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Reddito di cittadinanza: assoluzione per reato escluso

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per indebita percezione del reddito di cittadinanza. La beneficiaria non aveva dichiarato una misura cautelare e una vecchia condanna. La Corte ha stabilito che, al momento della domanda, la legge non richiedeva ancora la dichiarazione di tali circostanze, applicando il principio che la legge applicabile è quella in vigore al momento del fatto.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reddito di Cittadinanza e Reati da Dichiarare: Annullata Condanna

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un caso cruciale riguardante gli obblighi di dichiarazione per accedere al reddito di cittadinanza. La Suprema Corte ha annullato la condanna di una donna accusata di aver omesso di comunicare una misura cautelare e una precedente condanna penale, stabilendo un principio fondamentale: si risponde solo di quanto previsto dalla legge al momento della presentazione della domanda. Questa decisione chiarisce come l’evoluzione normativa influenzi la responsabilità penale dei cittadini.

I Fatti del Processo

Il caso riguarda una cittadina che, nel 2019, aveva presentato domanda per ottenere il reddito di cittadinanza. Successivamente, veniva condannata sia in primo grado che in appello per aver percepito indebitamente il beneficio. Le accuse si basavano su due omissioni nella domanda:

1. Non aver dichiarato di essere sottoposta alla misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
2. Non aver menzionato una condanna definitiva per reati legati agli stupefacenti, risalente a diversi anni prima.

I giudici di merito avevano ritenuto che tali omissioni integrassero il reato previsto dalla normativa sul reddito di cittadinanza. La difesa ha però presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che al momento della domanda la legge non imponeva di dichiarare quelle specifiche circostanze.

Reddito di Cittadinanza: L’Evoluzione Normativa è Decisiva

Il punto centrale della difesa, accolto dalla Cassazione, riguarda la successione delle leggi nel tempo. La normativa istitutiva del reddito di cittadinanza (d.l. n. 4 del 2019) è stata modificata più volte, ampliando progressivamente il catalogo dei reati e delle condizioni personali che ostacolano l’accesso al beneficio.

Inizialmente, l’obbligo di comunicazione era limitato a poche fattispecie di reato. Solo con la legge di conversione (l. n. 26 del 2019) e, in modo ancora più esteso, con una legge del dicembre 2021, sono stati inclusi nell’elenco anche i reati per cui la ricorrente era stata condannata. Poiché la domanda era stata presentata nell’agosto 2019, la legge in vigore a quella data non prevedeva ancora l’obbligo di dichiarare né la misura cautelare in corso né la specifica condanna passata in giudicato.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso fondato, annullando la sentenza di condanna ‘perché il fatto non sussiste’. La motivazione si basa su un principio cardine del diritto penale: il principio di irretroattività della legge penale sfavorevole. Un cittadino non può essere punito per un’azione che, al momento in cui è stata compiuta, non era considerata reato.

Nel caso specifico, al momento della presentazione della domanda di reddito di cittadinanza, la condotta della donna (ovvero l’omessa dichiarazione) non violava alcuna norma penale, poiché la legge non aveva ancora esteso l’obbligo a quelle particolari situazioni. Le modifiche legislative successive, che hanno ampliato l’elenco dei reati ostativi, non possono essere applicate al passato. Di conseguenza, la Corte ha concluso che l’imputata non era tenuta a effettuare quelle comunicazioni all’INPS e, pertanto, non ha commesso alcun reato.

Conclusioni

Questa sentenza riafferma l’importanza del principio di legalità e del criterio del tempus regit actum (la legge regola l’atto al tempo in cui è compiuto). I cittadini sono tenuti a rispettare solo gli obblighi normativi esistenti al momento della loro azione. Le successive modifiche peggiorative non possono avere effetti retroattivi. Per chi richiede il reddito di cittadinanza o altri benefici, ciò significa che la correttezza della domanda va valutata esclusivamente sulla base della normativa in vigore alla data di presentazione, offrendo una garanzia fondamentale contro l’incertezza del diritto.

È reato non dichiarare una misura cautelare nella domanda per il reddito di cittadinanza?
Dipende dalla legge in vigore al momento della domanda. In questo caso, la Cassazione ha stabilito che se al momento della presentazione della richiesta la normativa non prevedeva specificamente l’obbligo di dichiarare quella misura, il fatto non costituisce reato.

Le modifiche successive alla legge sul reddito di cittadinanza che ampliano i reati da dichiarare sono retroattive?
No. La sentenza chiarisce che le modifiche peggiorative della legge penale non possono essere applicate retroattivamente. L’obbligo di comunicazione riguarda solo i reati e le condizioni previste dalla legge al momento della presentazione della domanda.

Qual è stata la conseguenza della decisione della Cassazione per l’imputata?
La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di condanna senza rinvio ‘perché il fatto non sussiste’. Ciò significa che l’imputata è stata definitivamente assolta dall’accusa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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