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Recidiva semplice: quando è legittima l’aggravante

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 30742/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso contro l’applicazione dell’aggravante della recidiva semplice. La Corte ha ribadito che, per questa circostanza, è sufficiente la prova di una precedente condanna e una valutazione sulla maggiore colpevolezza, senza la necessità di complessi oneri motivazionali richiesti invece per la recidiva reiterata.

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Pubblicato il 8 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva Semplice: la Cassazione Conferma la Legittimità dell’Aggravante con Motivazione Semplificata

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato il tema della recidiva semplice, chiarendo quali siano gli oneri motivazionali richiesti al giudice per la sua applicazione. La pronuncia sottolinea una distinzione netta rispetto alla recidiva reiterata, confermando che per l’aggravante comune è sufficiente una valutazione sintetica, purché ancorata a presupposti concreti. Analizziamo la decisione per comprendere meglio la sua portata.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato contro una sentenza della Corte d’Appello di Palermo. Il ricorrente lamentava la mancata esclusione della recidiva contestata, ritenendo che i giudici di merito non avessero adeguatamente motivato la sua applicazione. L’unico motivo di ricorso si concentrava, quindi, sulla presunta illegittimità dell’aumento di pena derivante dalla contestazione di questa specifica circostanza aggravante.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla Recidiva Semplice

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. Secondo gli Ermellini, la censura mossa dal ricorrente non coglieva nel segno. La Corte ha ribadito che, in tema di recidiva semplice, non sono richiesti gli stessi oneri motivazionali previsti per l’ipotesi più grave della recidiva reiterata. Trattandosi di una circostanza aggravante comune, rilevante ai soli fini del trattamento sanzionatorio, il suo accertamento segue un percorso argomentativo più snello.

Le Motivazioni: I Presupposti della Recidiva Semplice

Il cuore della decisione risiede nella distinzione operata dalla Corte. I giudici hanno chiarito che per l’applicazione della recidiva semplice è sufficiente la verifica di due presupposti fondamentali:

1. Il presupposto formale: l’esistenza di una precedente condanna irrevocabile. Questo è l’elemento oggettivo che attiva la possibilità di contestare l’aggravante.
2. Il presupposto sostanziale: la valutazione da parte del giudice di una maggiore colpevolezza e di una più elevata capacità a delinquere del reo. Questo giudizio non richiede una motivazione complessa e articolata, ma può basarsi su argomenti logici e giuridici che dimostrino come il nuovo reato sia espressione di una persistente inclinazione a violare la legge.

Nel caso di specie, la Corte di Cassazione ha rilevato che i giudici di merito avevano correttamente esplicitato le ragioni del loro convincimento, fornendo una motivazione adeguata e immune da vizi logici. Pertanto, il ricorso è stato respinto, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame consolida un principio giurisprudenziale di notevole importanza pratica. Essa conferma che i giudici di merito dispongono di un margine di valutazione più ampio e di un onere motivazionale più contenuto quando applicano la recidiva semplice. Questo non significa che l’applicazione sia automatica, ma che la sua giustificazione può essere più sintetica, purché ancorata a elementi concreti che attestino la maggiore pericolosità sociale del reo. Per la difesa, ciò implica la necessità di concentrarsi non solo sull’assenza del presupposto formale, ma soprattutto nel dimostrare che il nuovo reato è un episodio isolato e non indicativo di una maggiore capacità a delinquere, per tentare di ottenere l’esclusione dell’aggravante.

Cos’è la recidiva semplice e quando si applica?
La recidiva semplice è una circostanza aggravante comune che si applica quando una persona, già condannata con sentenza definitiva, commette un nuovo reato. La sua funzione è quella di adeguare il trattamento sanzionatorio alla maggiore colpevolezza del reo.

Quali sono i presupposti per l’applicazione della recidiva semplice?
Secondo l’ordinanza, i presupposti sono due: uno formale, cioè l’esistenza di una precedente condanna definitiva, e uno sostanziale, consistente nella maggiore colpevolezza e più elevata capacità a delinquere del reo, che il giudice deve accertare.

Che tipo di motivazione deve fornire un giudice per applicare la recidiva semplice?
La Corte di Cassazione ha chiarito che, a differenza della recidiva reiterata, per la recidiva semplice non sono richiesti oneri motivazionali particolarmente complessi. È sufficiente che il giudice verifichi i presupposti formali e sostanziali e spieghi le ragioni del suo convincimento con argomenti logici e giuridici corretti, anche in modo sintetico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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