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Recidiva reiterata: quando il ricorso è generico

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro la contestazione della recidiva reiterata. I motivi del ricorso sono stati ritenuti generici e ripetitivi, a fronte di una motivazione puntuale della Corte d’Appello che aveva valorizzato la pluralità dei precedenti penali, la loro omogeneità e la proclività a delinquere del soggetto. La decisione sottolinea l’importanza di formulare censure specifiche e non meramente astratte nei ricorsi per cassazione.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva Reiterata: La Cassazione e i Limiti del Ricorso Generico

Con l’ordinanza in esame, la Corte di Cassazione torna a pronunciarsi su un tema cruciale del diritto penale: la recidiva reiterata. La decisione offre importanti chiarimenti sui requisiti di ammissibilità di un ricorso che contesta l’applicazione di questa aggravante, sottolineando come la genericità dei motivi porti inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità. Questo caso evidenzia la necessità per la difesa di articolare censure specifiche e puntuali, anziché limitarsi a riproporre argomenti già vagliati.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello. Il fulcro del gravame era la contestazione della mancata disapplicazione della recidiva reiterata, specifica e infraquinquennale. L’imputato, attraverso la sua difesa, lamentava l’erroneità della motivazione con cui i giudici di merito avevano confermato la sussistenza di tale aggravante, ritenendola un fattore rilevante ai fini della determinazione della pena.

La difesa sosteneva, in sostanza, che la Corte territoriale non avesse adeguatamente giustificato la scelta di non escludere la recidiva, nonostante le argomentazioni presentate.

La valutazione della Corte d’Appello e la recidiva reiterata

La Corte d’Appello aveva fondato la propria decisione su una valutazione sintetica ma precisa della personalità dell’imputato. I giudici avevano preso in considerazione non solo la pluralità e la tipologia dei precedenti penali, ma anche la loro omogeneità. Elementi decisivi erano stati individuati nell’indifferenza mostrata dal ricorrente verso le condanne già riportate e nella sua evidente “proclività a delinquere”, indicatori di una spiccata e persistente propensione a commettere reati.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, nell’analizzare il ricorso, lo ha giudicato inammissibile. Il motivo è chiaro: le argomentazioni proposte erano meramente “reiterativi e assolutamente generici”. In altre parole, il ricorrente si era limitato a riproporre le stesse doglianze già esaminate e respinte in appello, senza muovere una critica specifica e concreta al ragionamento logico-giuridico seguito dalla Corte territoriale.

La Cassazione ha ribadito che la motivazione della Corte d’Appello, seppur sintetica, era stata puntuale e completa. Essa aveva correttamente dato atto di tutti gli elementi necessari a giustificare la conferma della recidiva reiterata, come richiesto anche dalla giurisprudenza consolidata delle Sezioni Unite (sent. n. 35738 del 2010). La Corte ha evidenziato che la valutazione sulla pericolosità sociale e sulla propensione a delinquere dell’imputato era stata fondata su dati oggettivi: la sua storia criminale, la natura dei reati commessi e la sua incapacità di recepire il monito delle precedenti condanne.

Di fronte a una motivazione così ancorata ai fatti, un ricorso che non la contesta punto per punto, ma si limita a una critica astratta, non può trovare accoglimento. La conseguenza processuale è stata la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Conclusioni

L’ordinanza in commento rappresenta un’importante conferma dei principi che regolano l’ammissibilità dei ricorsi in Cassazione in materia di recidiva. Emerge con forza il principio secondo cui non è sufficiente lamentare genericamente l’applicazione di un’aggravante. È invece necessario che la difesa articoli censure specifiche, in grado di far emergere vizi logici o errori di diritto nel percorso motivazionale del giudice di merito. In assenza di tali elementi, il ricorso si risolve in un tentativo di ottenere un nuovo, non consentito, giudizio di fatto. La pronuncia serve quindi da monito: la lotta contro l’applicazione della recidiva reiterata deve essere condotta con argomenti tecnici e puntuali, pena l’inammissibilità del ricorso e le conseguenti sanzioni economiche.

Quando un motivo di ricorso contro la recidiva reiterata è considerato generico?
Un motivo di ricorso è ritenuto generico quando si fonda su argomenti ripetitivi e non specifici, senza contestare puntualmente la motivazione del giudice di merito, la quale era basata su elementi concreti come la pluralità, la tipologia e l’omogeneità dei precedenti penali dell’imputato.

Quali elementi può utilizzare un giudice per giustificare l’applicazione della recidiva reiterata?
Il giudice può basare la sua valutazione sulla pluralità e il tipo di precedenti penali, sulla loro omogeneità, sull’indifferenza dell’imputato verso le condanne già subite e sulla sua generale proclività a delinquere, tutti fattori che indicano una spiccata propensione a commettere ulteriori reati.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile in questo caso?
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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