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Recidiva reiterata: stop a nuovi benefici penitenziari

Un soggetto, già condannato con l’aggravante della recidiva reiterata e che aveva già usufruito di misure alternative, ha presentato una nuova istanza per benefici simili. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la preclusione prevista dalla legge. La sentenza chiarisce che il divieto opera quando il nuovo reato, anch’esso aggravato da recidiva reiterata, viene commesso dopo aver già sperimentato una precedente misura alternativa. La richiesta di semilibertà è stata inoltre respinta per mancanza di un progetto lavorativo.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva Reiterata e Benefici Penitenziari: La Cassazione Fissa i Paletti

La concessione di misure alternative alla detenzione rappresenta un pilastro del sistema penitenziario moderno, orientato alla rieducazione del condannato. Tuttavia, l’accesso a tali benefici è subordinato a precisi requisiti di legge, soprattutto in presenza di una recidiva reiterata. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito i confini di applicazione della norma che preclude la concessione di una seconda chance a chi, dopo aver già beneficiato di una misura alternativa, commette un nuovo reato aggravato dalla stessa condizione di recidività. Analizziamo i dettagli di questa importante decisione.

Il Caso: Una Nuova Richiesta di Misure Alternative

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un condannato che stava scontando una pena cumulata per reati di truffa e falsificazione. Avendo già in passato ottenuto e concluso positivamente un affidamento in prova ai servizi sociali per una precedente condanna, l’uomo presentava una nuova istanza per ottenere l’affidamento in prova, la detenzione domiciliare o, in subordine, la semilibertà.

Il Tribunale di Sorveglianza, tuttavia, dichiarava inammissibili le richieste di affidamento e detenzione domiciliare. La ragione risiedeva nell’applicazione dell’art. 58-quater, comma 7-bis, della legge sull’ordinamento penitenziario, che pone un divieto specifico per chi si trova nella condizione di recidiva reiterata. La richiesta di semilibertà veniva invece respinta per un motivo diverso: il condannato non aveva prospettato alcuna concreta attività lavorativa o di volontariato da svolgere.

Contro questa decisione, il condannato proponeva ricorso in Cassazione, sostenendo un’errata e non costituzionalmente orientata interpretazione della norma sulla preclusione.

La Decisione della Corte sulla Recidiva Reiterata

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in toto la decisione del Tribunale di Sorveglianza. Gli Ermellini hanno chiarito che la preclusione prevista dalla legge non è una presunzione assoluta di pericolosità, ma un meccanismo che si attiva a condizioni ben precise, che nel caso di specie erano tutte presenti.

La Corte ha specificato che il divieto di concedere una seconda misura alternativa opera in modo rigoroso quando sono soddisfatti due requisiti cumulativi:

1. La prima misura alternativa deve essere stata concessa in relazione a una condanna per un reato aggravato dalla recidiva reiterata (art. 99, comma 4, c.p.).
2. Successivamente alla conclusione di tale misura, il soggetto deve aver commesso un nuovo reato per il quale è stata nuovamente applicata la medesima aggravante.

Poiché nel caso in esame entrambe le condizioni erano soddisfatte, il Tribunale aveva correttamente ritenuto operante la preclusione, senza necessità di ulteriori valutazioni sulla prognosi di reinserimento.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La motivazione della sentenza si fonda su un’interpretazione rigorosa ma costituzionalmente orientata dell’art. 58-quater, comma 7-bis. La Corte, richiamando una precedente sentenza della Corte Costituzionale (n. 291/2010) e la propria giurisprudenza consolidata (sent. n. 47324/2011), ha spiegato che la norma non intende punire il condannato per sempre, ma porre un limite ragionevole alla fiducia concessa dallo Stato.

L’interpretazione restrittiva mira a evitare automatismi irragionevoli. La preclusione non scatta solo perché un soggetto è recidivo, ma perché ha tradito la fiducia concessagli proprio mentre si trovava in una condizione di specifica pericolosità, già accertata con l’applicazione della recidiva reiterata. La commissione di un nuovo reato, parimenti aggravato, dopo aver già sperimentato un percorso alternativo al carcere, dimostra, secondo il legislatore e la Corte, un’inidoneità a beneficiare nuovamente di tali misure.

Per quanto riguarda il rigetto dell’istanza di semilibertà, la Corte ha sottolineato la genericità del ricorso. Il ricorrente non aveva contestato nel merito la constatazione del Tribunale circa l’assenza di un progetto lavorativo o di volontariato. La semilibertà, infatti, non è una semplice riduzione della detenzione, ma una misura finalizzata al reinserimento sociale attraverso attività esterne concrete, che devono essere prospettate dall’interessato.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La decisione in esame consolida un principio fondamentale in materia di esecuzione della pena: i benefici penitenziari non sono un diritto acquisito, ma opportunità concesse a determinate condizioni. Per i soggetti con una storia criminale caratterizzata da recidiva reiterata, la possibilità di accedere a una seconda misura alternativa è legalmente preclusa se il percorso di devianza prosegue anche dopo la prima opportunità di reinserimento.

Questa sentenza offre un’indicazione chiara per la difesa: è essenziale verificare scrupolosamente la sussistenza dei presupposti ostativi prima di presentare un’istanza. Inoltre, per misure come la semilibertà, la mera richiesta non è sufficiente; è indispensabile allegare un programma dettagliato e credibile di attività esterne, che costituisce il presupposto stesso per la valutazione del giudice.

Quando la recidiva reiterata impedisce di ottenere per la seconda volta misure alternative come l’affidamento in prova?
La recidiva reiterata impedisce una seconda concessione di misure alternative quando si verificano cumulativamente due condizioni: 1) la prima misura è stata concessa per una pena relativa a un reato aggravato dalla recidiva reiterata; 2) dopo la fine di quella misura, il soggetto ha commesso un nuovo reato per il quale è stata nuovamente applicata la medesima aggravante.

Perché la richiesta di semilibertà è stata respinta in questo caso?
La richiesta di semilibertà è stata respinta non a causa della preclusione legata alla recidiva, ma perché il ricorrente non aveva indicato un’attività lavorativa o di volontariato specifica da svolgere. L’assenza di un progetto concreto ha reso la sua istanza generica e quindi non valutabile nel merito.

Quale interpretazione ha dato la Corte all’art. 58-quater, comma 7-bis, dell’ordinamento penitenziario?
La Corte ha adottato un’interpretazione restrittiva e costituzionalmente orientata. Ha stabilito che la preclusione assoluta non scatta sempre, ma solo nel caso specifico in cui il nuovo reato, espressivo della recidiva reiterata, sia stato commesso dopo che il condannato ha già sperimentato una misura alternativa per un precedente reato gravato dalla stessa aggravante.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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