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Recidiva: valutazione del giudice e inammissibilità

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso basato sulla contestazione della recidiva. L’ordinanza ribadisce che la valutazione della recidiva non può basarsi solo sulla gravità o sul tempo trascorso dai reati, ma richiede un’analisi concreta del legame tra i precedenti e il nuovo delitto, per accertare una persistente inclinazione a delinquere. Inoltre, un motivo di ricorso generico viene considerato inammissibile.

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Pubblicato il 10 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva: Come va Valutata dal Giudice? La Cassazione Fa Chiarezza

L’istituto della recidiva è uno degli argomenti più dibattuti nel diritto penale, poiché incide direttamente sulla determinazione della pena. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 31337/2024) offre spunti fondamentali per comprendere i criteri con cui i giudici devono valutare la carriera criminale di un imputato e le conseguenze di un ricorso presentato in modo non adeguato. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I fatti del processo

Il caso riguarda una persona condannata in primo e secondo grado per il reato di furto, previsto dall’art. 624 del codice penale. La Corte di Appello de L’Aquila aveva confermato la sentenza di primo grado, ritenendo l’imputata responsabile. Contro questa decisione, la difesa ha proposto ricorso per Cassazione, affidandosi a un unico motivo: la contestazione della sussistenza della recidiva.

I motivi del ricorso e la contestazione sulla recidiva

La ricorrente sosteneva che i giudici di merito avessero errato nel ritenerla recidiva. Il fulcro della sua argomentazione era che la valutazione fosse stata illegittima. Tuttavia, questo unico motivo di ricorso è stato giudicato dalla Suprema Corte non solo infondato, ma anche proposto in una forma che ne ha determinato l’immediata inammissibilità.

La Decisione della Cassazione: tra Valutazione della Recidiva e Genericità del Motivo

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, basando la sua decisione su due pilastri argomentativi interconnessi.

Il Corretto Criterio di Valutazione della Recidiva

In primo luogo, i giudici di legittimità hanno ribadito un principio consolidato, richiamando una pronuncia delle Sezioni Unite (n. 35738/2010). La valutazione della recidiva non può essere un automatismo basato esclusivamente sulla gravità dei fatti precedenti o sul tempo trascorso. Il giudice ha il dovere di compiere un’analisi molto più approfondita.

È necessario esaminare in concreto, sulla base dei criteri dell’art. 133 c.p., il rapporto tra il reato per cui si sta procedendo e le condanne passate. Lo scopo è verificare se e in che misura la condotta criminale pregressa sia indicativa di una “perdurante inclinazione al delitto” che abbia agito come fattore criminogeno per la commissione del nuovo reato. In altre parole, il giudice deve accertare un legame sintomatico tra il passato e il presente criminale dell’imputato.

L’Inammissibilità del Motivo Generico

In secondo luogo, la Corte ha sottolineato che il motivo d’appello relativo alla stessa eccezione era, già in quella sede, “generico”. Si applica qui un altro principio fondamentale del processo penale: un’eccezione riferita al difetto di motivazione della sentenza di appello su motivi generici è inammissibile. Questo vizio di “inammissibilità originaria” persiste anche se il giudice dell’impugnazione non lo dichiara esplicitamente.

Se un motivo di ricorso è formulato in modo vago, senza specificare chiaramente le ragioni di diritto e di fatto per cui si contesta la decisione, non può essere esaminato. La Corte, quindi, non solo rigetta la critica nel merito, ma la blocca a monte per un difetto procedurale.

le motivazioni

La motivazione della Corte si fonda sulla necessità di garantire che la valutazione della recidiva sia un giudizio personalizzato e non una meccanica applicazione di una circostanza aggravante. Il giudice deve penetrare nella storia criminale dell’imputato per capire se i reati passati sono un semplice precedente storico o se, invece, rivelano una tendenza a delinquere che ha influenzato la commissione del nuovo reato. Al contempo, la Corte ha voluto sanzionare la prassi di presentare ricorsi con motivi generici, che appesantiscono il sistema giudiziario senza offrire elementi concreti su cui basare una revisione critica della sentenza impugnata. La specificità dei motivi di ricorso è un requisito essenziale per consentire al giudice di svolgere la propria funzione.

le conclusioni

L’ordinanza in esame è un monito importante per la difesa. Contestare la recidiva richiede un’argomentazione precisa e circostanziata, che dimostri perché, nel caso specifico, i precedenti penali non sono sintomatici di una maggiore pericolosità sociale. Non è sufficiente una critica astratta. Inoltre, viene riaffermato che la genericità di un motivo di ricorso è un vizio fatale che ne determina l’inammissibilità, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. La decisione, quindi, rafforza due principi cardine: la valutazione sostanziale e non formale della recidiva e il rigore formale necessario nella redazione degli atti di impugnazione.

Come deve essere valutata la recidiva dal giudice?
La valutazione non può basarsi solo sulla gravità dei fatti o sul tempo trascorso. Il giudice deve esaminare concretamente il rapporto tra il nuovo reato e le condanne precedenti, usando i criteri dell’art. 133 c.p., per verificare se la condotta passata indica una perdurante inclinazione al delitto che ha influenzato il nuovo crimine.

Cosa succede se un motivo di ricorso è considerato “generico”?
Un motivo di ricorso generico, ovvero formulato in modo vago e non specifico, viene dichiarato inammissibile. Questo significa che il giudice non lo esaminerà nel merito, e tale vizio di inammissibilità originaria persiste anche se non viene dichiarato esplicitamente nella decisione del giudice dell’impugnazione.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione sulla recidiva fatta dai giudici di merito?
Sì, ma solo se si contesta una violazione di legge o un vizio di motivazione logico e manifesto. Non è possibile chiedere alla Corte di Cassazione una nuova e diversa valutazione dei fatti, che è di competenza esclusiva dei giudici di primo e secondo grado. Inoltre, il motivo di ricorso deve essere specifico e non generico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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