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Reddito di cittadinanza: assoluzione senza modulo firmato

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del Procuratore Generale contro una sentenza di assoluzione per indebita percezione del reddito di cittadinanza. La decisione si fonda sulla mancata produzione in giudizio della dichiarazione originale sottoscritta dal richiedente, contenente le omissioni contestate. Secondo la Corte, questo documento è una prova essenziale della condotta materiale del reato e la sua assenza non può essere colmata dalla presentazione di un modulo generico scaricato dal sito INPS, rendendo così impossibile provare la colpevolezza oltre ogni ragionevole dubbio.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reddito di Cittadinanza: L’Assoluzione è Certa se Manca la Prova della Dichiarazione Firmata

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. N. 3436/2025) ha ribadito un principio fondamentale in materia di indebita percezione del reddito di cittadinanza: senza la prova materiale della dichiarazione sottoscritta dall’imputato, non può esservi condanna. Questo caso evidenzia come l’onere della prova a carico dell’accusa sia rigoroso e non possa essere soddisfatto da elementi presuntivi o da documentazione generica. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Omissioni nella Domanda

Il caso riguarda un cittadino accusato di aver percepito indebitamente il reddito di cittadinanza. Secondo l’accusa, l’uomo aveva omesso di dichiarare, nelle domande presentate nel dicembre 2020 e nel giugno 2021, di essere sottoposto a misure cautelari personali. Nello specifico, si trovava in carcere e, successivamente, agli arresti domiciliari, condizioni ostative alla percezione del beneficio.

Nonostante l’evidenza della sua condizione restrittiva, i giudici di merito avevano assolto l’imputato, ritenendo non sufficientemente provato l’elemento soggettivo del reato, ovvero il dolo. Contro questa decisione, il Procuratore generale presso la Corte di appello ha presentato ricorso in Cassazione.

L’Iter Giudiziario: Dall’Assoluzione al Ricorso

Il Procuratore ricorrente sosteneva che la Corte di appello avesse errato nel valutare la volontarietà della condotta. A suo avviso, i moduli per la richiesta del beneficio erano chiari riguardo alle condizioni da dichiarare e, pertanto, l’omissione non poteva che essere intenzionale. L’ignoranza della legge penale, come noto, non scusa.

La difesa, invece, si basava su un punto cruciale: la mancanza agli atti del documento fondamentale, ovvero la dichiarazione specifica, sottoscritta dall’imputato, in cui si attestava il falso o si ometteva il vero. L’accusa, infatti, aveva tentato di sopperire a questa mancanza producendo un modulo standard scaricato dal sito dell’INPS, ma non l’esemplare compilato e firmato dal richiedente.

Le Motivazioni della Cassazione: Perché il ricorso sul reddito di cittadinanza è inammissibile

La Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso del Procuratore inammissibile, confermando di fatto l’assoluzione. Le motivazioni della Corte sono chiare e si concentrano sulla centralità della prova documentale.

La Prova Mancante: Il Documento Firmato è Essenziale

Il cuore della decisione risiede nell’assenza in atti della “dichiarazione sottoscritta dal richiedente”. La Corte sottolinea che i reati legati a false dichiarazioni per ottenere benefici pubblici si fondano su una condotta materiale precisa: la presentazione di un documento contenente dati falsi o incompleti. La sottoscrizione di tale documento è l’atto che lega in modo inequivocabile la dichiarazione al suo autore e ne delinea la responsabilità.

I giudici hanno specificato che questa carenza probatoria non può essere “supplita” producendo un modulo generico. Il documento che l’accusa deve fornire è proprio quello specifico, il “Quadro F” del modulo INPS, che l’imputato avrebbe dovuto compilare e firmare. Senza questo elemento, la condotta materiale del reato non è provata.

Oltre il Generico “Dovere di Lealtà”

La Cassazione ha anche colto l’occasione per richiamare un’importante sentenza delle Sezioni Unite (n. 49686/2023). In passato, si tendeva a interpretare questi reati come una violazione di un generico “dovere di lealtà” del cittadino verso lo Stato. Le Sezioni Unite hanno invece chiarito che la sanzione penale non punisce una slealtà astratta, ma il fatto concreto che una menzogna (il “mendacio”) possa ledere, o effettivamente leda, gli interessi pubblici tutelati dalla norma.

Di conseguenza, la prova deve essere concreta e riguardare l’atto specifico con cui si è tentato di ingannare l’amministrazione, ovvero la dichiarazione firmata.

Le Conclusioni: L’Importanza della Prova Documentale nei Reati Dichiarativi

Questa sentenza riafferma un principio cardine del diritto processuale penale: l’onere della prova spetta all’accusa, che deve dimostrare ogni elemento del reato, sia oggettivo che soggettivo, al di là di ogni ragionevole dubbio. Nel caso di reati legati a false dichiarazioni per l’ottenimento del reddito di cittadinanza, la prova regina è e rimane il documento sottoscritto dal richiedente. In sua assenza, non è possibile fondare una sentenza di condanna, poiché mancherebbe la dimostrazione della condotta materiale che costituisce il reato.

È sufficiente dimostrare che una persona non aveva diritto al reddito di cittadinanza per ottenere una condanna?
No, non è sufficiente. L’accusa deve provare la condotta materiale del reato, che consiste nell’aver presentato una dichiarazione, sottoscritta dall’interessato, contenente dati falsi od omissivi. La sola sussistenza di una condizione ostativa non basta per una condanna.

Perché la Corte di Cassazione ha ritenuto inammissibile il ricorso del Procuratore?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché si basava su argomentazioni che non tenevano conto della lacuna probatoria fondamentale del processo: la mancanza agli atti della dichiarazione originale compilata e firmata dall’imputato. Senza questa prova, ogni discussione sull’elemento soggettivo (dolo) diventa irrilevante.

Cosa significa che la prova della dichiarazione non può essere “supplita” da un modulo generico?
Significa che l’accusa non può rimediare alla mancanza della prova originale (la domanda firmata) producendo un fac-simile o un modulo standard scaricato da un sito internet. Il giudice deve valutare il documento specifico presentato dall’imputato, poiché è su quello che si fonda la materialità del reato contestato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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