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Reclamo non giurisdizionale: la decisione della Corte

Un detenuto in regime di 41-bis ha presentato ricorso contro la decisione del Magistrato di Sorveglianza che dichiarava inammissibile il suo reclamo. Il reclamo riguardava il mancato inoltro di un CD-ROM a un altro tribunale. La Corte di Cassazione ha confermato l’inammissibilità, qualificando l’atto come un reclamo non giurisdizionale, poiché non si opponeva a un provvedimento impositivo del magistrato. La Corte ha inoltre specificato che la presentazione di atti su supporto informatico non costituisce un diritto soggettivo del detenuto, ma una mera modalità alternativa a quella cartacea, soggetta a verifica da parte dell’autorità carceraria.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reclamo non giurisdizionale: quando il magistrato può decidere senza udienza?

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, è tornata a pronunciarsi sui confini del diritto di reclamo del detenuto, chiarendo la distinzione fondamentale tra reclamo giurisdizionale e reclamo non giurisdizionale. La decisione offre spunti cruciali per comprendere i limiti della presentazione di atti su supporto informatico e le condizioni per cui un reclamo può essere dichiarato inammissibile de plano, ovvero senza la celebrazione di un’udienza.

I Fatti del Caso: Il CD-ROM Conteso

Il caso ha origine dal reclamo presentato da un detenuto, sottoposto al regime speciale del 41-bis, al Magistrato di Sorveglianza. Il detenuto lamentava due questioni: il mancato invio di un CD-Rom, allegato a un’istanza di patrocinio a spese dello Stato, al Tribunale competente e la presunta inottemperanza a un precedente decreto dello stesso magistrato. Quest’ultimo, tuttavia, aveva semplicemente disposto la restituzione di alcuni CD al detenuto, ritenendo irrituale il loro invio diretto al suo ufficio e precisando che reclami e istanze devono seguire le formalità previste dall’ordinamento penitenziario, non potendo essere presentati su supporto informatico.

La Decisione del Magistrato e il Ricorso in Cassazione

Il Magistrato di Sorveglianza ha dichiarato inammissibile il reclamo, qualificandolo come un reclamo non giurisdizionale ai sensi dell’art. 35 dell’Ordinamento Penitenziario. La motivazione era chiara: il reclamo non si opponeva a un provvedimento impositivo e suscettibile di esecuzione coattiva, ma contestava un mero verbale di restituzione. Avverso tale decreto, il difensore del detenuto ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando la violazione del diritto di difesa e sostenendo che la decisione fosse stata erroneamente adottata de plano, senza fissare un’udienza in contraddittorio, nonostante si discutesse della violazione di un diritto soggettivo.

La Differenza tra Reclamo Giurisdizionale e reclamo non giurisdizionale: le motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo manifestamente infondato. Il fulcro della decisione risiede nella corretta qualificazione del reclamo. La Corte ha spiegato che, ai sensi dell’art. 35-bis dell’Ordinamento Penitenziario, il magistrato è tenuto a fissare un’udienza solo quando il detenuto lamenta la violazione di un diritto soggettivo. Tuttavia, è sua facoltà valutare preventivamente l’ammissibilità dell’istanza e dichiararla inammissibile de plano se manifestamente tale.

Nel caso specifico, la Corte ha confermato la valutazione del magistrato: il reclamo non aveva natura giurisdizionale. Il provvedimento contestato non era un decreto impositivo, ma un semplice verbale che restituiva dei CD inviati in modo irrituale. Il magistrato non aveva mai “stabilito” un diritto a depositare atti su supporto informatico, ma si era limitato a ricordare le regole procedurali.

Inoltre, la Corte ha affrontato la questione del deposito di atti su supporto informatico. Ha chiarito che l’art. 123 del codice di procedura penale, che regola il diritto del detenuto di presentare impugnazioni, dichiarazioni e richieste tramite il direttore del carcere, non crea un diritto soggettivo assoluto a utilizzare qualsiasi formato. La presentazione su supporto informatico è solo una modalità alternativa a quella cartacea e non può impedire al direttore del carcere di verificare la natura e il contenuto dell’atto. Un rifiuto di ricevere un atto in formato digitale non viola il diritto di difesa, poiché il detenuto può sempre presentarlo in forma cartacea o tramite dichiarazione verbale.

Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: non ogni lamentela di un detenuto costituisce un reclamo giurisdizionale che impone la celebrazione di un’udienza. Un reclamo è giurisdizionale (ex art. 35-bis Ord. pen.) solo se contesta un provvedimento che incide su un diritto soggettivo. Al di fuori di questa ipotesi, si ricade nel reclamo non giurisdizionale (ex art. 35 Ord. pen.), che il magistrato può dichiarare inammissibile de plano se manifestamente infondato o non pertinente. La decisione sottolinea anche che le modalità di comunicazione con l’autorità giudiziaria, come l’uso di supporti informatici, non sono un diritto incondizionato, ma devono rispettare le forme e i limiti stabiliti dall’ordinamento per garantire l’ordine e la corretta amministrazione della giustizia.

Un detenuto ha il diritto assoluto di presentare atti giudiziari su un supporto informatico come un CD-ROM?
No. Secondo la sentenza, la richiesta di depositare un atto su supporto informatico non costituisce un diritto soggettivo del detenuto. È una possibile modalità alternativa a quella ordinaria (cartacea o verbale), ma il direttore del carcere deve poter verificare il contenuto dell’atto. Un eventuale rifiuto non impedisce al detenuto di presentare lo stesso atto in altra forma e non costituisce una violazione del diritto di difesa.

Quando un Magistrato di Sorveglianza può dichiarare un reclamo inammissibile senza fissare un’udienza (de plano)?
Il magistrato può dichiarare un reclamo inammissibile de plano quando, a seguito di una valutazione preliminare, l’istanza risulta manifestamente inammissibile. Questo accade, come nel caso di specie, quando il reclamo non ha natura giurisdizionale, cioè non contesta un provvedimento impositivo che viola un diritto soggettivo del detenuto.

Qual è la differenza tra un reclamo giurisdizionale (art. 35-bis Ord. pen.) e un reclamo non giurisdizionale (art. 35 Ord. pen.)?
La sentenza chiarisce che il reclamo giurisdizionale (art. 35-bis) riguarda la violazione di un diritto soggettivo del detenuto a causa di un provvedimento impositivo dell’amministrazione penitenziaria o del magistrato. Il reclamo non giurisdizionale (art. 35) è un rimedio più generico, che non si fonda sulla violazione di un diritto ma su questioni relative al trattamento penitenziario che non derivano da un atto con forza esecutiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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