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Recidiva specifica: quando è legittima la sua applicazione

Un imputato ricorre in Cassazione contestando l’applicazione della recidiva specifica e il diniego delle attenuanti generiche. La Corte dichiara il ricorso inammissibile, stabilendo che un precedente ‘patteggiamento’ per un reato della stessa natura è sufficiente a configurare la recidiva specifica. La decisione sottolinea come tale precedente dimostri una maggiore pericolosità sociale e la mancata efficacia deterrente della prima condanna, giustificando un trattamento sanzionatorio più severo.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva Specifica: Un Patteggiamento Precedente Basta a Giustificarla?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 45606/2024, torna a pronunciarsi su un tema cruciale del diritto penale: i presupposti per l’applicazione della recidiva specifica. La pronuncia chiarisce come una precedente condanna ottenuta tramite ‘patteggiamento’ sia pienamente valida a configurare questa aggravante, respingendo le censure di un imputato che lamentava una motivazione carente. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Il caso nasce da un ricorso presentato da un imputato, condannato in secondo grado dalla Corte di Appello per il reato di truffa. La Corte territoriale aveva parzialmente riformato la sentenza di primo grado, escludendo la recidiva reiterata ma confermando quella specifica e infraquinquennale, con una conseguente rideterminazione della pena. L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione, basandolo su due motivi principali: la presunta carenza di motivazione sulla sussistenza della recidiva e il diniego, altrettanto immotivato, delle circostanze attenuanti generiche.

Le Questioni Giuridiche: La Validità della Recidiva Specifica

Il cuore della questione giuridica verteva su due punti fondamentali:

1. La valutazione della recidiva specifica: L’imputato sosteneva che i giudici di merito avessero applicato l’aggravante basandosi unicamente su un precedente penale risalente, senza una reale ponderazione del tempo trascorso e della sua effettiva e accresciuta pericolosità sociale.
2. Il diniego delle attenuanti generiche: La difesa criticava la decisione di negare le attenuanti basandosi su un generico riferimento alla ‘non incensuratezza’ dell’imputato, ritenendola una giustificazione insufficiente e meramente di stile.

La Corte di Cassazione è stata quindi chiamata a verificare la correttezza del percorso logico-giuridico seguito dalla Corte di Appello nell’affrontare questi due aspetti.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo entrambi i motivi infondati e generici. I giudici hanno confermato la legittimità della decisione impugnata, fornendo chiarimenti importanti sull’applicazione della recidiva specifica.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha smontato le argomentazioni difensive con un ragionamento preciso. Per quanto riguarda il primo motivo, i giudici hanno evidenziato che la Corte d’Appello aveva correttamente ricostruito la ‘sequenza recidivante’. Dal certificato penale dell’imputato emergeva una sentenza di patteggiamento per furto, divenuta irrevocabile nel quinquennio precedente ai fatti di truffa per cui si procedeva.

La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: la sentenza di patteggiamento è equiparata a una sentenza di condanna ai fini della recidiva. Inoltre, ha sottolineato che i due reati (furto e truffa) sono palesemente della ‘medesima indole’, in quanto entrambi reati contro il patrimonio caratterizzati da una natura predatoria. Questo, unito al non consistente intervallo di tempo tra i due fatti, dimostra una ‘manifestazione della stessa pericolosità sociale’ e il fallimento dell’effetto deterrente della prima condanna. La motivazione della Corte di merito è stata quindi giudicata del tutto adeguata.

Anche il secondo motivo, relativo alle attenuanti generiche, è stato respinto. La Corte ha affermato che il riferimento ai plurimi precedenti penali dell’imputato costituisce una motivazione sufficiente per negare il beneficio. Secondo l’orientamento di legittimità, il giudice non è tenuto ad analizzare ogni singolo elemento favorevole o sfavorevole, ma può concentrarsi su quelli ritenuti decisivi, come in questo caso il curriculum criminale dell’imputato.

Infine, una nota interessante riguarda le spese legali della parte civile. La Corte ha deciso di non porle a carico del ricorrente, in quanto la parte civile si era limitata a chiedere il rigetto del ricorso senza offrire alcun elemento di dibattito specifico sulle questioni sollevate, un comportamento processuale che non giustifica la rifusione delle spese.

Conclusioni

La sentenza in esame rafforza alcuni punti fermi della giurisprudenza in materia di recidiva e circostanze del reato. In primo luogo, conferma che una sentenza di patteggiamento ha pieno valore di precedente per l’applicazione della recidiva specifica. In secondo luogo, chiarisce che la valutazione della ‘medesima indole’ dei reati non richiede complesse analisi, quando è evidente l’appartenenza alla stessa categoria criminale (es. reati contro il patrimonio). Infine, ribadisce che la motivazione sul diniego delle attenuanti generiche può legittimamente basarsi sui precedenti penali, quale indice sintetico della personalità dell’imputato. Una pronuncia che offre un utile vademecum sulla corretta valutazione della pericolosità sociale del reo.

Una precedente condanna con patteggiamento può giustificare la recidiva specifica?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che una sentenza emessa a seguito di patteggiamento è equiparata a una pronuncia di condanna e può quindi costituire il presupposto per l’applicazione dell’aggravante della recidiva specifica.

Come viene valutata la ‘medesima indole’ tra due reati ai fini della recidiva?
La valutazione si basa sulla natura dei reati e sui motivi che li hanno determinati. Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che furto e truffa fossero della medesima indole in quanto entrambi reati contro il patrimonio, caratterizzati da una natura predatoria, rivelando una persistente pericolosità sociale dell’imputato in tale ambito.

Perché è stato negato il riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche?
Il diniego è stato considerato legittimo perché motivato sulla base dei plurimi precedenti penali dell’imputato. Secondo la Corte, non è necessario che il giudice analizzi ogni singolo elemento, ma è sufficiente che faccia riferimento a quelli ritenuti decisivi, come la non incensuratezza, per giustificare la sua decisione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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