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Reclamo giurisdizionale: limiti e diritti soggettivi

La Cassazione chiarisce i limiti del reclamo giurisdizionale. Un detenuto si opponeva al prelievo di 2/5 dello stipendio per le spese di mantenimento, ma il ricorso è stato respinto. La Corte ha stabilito che, non trattandosi della lesione di un diritto soggettivo ma di un’applicazione generale della normativa, lo strumento del reclamo giurisdizionale non è utilizzabile.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reclamo Giurisdizionale del Detenuto: La Cassazione ne Definisce i Confini

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 11560 del 2024, torna a pronunciarsi su un tema cruciale dell’ordinamento penitenziario: i limiti di applicabilità del reclamo giurisdizionale. Questo strumento, previsto dall’art. 35-bis Ord. Pen., è fondamentale per la tutela dei diritti dei detenuti, ma il suo utilizzo è circoscritto a ipotesi ben precise. La pronuncia in esame chiarisce la differenza tra la lesione di un diritto soggettivo e l’applicazione di una normativa generale, un confine non sempre facile da tracciare.

Il Caso: La Trattenuta sullo Stipendio per le Spese di Mantenimento

I fatti alla base della decisione riguardano un detenuto, sottoposto al regime speciale ex art. 41-bis, che svolgeva attività lavorativa all’interno del carcere. L’amministrazione penitenziaria operava una trattenuta sulla sua retribuzione, pari a due quinti (2/5), a titolo di contributo per le spese di mantenimento. Ritenendo tale prelievo eccessivo e lesivo dei propri diritti, il detenuto presentava un reclamo al Magistrato di Sorveglianza.

Il Magistrato prima, e il Tribunale di Sorveglianza poi, respingevano la richiesta, dichiarando il reclamo inammissibile. Secondo i giudici di merito, il caso non rientrava nell’ambito di applicazione del reclamo giurisdizionale, in quanto non si contestava la lesione di un diritto soggettivo. Di fronte a questa decisione, il detenuto, tramite il suo legale, proponeva ricorso per cassazione.

La Questione Giuridica: Diritto Soggettivo o Interesse Legittimo?

Il nucleo della controversia ruota attorno alla corretta qualificazione della posizione giuridica del detenuto. Il ricorso per cassazione sosteneva che la questione del prelievo sulla retribuzione attenesse alla materia del lavoro e, quindi, a un vero e proprio diritto soggettivo, tutelabile con lo strumento specifico previsto dall’art. 35-bis Ord. Pen.

La Corte di Cassazione, tuttavia, ha abbracciato una tesi differente, basandosi sulla propria giurisprudenza consolidata. Ha ribadito che il reclamo giurisdizionale è finalizzato a proteggere il detenuto da un pregiudizio concreto e attuale derivante da un comportamento specifico dell’amministrazione che leda una sua posizione di diritto soggettivo. Non è uno strumento per contestare la corretta esecuzione della pena in generale, per la quale esiste il reclamo generico (art. 35, comma 1, n. 5 Ord. Pen.), che però non è impugnabile in Cassazione.

L’Applicazione della Normativa Generale come Criterio Distintivo

Il punto decisivo, secondo la Corte, è distinguere se il provvedimento contestato sia un atto discrezionale e specifico rivolto al singolo detenuto oppure l’applicazione di una norma generale. Nel caso in esame, la trattenuta dei 2/5 della retribuzione non era una misura discriminatoria o ad personam, ma l’applicazione di una normativa generale prevista per tutti i detenuti che lavorano.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte Suprema ha osservato che il Tribunale di Sorveglianza ha correttamente evidenziato come la misura del prelievo fosse stata determinata dall’Amministrazione sulla base di una normativa generale, applicata indistintamente a tutti i detenuti. Non essendo stata applicata in maniera discriminatoria nei confronti del ricorrente, non si verte in materia di diritto soggettivo.

Il Magistrato di Sorveglianza, di fronte a un reclamo, ha il dovere di qualificarlo correttamente. Se rileva che non è in gioco la lesione di un diritto soggettivo, ma una questione che rientra nell’ambito dell’applicazione di norme generali, deve qualificare il reclamo come generico ai sensi dell’art. 35 Ord. Pen. Un tale provvedimento, come stabilito da costante giurisprudenza, non è ricorribile per cassazione. Di conseguenza, l’azione del detenuto si è scontrata con l’inammissibilità dello strumento processuale scelto.

Le Conclusioni

La sentenza n. 11560/2024 riafferma un principio fondamentale: il reclamo giurisdizionale non è un rimedio universale contro ogni atto dell’amministrazione penitenziaria, ma uno strumento specifico per la tutela di diritti soggettivi violati da condotte concrete e pregiudizievoli. Quando un provvedimento, come la trattenuta per le spese di mantenimento, deriva dall’applicazione uniforme e non discriminatoria di una legge o di un regolamento, non si configura una lesione di un diritto soggettivo tale da giustificare l’attivazione della procedura speciale dell’art. 35-bis. La Corte ha quindi rigettato il ricorso, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e consolidando una linea interpretativa chiara sui confini tra tutela dei diritti individuali e corretta applicazione delle norme generali nell’esecuzione della pena.

Quando un detenuto può presentare un reclamo giurisdizionale ai sensi dell’art. 35-bis Ord. Pen.?
Un detenuto può utilizzare il reclamo giurisdizionale solo quando subisce un pregiudizio concreto e attuale a un suo diritto soggettivo, a causa di un comportamento specifico dell’amministrazione penitenziaria. Non è lo strumento adatto per contestare l’applicazione generale di una norma.

La trattenuta sullo stipendio del detenuto per le spese di mantenimento lede un diritto soggettivo?
Secondo la sentenza, no. Poiché la trattenuta (nella misura di 2/5) è determinata da una normativa generale applicata indistintamente a tutti i detenuti che lavorano e non in modo discriminatorio, non si configura la lesione di un diritto soggettivo che possa essere tutelata tramite il reclamo giurisdizionale.

Cosa succede se un detenuto utilizza lo strumento del reclamo giurisdizionale per una questione non attinente a un diritto soggettivo?
Il magistrato deve riqualificare il reclamo come ‘generico’ ai sensi dell’art. 35, comma 1, n. 5, Ord. Pen. Il provvedimento che ne consegue è considerato non impugnabile, rendendo di fatto inammissibile un eventuale ricorso in Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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