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Recidiva reiterata: quando non prevalgono attenuanti

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un imputato condannato per falsità materiale, chiarendo un punto cruciale sulla recidiva reiterata. La sentenza conferma che, in presenza di recidiva reiterata, le circostanze attenuanti generiche non possono mai essere considerate prevalenti, anche se la motivazione del giudice d’appello presenta imprecisioni. La Corte ha inoltre stabilito che il termine di prescrizione non era decorso, data l’estensione prevista in questi casi.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva Reiterata: la Cassazione chiarisce il divieto di prevalenza delle attenuanti

La gestione della recidiva reiterata nel processo penale rappresenta un nodo cruciale che influenza direttamente l’entità della pena. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: quando la recidiva è reiterata, le circostanze attenuanti generiche non possono mai essere considerate prevalenti. Questa decisione offre spunti importanti sul rigore della legge e sui poteri della Suprema Corte nel correggere le motivazioni delle sentenze impugnate.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla condanna di un imputato per una serie di reati di falsità materiale in atto pubblico, commessi in esecuzione di un medesimo disegno criminoso. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano confermato la sua responsabilità, condannandolo a un anno e quattro mesi di reclusione. Nella determinazione della pena, i giudici di merito avevano concesso le attenuanti generiche, ma le avevano ritenute solo equivalenti all’aggravante della recidiva reiterata, specifica e infraquinquennale, senza quindi operare una diminuzione della sanzione.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due motivi principali:
1. Errata applicazione della recidiva reiterata: Si sosteneva che la Corte d’Appello avesse erroneamente qualificato la recidiva come reiterata, basandosi su una sola condanna precedente. Questo errore, secondo la difesa, avrebbe viziato il giudizio di bilanciamento, impedendo alle attenuanti generiche di prevalere sull’aggravante.
2. Indeterminatezza dell’imputazione e prescrizione: Si lamentava che le date di commissione dei reati non fossero state specificate con precisione, rendendo l’imputazione generica. Di conseguenza, secondo il ricorrente, il termine di prescrizione avrebbe dovuto essere calcolato dalla data più risalente possibile, risultando già decorso al momento della sentenza di primo grado.

La recidiva reiterata e la decisione della Corte

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, rigettandolo in toto. Sul primo punto, i giudici hanno chiarito un aspetto decisivo. Sebbene la difesa avesse contestato la qualificazione della recidiva, non aveva mai messo in discussione la sua natura di recidiva reiterata. Secondo l’articolo 69, comma 4, del codice penale, l’esistenza di una recidiva reiterata (prevista dall’art. 99, comma 4, c.p.) impedisce categoricamente che le circostanze attenuanti generiche possano essere considerate prevalenti. Possono al massimo essere giudicate equivalenti.

Pertanto, anche se la motivazione della Corte d’Appello presentava delle imprecisioni, la decisione finale (il cosiddetto dispositivo) era comunque corretta per legge. La Cassazione ha quindi applicato l’articolo 619 del codice di procedura penale, che le consente di correggere una motivazione errata quando l’errore non ha influito sulla decisione finale, senza bisogno di annullare la sentenza.

Prescrizione e genericità dell’imputazione

Anche il secondo motivo è stato ritenuto manifestamente infondato. La Corte ha sottolineato che l’eccezione di genericità dell’imputazione non era stata sollevata tempestivamente nei precedenti gradi di giudizio. In ogni caso, analizzando gli atti, è emerso che il reato più datato risaliva al 6 novembre 2015. Il calcolo del termine massimo di prescrizione per il delitto contestato, tenendo conto degli aumenti previsti per la recidiva reiterata e per l’interruzione del processo, portava a un totale di 16 anni e 8 mesi. Un termine, dunque, ben lontano dall’essere decorso.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte di Cassazione si fonda su una rigorosa applicazione della legge. Il fulcro della decisione risiede nell’automatismo previsto dall’art. 69, comma 4, c.p. La norma stabilisce un divieto assoluto di prevalenza delle attenuanti generiche quando si è in presenza di una recidiva qualificata come reiterata. La ratio è quella di riservare un trattamento sanzionatorio più severo a chi, nonostante precedenti condanne, persista nel commettere reati.
La Corte ha specificato che la correttezza del dispositivo della sentenza di appello (il giudizio di equivalenza tra le circostanze) sanava qualsiasi vizio argomentativo presente nella motivazione. Questo potere di rettifica, attribuito alla Cassazione, garantisce l’economia processuale, evitando annullamenti per vizi che non hanno concretamente inciso sull’esito del giudizio.
Sul tema della prescrizione, la Corte ha ribadito che il calcolo deve tenere conto di tutti gli aumenti di legge derivanti sia dalle aggravanti contestate, come la recidiva, sia dagli atti interruttivi, confermando la piena validità del procedimento.

Le Conclusioni

Questa sentenza riafferma la centralità della qualificazione giuridica della recidiva nel processo penale. Per gli operatori del diritto, emerge con chiarezza che la contestazione di una recidiva reiterata crea uno sbarramento insuperabile al giudizio di prevalenza delle attenuanti generiche. La difesa deve quindi concentrare i propri sforzi nel contestare ab origine la sussistenza stessa della recidiva reiterata, poiché una volta accertata, le conseguenze sul trattamento sanzionatorio sono automatiche e gravose. La decisione evidenzia inoltre l’approccio pragmatico della Cassazione, che privilegia la correttezza sostanziale della decisione rispetto a mere pecche formali della motivazione.

Quando le attenuanti generiche non possono prevalere sulla recidiva?
Le attenuanti generiche non possono essere ritenute prevalenti sulla recidiva quando quest’ultima è ‘reiterata’, ai sensi dell’art. 99, quarto comma, del codice penale. In questi casi specifici, la legge (art. 69, quarto comma, cod. pen.) stabilisce un divieto assoluto di prevalenza.

Un errore nella motivazione della sentenza d’appello porta sempre al suo annullamento?
No. Se l’errore contenuto nella motivazione non ha avuto un’influenza decisiva sulla decisione finale (il dispositivo), la Corte di Cassazione può correggerlo direttamente, ai sensi dell’art. 619, comma 1, del codice di procedura penale, senza bisogno di annullare la sentenza.

Come si calcola la prescrizione in caso di recidiva reiterata?
La prescrizione si calcola partendo dal termine base previsto per il reato, che viene poi aumentato in base alle aggravanti. Nel caso di specie, la recidiva reiterata ha comportato un aumento di due terzi del termine ordinario, a cui si è sommato un ulteriore aumento di due terzi per l’effetto dell’interruzione della prescrizione, prolungando significativamente il tempo necessario per l’estinzione del reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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