territorio, è stata considerata una circostanza di facile comprensione.

le conclusioni

La sentenza ribadisce principi fondamentali sia in materia processuale che sostanziale. Dal punto di vista processuale, conferma l’effetto sanante della scelta del rito abbreviato rispetto a determinate nullità. Dal punto di vista sostanziale, stabilisce in modo netto che chi ha commesso il reato di indebita percezione del reddito di cittadinanza prima del 31 dicembre 2023 continuerà a risponderne penalmente, nonostante la misura sia stata soppressa. La decisione della Corte assicura quindi che non vi siano “zone franche” e che le condotte illecite passate restino punibili, in linea con la volontà del legislatore di garantire una transizione ordinata tra i vecchi e i nuovi sistemi di sostegno al reddito.

La scelta del rito abbreviato sana la mancata traduzione degli atti processuali precedenti?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, la richiesta di definizione del processo con il rito abbreviato costituisce una rinuncia a far valere le eventuali nullità a regime intermedio, come quella per mancata traduzione, verificatesi nella fase precedente del procedimento.

L’abrogazione della norma sul reddito di cittadinanza dal 1° gennaio 2024 ha effetto retroattivo sui reati commessi prima di tale data?
No. La Corte ha chiarito che la legge che ha abrogato la norma ha previsto un’esplicita deroga al principio di retroattività della legge più favorevole (lex mitior), stabilendo che le sanzioni penali continuano ad applicarsi per i fatti commessi fino al 31 dicembre 2023.

Affermare di aver commesso un errore sui requisiti per ottenere il reddito di cittadinanza può escludere il dolo (l’intenzione di commettere il reato)?
No, la Corte ha stabilito che l’ignoranza o l’errore sui requisiti previsti dalla legge per accedere al beneficio si risolve in un’ignoranza sulla legge penale, che non è una scusante, specialmente quando l’informazione falsa riguarda una circostanza di facile comprensione come il periodo di permanenza sul territorio dello Stato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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