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Reclamo detenuto: controllo cella senza presenza

Un detenuto ha presentato un ricorso contro il controllo del numero di compact disk nella sua cella, avvenuto in sua assenza. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione chiarisce che il reclamo del detenuto su tali controlli non riguarda un diritto soggettivo tutelabile in sede giurisdizionale, ma rientra nei poteri discrezionali dell’amministrazione penitenziaria per garantire l’ordine interno. Pertanto, il provvedimento del Magistrato di sorveglianza che respinge il reclamo non è impugnabile.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reclamo del Detenuto: Quando il Controllo in Cella è Legittimo?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 13039/2024, è tornata a pronunciarsi sui confini del reclamo del detenuto e sui poteri dell’amministrazione penitenziaria. Il caso analizzato riguarda la legittimità di un controllo sul numero di oggetti personali in una cella, effettuato in assenza del detenuto. La decisione chiarisce un punto fondamentale: non ogni lamentela dà diritto a un’azione giudiziaria impugnabile, specialmente quando non viene leso un ‘diritto soggettivo’.

I Fatti del Caso

Un detenuto presentava reclamo al Magistrato di sorveglianza lamentando che il personale di polizia penitenziaria si era introdotto nella sua cella, in sua assenza, per controllare il numero di compact disk in suo possesso. Il Magistrato, dopo aver acquisito informazioni dall’istituto penitenziario, dichiarava ‘non luogo a provvedere’, specificando che il controllo aveva riguardato unicamente il numero dei CD e non il loro contenuto.

Contro questa decisione, il detenuto proponeva ricorso in Cassazione, sostenendo che il Magistrato avesse violato la legge decidendo senza fissare un’udienza e che, nel merito, qualsiasi controllo dovesse avvenire alla sua presenza.

La Decisione della Corte di Cassazione e il reclamo del detenuto

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda sulla distinzione cruciale tra due tipi di reclamo previsti dall’ordinamento penitenziario:

1. Reclamo generico (art. 35 ord. pen.): riguarda lamentele generiche che non incidono su diritti soggettivi. Questa procedura si conclude con la risposta del Magistrato, che non è ulteriormente impugnabile.
2. Reclamo giurisdizionale (art. 35-bis ord. pen.): è attivabile solo quando il detenuto lamenta la lesione di un suo diritto soggettivo. Il provvedimento finale, in questo caso, è impugnabile.

La Corte ha stabilito che il caso in esame rientrava nella prima categoria, rendendo così il ricorso contro la decisione del Magistrato inammissibile.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione ha articolato il proprio ragionamento su tre pilastri fondamentali.

La Distinzione tra Reclamo Generico e Giurisdizionale

Il primo passo per il giudice è qualificare correttamente il tipo di reclamo del detenuto. Se la questione sollevata non attiene a un diritto soggettivo, ma a mere modalità di gestione interna del carcere, il reclamo è generico e il suo esito non è appellabile. La semplice contestazione di un provvedimento non è sufficiente a trasformare un reclamo generico in uno giurisdizionale.

L’Assenza di un ‘Diritto Soggettivo’ Leso

La giurisprudenza ha circoscritto la nozione di ‘diritto soggettivo’ del detenuto ai beni essenziali della persona e ai diritti fondamentali riconosciuti dalla Costituzione e dai trattati internazionali. Il controllo del numero di oggetti personali detenuti in cella (siano essi libri o, come in questo caso, compact disk) non incide su tali diritti. Si tratta, invece, di una modalità di esercizio del potere di controllo dell’amministrazione penitenziaria, finalizzato a garantire ordine e sicurezza.

Controllo in Cella e Potere Discrezionale dell’Amministrazione

La Corte ha ribadito che l’organizzazione della vita detentiva, incluse le modalità di controllo, rientra nel potere discrezionale dell’amministrazione penitenziaria. La censura del detenuto non riguardava il potere di controllo in sé, ma solo la modalità (l’assenza del detenuto). Questa modalità, secondo la Corte, non è tale da ledere un diritto fondamentale, ma attiene alla gestione ordinaria della vita carceraria. Citando un precedente, la Corte ha ricordato che anche la pretesa di non subire perquisizioni alla ricerca di un numero non consentito di libri non configura la lesione di un diritto.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale chiaro: i controlli dell’amministrazione penitenziaria volti a verificare il rispetto delle regole interne, come il numero massimo di oggetti consentiti in cella, non ledono un diritto soggettivo del detenuto. Di conseguenza, il reclamo del detenuto avverso le modalità di tali controlli è qualificabile come generico ai sensi dell’art. 35 ord. pen. e il provvedimento del Magistrato di sorveglianza che lo decide non è impugnabile in Cassazione. La decisione riafferma l’ampia discrezionalità dell’amministrazione nel mantenere l’ordine e la sicurezza all’interno degli istituti penitenziari, a patto di non violare i diritti fondamentali della persona.

Un detenuto può opporsi al controllo della sua cella effettuato in sua assenza?
No, secondo questa sentenza, il controllo del numero di oggetti personali (come i compact disk) in assenza del detenuto rientra nei poteri dell’amministrazione penitenziaria e non lede un diritto soggettivo del detenuto che possa essere tutelato con un reclamo giurisdizionale.

Qual è la differenza tra un reclamo generico e un reclamo giurisdizionale per un detenuto?
Il reclamo generico (art. 35 ord. pen.) riguarda questioni che non ledono diritti soggettivi e la decisione del magistrato non è impugnabile. Il reclamo giurisdizionale (art. 35-bis ord. pen.) riguarda la violazione di un diritto soggettivo del detenuto e la decisione del magistrato può essere impugnata.

Il controllo del numero di oggetti personali (come CD o libri) in una cella lede un diritto del detenuto?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che il controllo sul numero di oggetti detenuti in cella non lede un diritto soggettivo del detenuto. Si tratta di un’attività legata al potere dell’amministrazione penitenziaria di garantire l’ordine e la disciplina interna.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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