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Recidiva reiterata: quando si applica? La Cassazione

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per truffa, riducendo la pena, a causa dell’errata applicazione dell’aggravante della recidiva reiterata. La Corte ha chiarito che, per applicare tale aggravante, è necessario che l’imputato abbia già ricevuto più condanne definitive al momento della commissione del nuovo reato. Nel caso di specie, solo una delle condanne precedenti era diventata irrevocabile, escludendo così la recidiva reiterata e portando a una riqualificazione più mite della circostanza.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva Reiterata: La Cassazione Fissa i Paletti Temporali

La corretta applicazione delle circostanze aggravanti, come la recidiva reiterata, è un aspetto cruciale nel diritto penale, poiché incide direttamente sulla determinazione della pena. Con la sentenza n. 12984 del 2024, la Corte di Cassazione è intervenuta per chiarire un presupposto fondamentale: affinché si possa contestare la recidiva reiterata, il nuovo reato deve essere commesso quando le precedenti condanne sono già divenute irrevocabili. Un’analisi temporale rigorosa è quindi indispensabile, come dimostra il caso in esame.

I Fatti del Caso: Una Condanna per Truffa Aggravata

Un individuo veniva condannato in primo grado e in appello per un reato di truffa commesso il 17 febbraio 2020. La pena inflitta era stata di due anni di reclusione e 600 euro di multa, aggravata da diverse circostanze, tra cui la cosiddetta minorata difesa, il danno patrimoniale di rilevante gravità e, appunto, la recidiva reiterata, specifica e infraquinquennale. Quest’ultima aggravante aveva comportato un significativo aumento della pena base, pari a due terzi.

Il Ricorso in Cassazione: L’Errata Applicazione della Recidiva Reiterata

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione, contestando unicamente l’applicazione dell’aggravante della recidiva reiterata. La difesa ha sostenuto che la Corte d’Appello avesse commesso un errore nel ritenere che, al momento della commissione della truffa (17/02/2020), l’imputato fosse gravato da due sentenze di condanna definitive.

Dall’esame del casellario giudiziale, emergeva infatti che solo una condanna era divenuta irrevocabile prima di tale data (il 14/04/2018). Le altre due sentenze menzionate dai giudici di merito erano diventate definitive solo successivamente, rispettivamente nel 2021 e nel 2023, per reati commessi sia prima che dopo la truffa in questione.
Di conseguenza, secondo il ricorrente, non sussistevano i presupposti per la recidiva reiterata (che richiede più di una precedente condanna definitiva), ma solo quelli per la recidiva pluriaggravata (specifica e infraquinquennale), che prevede un aumento di pena della metà.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha ritenuto il motivo di ricorso fondato, accogliendo la tesi difensiva.

Il Principio delle Sezioni Unite

I giudici hanno richiamato un importante principio stabilito dalle Sezioni Unite (sentenza Sabbatini, 2023), secondo cui per l’applicazione della recidiva reiterata è necessario che il nuovo reato sia stato commesso dopo che le precedenti condanne siano divenute irrevocabili. Questo orientamento si fonda sulla logica che l’autore del nuovo delitto deve essere pienamente consapevole del suo “status” di recidivo reiterato e delle conseguenze penali che ne derivano.

L’Analisi Temporale delle Condanne

Applicando questo principio al caso di specie, la Corte ha verificato che al momento della consumazione della truffa (17/02/2020), l’imputato era gravato da un’unica sentenza definitiva, quella divenuta irrevocabile il 14/04/2018. Le altre due condanne, pur presenti nel casellario, sono diventate definitive solo in date successive. Mancava quindi il presupposto formale essenziale per la contestazione della recidiva reiterata: la presenza di più sentenze definitive al momento del nuovo reato.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata senza rinvio, limitatamente alla qualificazione giuridica della recidiva. Ha riqualificato la circostanza come recidiva specifica e infraquinquennale, escludendo la forma reiterata. Per effetto di questa riqualificazione, l’aumento di pena è stato calcolato nella misura della metà anziché dei due terzi. La Corte ha quindi proceduto a rideterminare direttamente la sanzione finale, riducendola a un anno e dieci mesi di reclusione ed euro 555,00 di multa. Questa decisione riafferma l’importanza di un’accurata verifica cronologica dei precedenti penali per una corretta applicazione delle norme sulla recidiva.

Quando si può applicare l’aggravante della recidiva reiterata?
L’aggravante della recidiva reiterata si applica quando una persona commette un nuovo reato dopo essere già stata condannata con più sentenze divenute irrevocabili per delitti precedentemente commessi.

Ai fini della recidiva reiterata, è rilevante il momento in cui le precedenti condanne diventano definitive?
Sì, è un requisito fondamentale. La Corte di Cassazione ha stabilito che il nuovo reato deve essere commesso in un momento successivo a quello in cui le precedenti condanne sono divenute irrevocabili (o definitive).

Cosa succede se un giudice applica erroneamente la recidiva reiterata?
Se la recidiva reiterata viene applicata senza che ne sussistano i presupposti, la sentenza può essere impugnata. La Corte di Cassazione può annullare la decisione limitatamente a tale punto, riqualificare la recidiva in una forma meno grave (se applicabile) e rideterminare la pena in misura inferiore, come avvenuto nel caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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