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Reclamo del detenuto: annullato diniego di accesso

Un detenuto si è visto negare l’accesso alla propria cartella clinica. Il reclamo è stato respinto dal Magistrato di Sorveglianza senza udienza, a causa di un presunto difetto procedurale e della sopraggiunta carenza di interesse per trasferimento. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, stabilendo che per un reclamo del detenuto su questioni giuridiche complesse è necessaria l’udienza. Inoltre, ha affermato che l’interesse ad acquisire documenti per agire in giudizio non cessa con il trasferimento in un’altra struttura, ordinando un nuovo esame del caso.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reclamo del Detenuto: Diritto all’Udienza e Interesse ad Agire

Introduzione: Il Diritto di Accesso agli Atti e il Reclamo del Detenuto

Il diritto di difesa e di accesso alla documentazione personale, come la cartella clinica, è un principio fondamentale anche per chi si trova in stato di detenzione. La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 23001/2024, offre chiarimenti cruciali sulle garanzie procedurali che devono accompagnare il reclamo del detenuto. In particolare, la Corte si è pronunciata sui limiti della decisione de plano (senza udienza) da parte del Magistrato di Sorveglianza e sulla persistenza dell’interesse ad agire anche a seguito del trasferimento del detenuto in un altro istituto.

I Fatti del Caso: Richiesta di Cartella Clinica e Diniego

Un detenuto, ristretto presso la casa circondariale di Novara, presentava un’istanza per ottenere copia della propria cartella clinica, con l’intenzione di “agire in sede civile contro la Dirigente Sanitaria”. La Direzione dell’istituto respingeva la richiesta, ritenendola “priva di motivazione”.
Di fronte a questo diniego, il detenuto proponeva reclamo al Magistrato di Sorveglianza. Quest’ultimo, tuttavia, dichiarava il “non luogo a provvedere” senza fissare alcuna udienza. Le ragioni di questa decisione erano due:
1. La richiesta sarebbe stata formulata in modo errato, poiché, secondo una circolare del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP), avrebbe dovuto essere indirizzata all’ASL competente.
2. L’avvenuto trasferimento del detenuto presso un altro carcere (Milano Opera) avrebbe determinato una “carenza di interesse” a proseguire il reclamo.
Il detenuto, tramite il suo difensore, ricorreva in Cassazione contro questo provvedimento, lamentando la violazione delle norme procedurali e un’errata valutazione sulla persistenza del suo interesse.

La Decisione della Cassazione sul Reclamo del Detenuto

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando il decreto del Magistrato di Sorveglianza e rinviando il caso per un nuovo giudizio. La decisione si fonda su due pilastri argomentativi fondamentali che ridefiniscono i contorni delle tutele giurisdizionali per i detenuti.

L’Errore Procedurale: Quando il Giudice non può Decidere ‘de plano’

Il primo punto affrontato dalla Cassazione riguarda la procedura seguita dal Magistrato. La Corte ribadisce un principio consolidato: la decisione de plano, ovvero senza udienza e senza contraddittorio tra le parti, è una procedura eccezionale. Può essere utilizzata solo quando l’inammissibilità del ricorso è palese ed evidente ictu oculi, come nel caso di una richiesta identica a una già rigettata o manifestamente priva dei presupposti di legge.
Nel caso di specie, la questione non era di semplice soluzione. Stabilire se la richiesta di accesso agli atti fosse stata correttamente formulata richiedeva una valutazione giuridica e un approfondimento che non potevano essere liquidati con una decisione sommaria. Il Magistrato avrebbe dovuto fissare un’udienza per consentire alle parti di esporre le proprie ragioni, garantendo così il principio del contraddittorio.

L’Interesse ad Agire Persiste anche dopo il Trasferimento

Il secondo e altrettanto importante motivo di annullamento riguarda la presunta “carenza di interesse” del detenuto. Il Magistrato aveva erroneamente ritenuto che il trasferimento in un’altra struttura carceraria avesse fatto venir meno l’interesse a ottenere la cartella clinica del precedente istituto.
La Cassazione chiarisce che l’interesse ad agire deve essere concreto, immediato e attuale. In questo caso, l’obiettivo del detenuto era ottenere i documenti per intentare una causa civile. Questo interesse non è legato alla sua permanenza fisica in un determinato carcere, ma al suo diritto di agire in giudizio per fatti avvenuti in quel luogo. Pertanto, il trasferimento non ha alcuna incidenza sulla persistenza di tale interesse. Affermare il contrario significherebbe negare la possibilità di tutelare i propri diritti per eventi passati solo a causa di un cambiamento logistico deciso dall’amministrazione penitenziaria.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si basano sulla necessità di assicurare un’effettiva tutela giurisdizionale. La decisione de plano è riservata a ipotesi di inammissibilità manifesta, che non richiedono accertamenti cognitivi o valutazioni discrezionali. Quando si pongono problemi di valutazione, anche complessi, il rito camerale con la partecipazione delle parti è un passaggio ineludibile. La motivazione del Magistrato, definita dalla Corte “laconica e apodittica”, non aveva chiarito perché l’istanza fosse stata considerata non correttamente presentata, violando di fatto il diritto a una decisione motivata.
Sul punto dell’interesse, la Corte richiama i principi generali sull’interesse a impugnare, che si sostanzia nell’utilità pratica che il ricorrente può ottenere dalla decisione. L’utilità, nel caso specifico, era l’accesso ai documenti necessari per un’azione legale. Tale utilità non è svanita con il trasferimento, ma persiste finché il diritto di agire in giudizio non è prescritto o altrimenti venuto meno. Il principio della persistenza dell’interesse, dunque, imponeva una valutazione di merito del reclamo.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

La sentenza rafforza due garanzie fondamentali per la popolazione detenuta:
1. Il diritto al contraddittorio: il reclamo del detenuto non può essere liquidato sbrigativamente quando solleva questioni di diritto complesse. La regola è l’udienza, l’eccezione la decisione de plano.
2. La stabilità del diritto alla tutela: i diritti di una persona, incluso quello di accedere ai propri dati per difendersi o agire in giudizio, non sono condizionati dalle decisioni amministrative come i trasferimenti. L’interesse a ottenere giustizia per fatti accaduti in un determinato contesto rimane intatto, a prescindere dalla collocazione attuale dell’interessato.
Questa pronuncia rappresenta un importante monito per i Magistrati di Sorveglianza a garantire sempre un giusto processo, specialmente quando sono in gioco diritti fondamentali della persona.

Può un Magistrato di Sorveglianza rigettare un reclamo del detenuto senza fissare un’udienza?
Sì, ma solo in casi eccezionali in cui la richiesta sia palesemente inammissibile, ad esempio perché identica a una già respinta o priva dei presupposti di legge evidenti ictu oculi. Se la questione richiede una valutazione giuridica complessa o non univoca, il contraddittorio tra le parti deve essere sempre garantito tramite un’udienza.

Il trasferimento di un detenuto in un altro carcere fa perdere il suo interesse a ottenere documenti dalla struttura precedente?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’interesse a ottenere documenti (come una cartella clinica) non viene meno con il trasferimento, se lo scopo è esercitare un diritto, come avviare un’azione legale civile. L’interesse concreto a rimuovere uno svantaggio processuale persiste indipendentemente dalla nuova collocazione del detenuto.

A chi deve essere rivolta la richiesta di accesso alla cartella clinica da parte di un detenuto?
La sentenza menziona una circolare (art. 23 della circolare Dap n. 3676 del 2017) secondo cui l’istanza motivata deve essere indirizzata alla ASL (Azienda Sanitaria Locale) competente, per il tramite della Direzione dell’istituto penitenziario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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