LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Recidiva spaccio: la Cassazione e la pericolosità

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un uomo condannato per spaccio di stupefacenti. L’imputato sosteneva l’uso personale e contestava l’applicazione dell’aumento di pena per la recidiva. La Corte ha ritenuto le motivazioni infondate, evidenziando come la quantità di droga, il denaro rinvenuto e i numerosi precedenti specifici e non, dimostrassero chiaramente sia la finalità di spaccio sia la pericolosità sociale del soggetto, giustificando la valutazione sulla recidiva spaccio.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva Spaccio: Quando i Precedenti Pesano sulla Condanna

L’applicazione della recidiva in caso di spaccio di stupefacenti è un tema delicato che richiede un’attenta valutazione da parte del giudice. Non si tratta di un automatismo, ma di un’analisi concreta della pericolosità del reo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sui criteri utilizzati per determinare se i precedenti penali di un imputato giustifichino un aumento di pena, fornendo un importante precedente in materia di recidiva spaccio.

Il Caso in Esame: Dalla Condanna in Appello al Ricorso in Cassazione

Il caso riguarda un individuo condannato dalla Corte d’Appello per il reato di spaccio di sostanze stupefacenti. Trovato in possesso di un notevole quantitativo di droga, sufficiente per confezionare 137 dosi medie, e di una somma di denaro ritenuta incompatibile con la sua condizione di disoccupato, l’uomo ha presentato ricorso in Cassazione per contestare la sentenza.

I Motivi del Ricorso: Uso Personale e Critica alla Recidiva

La difesa ha basato il ricorso su due argomenti principali:

1. Destinazione per uso personale: L’imputato sosteneva che la sostanza stupefacente fosse per consumo proprio e non per la vendita a terzi.
2. Difetto di motivazione sulla recidiva: La difesa contestava la decisione dei giudici di secondo grado di applicare l’aumento di pena previsto per la recidiva, ritenendo che la motivazione fosse insufficiente.

La Valutazione della Corte sulla Recidiva Spaccio

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, e quindi inammissibile, confermando la decisione della Corte d’Appello. I giudici supremi hanno analizzato dettagliatamente entrambi i punti sollevati dalla difesa, offrendo chiarimenti significativi.

Gli Indizi Contrari all’Uso Personale

La Corte ha ritenuto la tesi dell’uso personale insostenibile sulla base di una serie di elementi oggettivi: il notevole quantitativo di droga, il denaro contante e il fatto che l’imputato non risultasse tossicodipendente in cura presso i servizi sanitari. Inoltre, a suo carico pendeva già una precedente denuncia per violazioni della stessa normativa sugli stupefacenti. Questi fattori, considerati nel loro insieme, costituivano una ricostruzione dei fatti precisa e circostanziata, che deponeva inequivocabilmente a favore della finalità di spaccio.

L’Analisi della Pericolosità Sociale

Il punto centrale della decisione riguarda la recidiva. La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: il giudice non può applicare l’aumento di pena automaticamente. È necessario valutare se la ripetizione del reato sia effettivamente espressione di un “incremento dello spessore criminale e della pericolosità del reo”.

Le Motivazioni della Decisione

Nel caso di specie, la motivazione della sentenza impugnata è stata giudicata adeguata. La Corte territoriale aveva correttamente considerato non solo due precedenti specifici per reati analoghi, ma anche una più recente condanna per ricettazione e tentata estorsione. A questo quadro si aggiungevano ben otto condanne per violazioni delle misure di prevenzione. Secondo i giudici, tutti questi reati erano accomunati da un movente di lucro e dimostravano una palese “indifferenza del prevenuto ai precetti dell’autorità”. Questa condotta complessiva è stata interpretata come un chiaro sintomo di una pericolosità sociale consolidata, che giustificava pienamente l’applicazione dell’aumento di pena per la recidiva.

Conclusioni: L’Importanza della Valutazione Complessiva del Reo

Questa ordinanza conferma che la valutazione della recidiva non è un mero calcolo matematico dei precedenti, ma un’analisi qualitativa della biografia criminale dell’imputato. Il giudice deve scavare a fondo, esaminando la natura dei reati, il tempo trascorso tra di essi e la condotta generale del soggetto per stabilire se la nuova violazione della legge sia un episodio isolato o la manifestazione di una consolidata propensione a delinquere. La decisione evidenzia come una storia criminale caratterizzata da reati eterogenei ma uniti dal fine di profitto possa essere un indicatore decisivo per affermare una maggiore pericolosità e, di conseguenza, applicare un trattamento sanzionatorio più severo.

Perché la tesi dell’uso personale di droga è stata respinta?
La tesi è stata respinta a causa del notevole quantitativo di droga rinvenuto (sufficiente per 137 dosi medie), della somma di denaro incompatibile con lo stato di disoccupazione e del fatto che l’imputato non risultava tossicodipendente in cura, ma era già stato denunciato per reati simili.

Come viene valutata la recidiva da parte del giudice?
Il giudice deve stabilire se la recidiva costituisce una concreta manifestazione di un aumento della pericolosità criminale del reo. Non è un automatismo, ma una valutazione che considera l’occasionalità della ricaduta, il tempo trascorso, la natura dei reati e la condotta generale dell’imputato.

Quali elementi hanno giustificato l’aumento di pena per recidiva in questo caso specifico?
L’aumento è stato giustificato dai numerosi precedenti penali, tra cui due per reati analoghi, uno per ricettazione e tentata estorsione, e otto condanne per violazioni di misure di prevenzione. La Corte ha ritenuto che tali reati, tutti motivati da fini di lucro, dimostrassero l’indifferenza dell’imputato verso le leggi e un’accresciuta pericolosità sociale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati